Emodiversità : pensiero positivo e infiammazione sistemica

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“Ci sono crescenti testimonianze che le risposte infiammatorie possono aiutare a spiegare come le emozioni si manifestano sotto la pelle, per così dire, e contribuire alla suscettibilità delle malattie. I nostri risultati suggeriscono che avere un ricco e diverso ‘corollario’ di emozioni positive possa beneficiare alla salute in termini di bassi livelli di infiammazione”.
💬 Questo è quel che ha dichiarato Anthony Ong, professore di sviluppo umano e gerontologia presso la Cornell University ed il Well Cornell Medical College a seguito dello studio “Emodiversity and Biomarkers of Inflammation” (rivista online Emotion, 22 Giugno 2017).
🔦 Insieme al suo gruppo di studio, Ong, ha evidenziato come le persone che sperimentano un’ampia varietà di emozioni positive sembrano avere livelli inferiori di infiammazione sistemica.
I ricercatori hanno coniato il termine “EMODIVERSITA’” per sottolineare l’importanza di promuovere la varietà e l’abbondanza di emozioni positive su base giornaliera.
👉🏻 Le sedici emozioni di valenza positiva sarebbero: l’essere attivo, attento, divertito, il sentirsi a proprio agio, calmo, determinato, il provare entusiasmo, eccitazione, felicità, il sentirsi ispirato, allegro, interessato, orgoglioso, l’essere determinato, rilassato e forte.
Per determinare la diversità emotiva, hanno scelto 175 partecipanti e chiesto loro di raccontare, a fine giornata, la propria esperienza rispetto a queste sedici emozioni.
✍🏻 Hanno poi chiesto anche di valutare la propria esperienza rispetto a sedici emozioni di valenza negativa. Alcune di queste: timore, angoscia, sonnolenza, colpevolezza, irritabilità e tristezza.
Il grado in cui qualcuno aveva sperimentato una delle 32 emozioni giornaliere, positive o negative, è stato valutato mediante una Scala Likert da 1 (molto lievemente) fino a 5 (estremamente). L’Emodiversità è stata misurata in un periodo di 30 giorni e categorizzata per numero di volte e grado a cui si è verificata ogni emozione.
🔬 Dopo che l’esperimento è stato completato, i campioni di sangue sono stati presi e testati per tre biomarcatori di infiammazione come l’interleuchina-6 (IL-6), la proteina C-reattiva (PCR) ed il fibrinogeno (o fattore I della coagulazione).
✅ I ricercatori hanno così concluso che una maggiore diversità di emozioni positive quotidiane è stata correlata ad una minore infiammazione sistemica.
🧘🏻‍♂️ In riferimento ad una ulteriore connessione tra abitudini di vita e infiammazione, una recente analisi sistematica di oltre un decennio, ha rilevato che pratiche come lo yoga, la meditazione ed il thai chi riducono le citochine pro-infiammatorie e riducono i geni legati all’infiammazione.

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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Legame Eziologico tra Patologie Mentali e Fattore Neutrofico Cerebrale

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🧫 Il BDNF è una proteina appartenente alla famiglia delle neurotrofine, il suo compito perciò sarà quello di stimolare la sopravvivenza e il differenziamento di alcuni neuroni e sinapsi appartenenti al sistema nervoso centrale e al periferico.
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🧠 Nel cervello, è attivo nell’ippocampo, nella corteccia e nel proencefalo basale; aree vitali per l’apprendimento, la memoria e il pensiero superiore. Inoltre, pare sia espresso anche nella retina, nei reni, nella prostata, nei motoneuroni, nei muscoli scheletrici e se ne trova presenza anche nella saliva.
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💡Il BDNF è molto importante per la memoria a lungo termine. Sebbene nei mammiferi la stragrande maggioranza dei neuroni nel cervello si formi durante lo sviluppo intrauterino, alcune parti dell’organo adulto mantengono la capacità di far crescere nuovi neuroni dalle cellule staminali neurali, grazie ad un processo noto come neurogenesi.
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🐭 Un’osservazione sui topi ha messo in luce che quelli carenti in BDNF mostravano difetti nello sviluppo del cervello – con aumento del numero di neuroni simpatici – e del sistema nervoso sensoriale – che influenza la coordinazione, l’equilibrio, l’udito, il gusto e la respirazione – e in genere morivano subito dopo la nascita.
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😣 Sono molti gli studi che hanno mostrato possibili collegamenti tra BDNF e condizioni patologiche o disagevoli come depressione, schizofrenia, disturbo ossessivo compulsivo, malattia di Alzheimer, malattia di Huntington, sindrome di Rett, demenza, così come anoressia nervosa e bulimia nervosa.
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🧬 È stato dimostrato che l’esposizione allo stress e al corticosterone, diminuisce l’espressione di BDNF nei ratti e, se l’esposizione è persistente, ciò porta a un’eventuale atrofia dell’ippocampo. L’atrofia di quest’ultimo e di altre strutture limbiche si verifica negli esseri umani che soffrono di depressione cronica.
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🤾‍♀️ Alcuni tipi di esercizio fisico hanno dimostrato di aumentare fino a tre volte la sintesi di BDNF nel cervello umano.

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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