Vertigini : Trattamenti e Rimedi Manuali

Vertigini : Trattamenti e Rimedi Manuali

Con il termine vertigine si intendono infatti 2 condizioni peculiari:

  1. quella in cui il paziente sperimenta una sensazione di rotazione del corpo rispetto all’ambiente circostante (la vertigine soggettiva),
  2. quella in cui il soggetto ha la sensazione che l’ambiente ruoti rispetto al suo corpo (vertigine oggettiva).

La prima si associa verosimilmente a problemi neurologici centrali mentre la seconda a disordini infiammatori, meccanici o patologici del sistema vestibolare. Pertanto la terminologia più corretta sarebbe sindrome cervicale pseudo-vertiginosa.

 

La cervicale e il controllo motorio e posturale

I muscoli e le articolazioni cervicali forniscono continuamente al sistema nervoso informazioni fondamentali per il controllo motorio e posturale che può essere definito come la capacità di un soggetto di eseguire la miglior performance di movimento, con il dispendio energetico minore, mantenendo stabile la base di appoggio e l’orizzontalità dello sguardo.

Qualsiasi problema o disfunzione a carico dei recettori meccanici e nocicettivi cervicali comporta un’alterazione del controllo motorio e posturale con conseguenti segni e sintomi specifici tra cui i più comuni sono la cefalea e appunto la vertigine.

 

 

Sintomi delle vertigini da cervicale

La vertigine cervicale, o meglio i sintomi vertiginosi da cervicale hanno queste 3 caratteristiche fondamentali:

  • una frequenza episodica (mentre la vertigine vestibolare dipende strettamente dai movimenti della testa e del corpo),
  • possono durare minuti o ore (la vertigo vestibolare dura secondi o minuti),
  • i movimenti e i dolori del collo influenzano i sintomi (la vertigine vestibolare è influenzata da cambiamenti di posizione del corpo, rotolamenti nel letto, movimenti veloci della testa).

I sintomi vengono così descritti dalle persone affette,:

  • sensazione aspecifica di orientamento alterato, dunque disorientamento: “mi sento sbandare”, “barcollo” , “ooopppss dove siamo?”
  • instabilità posturale o sensazione vaga di disequilibrio da fermo: “è come se fossi ubriaco”
  • sensazione di leggerezza della testa
  • visione offuscata, nausea, dolori al collo
  • difficoltà di concentrazione e di lettura (le parole saltano sulla pagina)
  • alterazioni visive: il contorno degli oggetti sembra sfocato
  • difficoltà a camminare al buio o sulle scale – mal di testa (se la cefalea è già presente, può peggiorare notevolmente).

 

Vertigini da cervicale e rimedi manuali

 La terapia manipolativa ortopedica e osteopatica sono un rimedio molto efficace per le problematiche vertiginose di origine cervicale, a patto di rivolgersi a professionisti sanitari laureati e preparati. Le tecniche sono eseguite manualmente, senza alcun farmaco ovviamente.

Le principali tecniche di terapia manuale sono: 

  • tecniche di rilasciamento miofasciale che consistono in digitopressioni graduali e profonde, statiche o dinamiche, esercitate su articolazioni, muscoli e area fasciale relativa al fine di indurre per via riflessa nervosa, un miglioramento della vascolarizzazione e della mobilità, una riduzione della tensione tissutale e una stimolazione dei naturali meccanismi antidolorifici interni;
  • mobilizzazioni articolari specifiche sostenute accoppiate a movimenti naturali (SNAGS del Mulligan Concept)
  • manipolazioni articolari ad alta velocità (HVLA Thrust) utili per ottenere anch’esse per via riflessa nervosa, una riduzione delle tensioni muscolari, un aumento della mobilità articolare e una stimolazione neurale antidolorifica;
  • tecniche di dry cleaning o puntura a secco, cioè tecniche invasive intramuscolari eseguite su aree muscolari particolarmente tese e sintomatologiche al fine di ridurre la rigidità locale, ripristinare la mobilità e stimolare processi antinfiammatori e antidolorifici sia a livello del sistema nervoso periferico e centrale;
  • esercizi terapeutici posturali e tonici , semplici e pratici da eseguire in autonomia al lavoro e a casa, al fine di guadagnare ulteriori miglioramenti e mantenere i risultati nel tempo.

 Generalmente sono sufficienti poche sedute (4-6) per miglioramenti evidenti e significativi.

La terapia manuale aiuta a ridurre o eliminare le restrizioni di mobilità e funzionalità articolare, neurale e miofasciale che sono causa diretta o indiretta di nocicezione periferica e irritazione del sistema nervoso, e favorisce l’ottimizzazione funzionale locale e a distanza, migliorando il controllo senso-motorio e posturale.

 

 

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Il Sistema Tonico-Posturale

Il Sistema Tonico-Posturale

 

Circa 200.000 anni fa, prima dei più sofisticati algoritmi, un sistema analogo esisteva già: il Sistema Tonico-Posturale!

Il suo compito è quello di raccogliere informazioni dal nostro ambiente esterno e interno, rielaborarle e fornire una risposta utile a contrastare la forza di gravità e le altre perturbazioni date da forze esterne.

È interessante l’analogia informatica per descrivere il sistema tonico posturale.

Esso è composto da un sistema afferente che trasmette le informazioni al nostro sistema nervoso centrale il quale, dopo averle elaborate, controlla le variazioni posturali tramite il sistema neuro-muscolare. Tale sistema, pur non essendo completamente conscio, è differente da un puro riflesso, in quanto è influenzato da apprendimento ed esercizio.

Esempi classici e quotidiani: il sistema posturale è quel sistema che ci permette di restare in piedi sull’autobus o in metropolitana; è quel sistema che ci fa camminare o correre sul prato o sulla sabbia, ecc…

Ogni gesto motorio che quotidianamente facciamo sono la risultante di informazioni che dalla periferia vanno verso il centro (cervello) in maniera bidirezionale, di apprendimento (un movimento, un gesto appreso lo facciamo anche senza esserne coscienti…), e anche di componente emozionale/psichica.

Come funziona il sistema tonico posturale?

Al sistema posturale concorrono per mantenere l’equilibrio tonico le seguenti strutture con le relative funzioni specifiche:

  • Input somatosensoriali:
    • Muscoli;
    • Visuo-oculomotori tramite la retina;
    • Vestibolari tramite gli otoliti;
    • Cute, in particolare quella del versante plantare del piede in quanto soggetta a carico e quindi in grado di riferire info sulla base d’appoggio;
  • Modulazione e coordinazione a opera del sistema nervoso centrale;
  • Output motorio:
    • Muscoli.

Quando una forza esterna o interna perturba il sistema corporeo, il nostro cervello ottiene tutte le informazioni dai suoi recettori e le elabora attraverso due distinti ma integrati circuiti (uno per il mantenimento della postura tonica, statica e uno per il mantenimento dell’equilibrio) situati a livello di tronco encefalico, cervelletto, corteccia motoria, ippocampo, formazione reticolare, nuclei vestibolari e nuclei mesencefalici oltre che di vie spinali specializzate nell’attivazione della muscolatura del tronco.

Tramite le vie discendenti, tali informazioni innescano dei meccanismi a feedforward cioè anticipatori rispetto alla perturbazione prevista e altri a feedback cioè successivi alla rivalutazione delle strategie messe in atto per preservare la postura tonica come fosse un sistema di controllo impeccabile.

Tale sistema è efficiente finché tutti i percorsi neuronali sono integri. Ovviamente, non essendo l’essere umano perfetto come su di un libro di anatomia, di fisiologia o di biomeccanica, il sistema è dotato di una certa elasticità fisiologica (non linearità del sistema) per cui, se dovessero venire meno le informazioni da uno qualsiasi dei recettori, il SNC attingerà maggiormente dagli altri sistemi per far fronte alle perturbazioni esterne e interne senza che ciò sfoci nel patologico.

Conclusione

Il sistema tonico posturale è quel sistema che si occupa di preservare la postura sia statica che dinamica desiderata, malgrado le perturbazioni interne ed esterne. La rilevazione delle perturbazioni è affidata a un sistema recettoriale complesso ed integrato composto da: retina, otoliti, cute, fusi neuromuscolari e organi muscolo-tendinei del Golgi. Tali informazioni ascendono lungo il sistema extrapiramidale, vengono elaborate da una rete neuronale integrata diffusa tra tronco encefalico, cervelletto, corteccia motoria e ippocampo influenzata da esperienza e stato emotivo. Dai centri superiori, tramite i tratti discendenti, viene indotta una risposta motoria coerente con la perturbazione subita.

È importante “informare”, “allenare” o “riabilitare” il Sistema Tonico-Posturale come una funzione importante e fondamentale per il nostro Benessere quotidiano!

Per approfondire o curare il tuo sistema…non esitare a contattarci!

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Spondilolistesi: cause, sintomi e cure

Spondilolistesi: cause, sintomi e cure

Il termine spondilolistesi deriva dalla lingua greca: spondilo significa vertebra e olistesi significa scivolare. Qualsiasi vertebra può scivolare fuori posto, ma la spondilolistesi tende a essere più comune nella parte bassa della schiena. Con le vertebre fuori posto e senza un corretto posizionamento, l’intera colonna vertebrale è fuori posto, il che può causare problemi se non viene affrontato.

Spondilolistesi: anterolistesi e retrolistesi

La spondilolistesi si riferisce al posizionamento improprio di una vertebra e si può manifestare in due modi:

  1. Anterolistesi. Il corpo vertebrale è posizionato in avanti rispetto alla vertebra sottostante;
  2. Retrolistesi. Il corpo vertebrale è posizionato all’indietro rispetto alla vertebra sottostante.

L’anterolistesi è più comune della retrolistesi.

Più in generale esistono diversi tipi di spondilolistesi:

  • Spondilolistesi congenita. Il disturbo è presente dalla nascita;
  • Spondilolistesi traumatica, si verifica una frattura in una struttura vertebrale di supporto nella parte posteriore della colonna vertebrale;
  • Spondilolistesi degenerativa, è la più comune ed è spesso associata alla degenerazione del disco intervertebrale, in cui i dischi (ad esempio, a causa degli effetti dell’invecchiamento) perdono idratazione e forniscono meno protezione;
  • Spondilolistesi patologica, può essere dovuta a cause sistemiche, come disturbi dell’osso o del tessuto connettivo o infezioni e neoplasie.

 

Cosa causa la spondilolistesi?

Alcune persone possono essere più a rischio di sviluppare la spondilolistesi rispetto ad altre. Ad esempio, se un membro della famiglia ha la spondilolistesi, il rischio di sviluppare il disturbo potrebbe essere maggiore.

Alcune attività rendono più suscettibili alla spondilolistesi. Ginnaste, calciatori e sollevatori di pesi, ad esempio, esercitano una pressione e un peso significativi sulla parte bassa della schiena. Questi movimenti mettono a dura prova la colonna vertebrale e la spondilolistesi può svilupparsi a seguito di ripetuti sforzi e stress eccessivi.

La spondilolistesi lombare ha cinque cause principali:

  • Un difetto congenito nella faccetta della vertebra provoca spondilolistesi congenita;
  • L’invecchiamento e l’insorgenza dell’artrosi possono causare spondilolistesi degenerativa, ma anche spondiloartrosi;
  • Una lesione spinale, o un trauma che provoca una frattura di una vertebra, quando poi la fa scivolare, determina una spondilolistesi traumatica;
  • Traumi ripetitivi che determinano la comparsa di un difetto all’interno della vertebra. In questo caso saremo di fronte ad una spondilolistesi patologica;
  • Tumore osseo, quindi spondilolistesi patologica.

Spondilolistesi sintomi

Spesso la spondilolistesi non presenta alcun sintomo: è asintomatica e potrebbero essere necessari anni per riconoscere i sintomi, che possono includere:

  • Mal di schiena lombare;
  • Dolore che si estende ai glutei e alle cosce;
  • Dolore che peggiora con l’attività;
  • Muscoli rigidi, muscoli posteriori della coscia stretti o con spasmi muscolari;
  • Difficoltà a stare in piedi o camminare;
  • Sensazione di stanchezza, formicolio, intorpidimento o debolezza alle gambe;
  • Curvatura della colonna vertebrale, nota anche come cifosi.

I sintomi si manifestano in modo diverso in ogni persona. Mentre una persona può lamentare maggiormente una lombalgia, un’altra può provare principalmente dolore alle gambe.

 

Cosa fare in caso di spondilolistesi?

Il trattamento della spondilolistesi dipende dalla gravità del dolore e dal grado di slittamento della vertebra. I trattamenti non chirurgici possono aiutare ad alleviare il dolore e incoraggiare l’osso a tornare al suo posto. È importante evitare sport di contatto durante il processo di guarigione.

I comuni metodi di trattamento non chirurgico includono:

  • Indossare un tutore per la schiena;
  • Assumere farmaci antinfiammatori da banco, o soggetti a prescrizione medica, per ridurre il dolore.
  • Rivolgersi sempre prima a un medico;
  • Iniezioni di steroidi;
  • Fisioterapia.

La correzione chirurgica della vertebra fuori posto è necessaria quando l’osso è scivolato talmente tanto che la colonna vertebrale non risponde alle terapie non chirurgiche. La chirurgia è necessaria anche se le ossa della colonna vertebrale premono sui nervi.

 

Fisioterapia per spondilolistesi

La fisioterapia è uno dei modi più efficaci per trattare la spondilolistesi per 2 motivi principali:

  • Aiuta a rafforzare i muscoli che sostengono la colonna vertebrale;
  • Insegna al paziente come proteggere la colonna vertebrale così da prevenire eventuali futuri infortuni.

La fisioterapia per spondilolistesi comprende trattamenti sia passivi, che attivi.

 

Trattamenti passivi:

  • Massoterapia
  • Terapie calde
  • Crioterapia
  • TENS
  • Ultrasuoni

Trattamenti attivi:

Si tratta di esercizi terapeutici che rafforzano il corpo e aiutano a prevenire il ripetersi di un possibile dolore da spondilolistesi. Il fisioterapista insegna al paziente vari esercizi per migliorare flessibilità, forza, stabilità del core e gamma di movimento. Il programma di fisioterapia è individualizzato, tenendo conto della salute e della storia del paziente.

 

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 Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/spondilolistesi-cause-sintomi-rimedi/ 

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Dorsalgia: cause, sintomi e cura

Dorsalgia: cause, sintomi e cura

Con il termina dorsalgia si intende dolore o disagio localizzato a livello della zona centrale della colonna vertebrale, più precisamente tra le scapole.

Questo dolore, come quello lombare, è tra le prime cause di assenza sul posto di lavoro e quasi tutti possiamo dire di aver provato, almeno una volta nella vita, questa esperienza.

Sebbene sia facile capire quando si ha una dorsalgia, è molto più difficile risalire alle cause. La medicina parla, infatti, di un’eziologia di tipo multifattoriale. Anche i sintomi e l’intensità del dolore possono essere differenti tra un individuo e l’altro.

 

Dorsalgia cause

Quando la parte superiore della schiena fa male è, probabilmente, dovuto a un infortunio che ha provocato irritazione muscolare o disfunzione articolare. Alcune delle cause più comuni di dorsalgia sono:

  • Traumi. Incidenti automobilistici o in bicicletta, cadute dall’alto o collisioni sportive possono causare dolore alla parte superiore della schiena ferendo ossa spinali, dischi, muscoli, legamenti, nervi e/o altri tessuti molli;
  • Posture errate. Uno stile di vita sedentario può causare cambiamenti strutturali nella schiena e nel collo. I muscoli possono diventare decondizionati e deboli, e quindi non mantenere la colonna vertebrale in allineamento neutro. Quando la testa e le spalle si curvano in avanti, viene esercitata maggiore pressione sulle ossa, sui dischi, sui muscoli, sui legamenti e su altri tessuti molli della colonna vertebrale;
  • Uso eccessivo. Sottoporre la parte superiore della schiena a più lavoro del solito, ad esempio durante un trasloco, potrebbe causare stiramenti muscolari, distorsioni dei legamenti e infiammazioni nella parte superiore della schiena;
  • Tecniche di sollevamento improprie. Sollevare un oggetto pesante senza mantenere la colonna vertebrale allineata può sottoporre a stress eccessivo la parte superiore della schiena. In particolare, sollevare o tenere un oggetto pesante sopra la testa, soprattutto più a sinistra o a destra anziché al centro, può lasciare la spalla e la parte superiore della schiena suscettibili a determinate lesioni. Anche il sollevamento di un oggetto troppo pesante può causare dolore alla parte superiore della schiena.

Alcune delle cause meno comuni di mal di schiena includono:

  • Artrosi;
  • Malattie reumatiche;
  • Alimentazione sbagliata;
  • Fattori biopsicosociali;
  • Ernia del disco dorsale;
  • Deformità spinali;
  • Fratture da compressione;
  • Fibromialgia.

 

Dorsalgia sintomi

I sintomi della dorsalgia possono variare da persona a persona. Per alcuni il dolore potrebbe essere lieve e scomparire entro un paio di giorni, per altri il dolore può peggiorare e interferire con le attività quotidiane. I sintomi del mal di schiena e i piani di trattamento possono variare notevolmente a seconda della causa sottostante il problema.

Tra i sintomi della dorsalgia troviamo:

  • Dolore acuto. Questo dolore è generalmente descritto come lancinante e può sembrare simile a un coltello o come se il paziente si sentisse stretto in una morsa. Di solito il dolore si concentra in un punto invece di diffondersi in una regione;
  • Disagio generale. Il dolore può essere avvertito in uno specifico punto della parte superiore della schiena, ma potrebbe, potenzialmente, diffondersi in un’area vicina, come il collo, la spalla o la regione lombare;
  • Rigidità. Se il dolore acuto o il dolore generale diventano gravi, possono contribuire a una ridotta mobilità dei muscoli, dei legamenti e/o delle articolazioni della parte superiore della schiena. Sebbene la mobilità ridotta della parte superiore della schiena non sia in genere significativa (perché quell’area della colonna vertebrale è pensata più per la rigidità che per il movimento), potrebbe rendere alcuni movimenti del braccio più difficili o addirittura impossibili, come la rotazione o il sollevamento;
  • Dolore radiante. Questo dolore può viaggiare lungo un nervo dalla colonna vertebrale dorsale e potenzialmente penetrare nel braccio, nel torace, nello stomaco o più in basso nel corpo. Il dolore radiante può variare da sordo ad acuto o essere simile a una scossa elettrica e può andare e venire o essere continuo. Di solito si sente solo su un lato del corpo;
  • Formicolio, intorpidimento o debolezza. Proprio come il dolore radiante, questi sintomi possono irradiarsi anche lungo un nervo dalla colonna vertebrale toracica e arrivare al braccio, al torace, allo stomaco o nella parte inferiore del corpo.

Se il mal di schiena diventa abbastanza grave, può influire sulle normali attività, come la capacità di sollevare oggetti moderatamente pesanti, lanciare una palla o persino sedersi o riposare comodamente.

 

Cosa fare in caso di dorsalgia?

Il trattamento della dorsalgia dipende dalle cause e dai sintomi del dolore. Le persone con dolore da lieve a moderato di solito riescono a gestire i sintomi a casa. Puoi provare a gestire i tuoi sintomi con:

  • Farmaci antidolorifici e farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), sempre dopo aver consultato un medico;
  • Un cuscinetto riscaldante per ridurre il dolore e la rigidità;
  • Impacchi di ghiaccio per ridurre dolore e gonfiore;
  • Riposo.

Solitamente è necessario più di un trattamento per aiutare a gestire il dolore alla parte superiore della schiena. Ad esempio, i farmaci potrebbero essere necessari all’inizio del dolore, ma nel tempo i farmaci potrebbero essere gradualmente eliminati a favore della fisioterapia o di altri trattamenti per gestire il dolore cronico in corso.

Raramente la dorsalgia viene trattata con un intervento chirurgico. La chirurgia può essere indicata se sono soddisfatte una o più delle seguenti condizioni:

  • La salute del midollo spinale o delle radici nervose è a rischio.
  • Si è sviluppata o è probabile che si sviluppi una grave deformità spinale.
  • Il dolore debilitante non può essere gestito con metodi non chirurgici.

 

Dorsalgia fisioterapia

Molti casi di mal di schiena dorsale sono causati da affaticamento muscolare dovuto a una postura scorretta. Un fisioterapista può aiutarti ad affrontare le cause alla base del dolore: lavorerà con te per ripristinare il movimento completo e indolore e aiutare il tuo corpo a guarire. Puoi anche imparare come ridurre al minimo o evitare il dolore in futuro.

Ancora più importante per molte persone che soffrono di dorsalgia: un fisioterapista può insegnare una buona postura. Dopo svariati anni di “cattiva postura” può essere facile “disimparare”, ma un fisioterapista può lavorare con te per imparare nuovamente come avere una buona postura e come mantenerla durante il giorno.

La fisioterapia comprende trattamenti sia passivi che attivi. I trattamenti passivi aiutano a rilassare te e il tuo corpo. Sono chiamati passivi perché non devi partecipare attivamente. Tra questi troviamo:

Nella parte attiva della fisioterapia, il fisioterapista insegnerà diversi esercizi per migliorare la flessibilità, la forza, la stabilità del core e la gamma di movimento del tuo corpo. Il programma di fisioterapia è individualizzato, tenendo conto della salute e della storia del paziente. Gli esercizi adatti a te potrebbero non essere adatti a un’altra persona, soprattutto perché il dolore potrebbe non essere causato dalla stessa condizione.

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Riabilitazione del Pavimento Pelvico

 

 

La riabilitazione del pavimento pelvico è una pratica clinica con una lunga storia ma solo da pochi anni ha avuto, perlomeno in italia, una accelerazione del suo processo di diffusione: perché?

Tra i principali motivi vi è il fatto che tutta la sfera del pavimento pelvico e ciò che ne concerne, quindi organi genitali, apparato riproduttivo e escretore risultano essere ancora un tabù. Facci caso, difficilmente si sente parlare di problematiche fisiche durante i rapporti sessuali, di perdite di urina dopo aver partorito, o di dolori durante il ciclo mestruale.

Sicuramente questo è dato dal fatto che si tratta di argomenti intimi, ma allo stesso tempo la poca informazione condanna molte persone a dei rimedi che sono solo dei palliativi, o che hanno lo scopo di “limitare i danni”, solo perché non sanno che ci potrebbe essere una soluzione definitiva o magari più completa mediante l’aiuto di un fisioterapista specializzato. Talvolta anche “solo” un programma specifico di esercizi può regalare grandi soddisfazioni!

Cosa si intende per pavimento pelvico?

Con il termine “pavimento pelvico” si fa riferimento alla superficie posta alla base del bacino. Sono stati individuati tre diversi strati muscolari che ti elenchiamo qui di seguito:

  • diaframma pelvico: che è formato dall’elevatore dell’ano, un muscolo che comprende tre diversi ventri muscolari che hanno il coccige come perno. Questi tre fasci sono ileo-coccigei, ischio-coccigei e pubo-coccigei. Questo diaframma rappresenta lo strato più profondo del pavimento pelvico;
  • diaframma urogenitale: risulta essere attraversato dall’uretra e dalla vagina e comprende il muscolo trasverso profondo del perineo e i legamenti posti tra pube e uretra. Questo diaframma, se visto in sezione anatomica assomiglia ad un triangolo che ha per base una linea immaginaria che collega le due tuberosità degli ischi, i lati sono le due branche ischio pubiche e vertono verso la sinfisi pubica;
  • area superficiale degli sfinteri: è costituita di 4 porzioni muscolari:

– muscolo costrittore della vagina;

– muscolo trasverso superficiale del perineo;

– muscolo ischio-cavernoso;

– muscolo sfintere dell’ano.

Riabilitazione del pavimento pelvico, in cosa consiste?

Prima di tutto ci teniamo a sfatare un mito: la riabilitazione del pavimento pelvico non riguarda solo le donne ma anche gli uomini. Tra le caratteristiche principali c’è infatti il trattamento, la prevenzione e la cura di condizioni di incontinenza sia essa fecale o urinaria che possono essere presenti sia nel sesso femminile che in quello maschile.

Il primo grande lavoro che effettua il fisioterapista in questo ambito è sicuramente utilizzare una serie di strategie che permettano al paziente di prendere coscienza della muscolatura pelvica, di conoscerla, e successivamente passare agli esercizi specifici, che possono avere allo scopo di rinforzare o rilassare la muscolatura.

Vengono utilizzati degli accessori specifici?

Durante la prima seduta il fisioterapista effettuerà un colloquio informativo specifico andando ad effettuare un’anamnesi completa del paziente per intraprendere una corretta terapia comportamentale. Durante le sedute di Riabilitazione del pavimento pelvico si può ricorrere all’ utilizzo della terapia fisica strumentale quale biofeedback che consente al paziente di vedere il grado di contrazione e rilascio della sua muscolatura pelvica attraverso uno schermo e l’utilizzo di elettrodi nella cavità vaginale o anale. Si può utilizzare in caso di dolore anche una stimolazione elettrica antalgica o Tecarterapia con specifici manipoli per l’utilizzo vaginale.

In caso di ipotonia dei muscoli pelvici, invece, è possibile utilizzare elettrostimolazioni per aumentare la capacità contrattile. Durante il ciclo riabilitativo il fisioterapista utilizzerà anche accessori come i coni di kegel, per il rinforzo dei muscoli interni della vagina. Per gli esercizi propriocettivi come tavolette, palle di varie dimensioni, elastici che aiuteranno il paziente ad eseguire un allenamento più funzionale alle attività di vita quotidiana.

La riabilitazione pelvica oltre agli esercizi prevede specifiche tecniche di terapia manuale che vengono eseguite sia esternamente che internamente al pavimento pelvico.

 

Indicazioni per la riabilitazione del pavimento pelvico

Le condizioni dolorose e non, che vengono trattate con questo tipo di riabilitazione sono molte e qui di seguito elencheremo le più frequenti:

  • Incontinenza urinaria da sforzo, da urgenza o mista di cui parleremo nel dettaglio nel paragrafo successivo.
  • Incontinenza fecale.
  • Prolassi di vescica, utero, retto.
  • Dispareunia o dolore sessuale.
  • Disfunzioni sessuali.
  • Dolore pelvico cronico.

 

Incontinenza urinaria

In italia la percentuale è compresa tra l’8 e il 53% a seconda degli studi. La prevalenza di incontinenza urinaria nelle donne varia dal 10 al 40%. La prevalenza di incontinenza urinaria negli uomini sopra i 65 anni è minore rispetto alle donne. Solo il 20 % delle donne con incontinenza urinaria cerca un aiuto da un professionista sanitario.

L’incontinenza urinaria, come suggerisce il nome, è la perdita involontaria di urina e si suddivide in:

  • incontinenza urinaria da sforzo, quando la perdita involontaria di urina è presente durante gli sforzi (tossire, starnutire…)
  • incontinenza urinaria da urgenza quando la perdita involontaria di urina è accompagnata da un impellente e improcrastinabile bisogno di urinare
  • incontinenza urinaria mista quando la perdita involontaria di urina è associata ad urgenza e anche sforzi.
  • I fattori di rischio per l’incontinenza urinaria femminile sono:
  • gravidanza e parto
  • menopausa
  • invecchiamento
  • fattori iatrogeni come interventi chirurgici
  • sovrappeso
  • stazione eretta prolungata

i fattori di rischio nell’ uomo sono di tipo iatrogeno come ad esempio l’intervento chirurgico prostatico e/o uretrale.

I principi su cui e basata la riabilitazione del pavimento pelvico in caso di incontinenza urinaria sono:

  • rinforzare l’attività sfinterica uretrale e anale
  • rinforzare la muscolatura pelvica qualora venga diagnosticato un’ipotonia dei muscoli del pavimento pelvico
  • ripristinare la coordinazione e sinergia addomino-perineale
  • consigliare un adeguato e corretto comportamento minzionale.

Esercizi per il pavimento pelvico

Il perineo o pavimento pelvico è quel complesso di muscoli che sostiene tutti gli organi addominali. L’allenamento della muscolatura perineale rappresenta un’ottima strategia per combattere e prevenire molti fastidiosi disturbi, tra cui l’incontinenza urinaria. L’indebolimento dei muscoli pelvici provoca una discesa del collo della vescica; questo, a sua volta, causa un cattivo funzionamento dello sfintere interno che non riesce a rimanere chiuso in maniera soddisfacente in caso di sforzo anche minimo.

Contraete e tirate in dentro i muscoli attorno all’ano e alla vagina contemporaneamente, come se volesse trattenere la pipì. sollevandoli VERSO L’ALTO all’interno. Dovreste avvertire una sensazione di “sollevamento” ogni volta che contraete i muscoli del pavimento pelvico. Cercate di trattenere saldamente tale contrazione contando fino a 8 prima di lasciar andare e rilassarvi. Dovreste provare una distinta sensazione di “abbandono”. Ripetete l’esercizio (contrazione e sollevamento) e rilassatevi.

È importante riposarvi per circa 8 secondi tra una contrazione e l’altra. Se non riuscite a trattenere la contrazione per 8 secondi, cercate di trattenerla il più a lungo possibile. Mentre eseguite gli esercizi:

✔️non trattenete il respiro;

✔️contraete e sollevate soltanto;

✔️NON contraete le natiche;

✔️mantenete rilassate le cosce.

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

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