Luciano: caso clinico
Lunga storia di mal di testa dall’età di 15 anni spesso invalidante, alleviata da farmaci specifici (Almogran, Difmetre) prescritti da un centro cefalee con diagnosi di “Emicrania senz’aura ad alta frequenza”.
Frequenza di 13/14 attacchi al mese dalla durata anche di 24/48 h; familiarità dichiarata, mamma e sorella. Oltre alla terapia farmacologica, il paziente aveva praticato altri trattamenti manuali ed osteopatici, senza un sostanziale ed importante beneficio.
Alla valutazione funzionale apparivano molto limitati e dolenti vari movimenti della cervicale, alla palpazione vari gruppi muscolari del capo e del collo tesi con trigger point attivi; alla mobilizzazione specifica, il tratto cervicale medio ed alto, era ipersensibile, reattivo e riproduceva vari sintomi e segni noti al paziente.
Il trattamento si è concentrato sulla normalizzazione dei tessuti (miofasciali) disfunzionali e reattivi, usando le tecniche manuali meglio sopportate dal paziente.
A domicilio esercizi di mobilizzazione attiva, stretching e rilassamento quotidiani, uniti alla ripresa di attività aerobica all’aperto. Per migliorare l’elasticità, la flessibilità e quindi il recupero del movimento passivo ed attivo del tratto cervico-dorsale, sono state usate tecniche di mobilizzazione passiva specifiche fino alla manipolazione vertebrale quando necessaria.
Nel giro di 4/5 sedute distribuite nell’arco di circa un mese, il paziente dichiarava un miglioramento globale addirittura del 90% considerando una netta riduzione degli attacchi settimanali parallelamente ad un uso limitato di farmaci.
Per completare il percorso terapeutico, il paziente è stato educato sulla “neuroscienza del dolore”, cioè gli è stato spiegato come “funziona” il dolore ed i suoi meccanismi di “produzione e di mantenimento”.
È scientificamente provato che capire come funziona effettivamente il nostro sistema nervoso, con gli annessi meccanismi del dolore, permette di cambiare la percezione dello stesso dolore portando effetti positivi a chi ne soffre.
Al controllo previsto dopo 4 mesi dalla conclusione dei trattamenti, il paziente riconfermava la soddisfazione ed i benefici del trattamento e del percorso iniziato; dichiarava una diminuzione degli attacchi e della loro severità e l’essere riuscito a ricorrere, al bisogno, a farmaci più blandi, rispetto a quelli a cui era costretto da anni.
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