Obesità Infantile : Conseguenze sul comportamento del futuro adulto

Obesità Infantile : Conseguenze sul comportamento del futuro adulto

COME L’OBESITA’ INFLUENZA LO SVILUPPO CEREBRALE

Negli ultimi 40 anni, nel mondo, il numero di bambini e adolescenti obesi è aumentato di 10 volte. Un numero sconcertante che fa riflettere su quanto, nonostante ci sia una maggior informazione ed educazione alimentare – grazie ai media e alcune volte alla scuola – le abitudini della popolazione non siano poi tanto cambiate.

🧠 Precedenti studi hanno associato l’obesità infantile al rischio precoce di malattie cardiache e diabete di tipo 2. Partendo dal presupposto che i chili in eccesso influenzano il flusso sanguigno, i livelli di zucchero nel sangue e l’infiammazione, alcuni ricercatori, con a capo la dott.ssa Jennifer Laurent (professore associato presso l’Università del Vermont College of Nursing and Health Sciences, a Burlington) hanno voluto valutare quanto questi dati influiscano sul cervello in via di sviluppo.

✍🏻 Hanno raccolto informazioni da uno studio effettuato nel 2017, su bambini di nove e dieci anni in ventuno siti negli Stati Uniti, sullo sviluppo del cervello degli adolescenti.

⚖️ Furono pesati circa 3.200 bambini e successivamente sottoposti a una serie di pensieri e test di memoria. Agli stessi fu anche proposta una risonanza magnetica cerebrale. Del campione, circa il 13% dei bambini era in sovrappeso e il 15% obeso.

💡 In questi bambini lo strato della corteccia prefrontale, alle immagini della RMN, risultava più sottile del gruppo di controllo. L’effetto dell’assottigliamento era particolarmente evidente quindi in quell’area cerebrale che termina il suo sviluppo durante l’adolescenza, associata al processo decisionale, alla risoluzione dei problemi ed alla motivazione. Inoltre, è sempre questa area del cervello che funge da elaborazione del comportamento adattivo e controllo degli impulsi.

Questo ovviamente fa ben comprendere perché in adolescenza i ragazzi sono più istintivi, manca infatti la capacità di astrazione e conseguentemente la capacità di ragionare, organizzare le informazioni e decidere in modo congruo.

📰 Questi risultati sono stati pubblicati su JAMA Pediatrics a dicembre 2019. Lo studio è stato solo di osservazione, quindi si è constatata la correlazione tra peso corporeo e corteccia prefrontale ma al momento non è ancora possibile dimostrare causa ed effetto.

👐🏻 Sapere che il cervello dei bambini è unico, in rapido cambiamento e quindi fragile, può aiutare gli educatori ed i ragazzi stessi a gestire meglio i rischi e a cogliere le opportunità che il periodo offre.

👶🏻 Abituarlo sin dal grembo ad uno “stile di vita sano”, partendo in primis da una corretta alimentazione e successivamente indirizzandolo al movimento, lo favorirà ad avere meno problemi di salute fisica e mentale un domani.

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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“Periodo Rosso” e allenamento

“Periodo Rosso” e allenamento

” HO LE MESTRUAZIONI, SALTO L’ALLENAMENTO? “

I termini “ciclo mestruale” e “mestruazioni” vengono spesso adoperati come sinonimi, ma in realtà rappresentano due momenti diversi.

Con il termine ciclo mestruale si intende il periodo di tempo che va dal primo giorno di una mestruazione – primo giorno in cui vi è perdita di sangue – al primo giorno della mestruazione successiva (variabile dai 25 ai 35 giorni).

Durante il ciclo mestruale si susseguono quattro diverse fasi.

Del ciclo uterino fa parte la:

1) fase mestruale (dal primo al sesto giorno) = vi è un crollo dei livelli di estrogeni e di progesterone con conseguente sfaldamento della mucosa uterina e sanguinamento.

Del ciclo ovarico fanno parte le fasi:

2) follicolare (dal settimo al tredicesimo giorno) = una volta ricostruito l’endometrio il follicolo dominante che rimane nell’ovaio continua a maturare e l’endometrio si ricostruisce grazie alla secrezione di estrogeni;

3) ovulatoria (quattordicesimo giorno) = il follicolo produce l’ormone luteinizzante (LH) grazie al quale l’ovulo matura e viene trasportato nelle tube di Falloppio;

4) luteale (dal quindicesimo al venticinquesimo giorno) = se l’ovulo non viene fecondato il follicolo si trasforma in corpo luteo, se viene fecondato si impianta nell’utero. L’endometrio si ispessisce.

Dopo quest’ultima fase, vi è una pre-mestruale e successivamente ricomincia la fase mestruale.

Con la parola mestruazioni, invece, si intendono le vere e proprie perdite di sangue della fase mestruale del ciclo; possono durare dai 3 ai 6 giorni circa e possono essere più o meno abbondanti a seconda della persona.

 

PRINCIPALI OSTACOLI

Mal di testa, dolori diffusi, influenza degli ormoni, flusso abbondante – con conseguente abbassamento dell’emoglobina – condizionano la capacità di prestazione e il livello di stanchezza fisica riflettendosi negativamente sulla performance.

In questi casi però l’assenza dell’allenamento può agire, oltre che sull’umore, anche sul raggiungimento dei propri obiettivi; quando invece potrebbe determinare effetti positivi grazie alla produzione delle endorfine che aiutano ad alleviare la sofferenza.

 

COME GESTIRE GLI ALLENAMENTI

È stato visto che il picco di estrogeni (responsabili della riparazione muscolare) della fase follicolare la rende ottimale per allenamenti di forza, ipertrofia e resistenza. Il profilo ormonale nella fase follicolare ha un effetto positivo sulla forza, sulla capacità di metabolizzare i carboidrati e sulla tolleranza al dolore.

L’allenamento in questa fase potrà essere incentrato su sedute di forza con carichi medio alti, recuperi sopra i 2 minuti e l’impiego di esercizi che coinvolgono grandi masse muscolari.

Grazie alla presenza di ormoni anabolizzanti e maggiore sensibilità insulinica è possibile aumentare anche le sedute di allenamento settimanali rispetto ad altre fasi del ciclo.

Durante la fase ovulatoria la secrezione di estrogeno e testosterone è ai livelli massimi.

Il profilo ormonale è il più adatto per testare i massimali di forza o resistenza. Per di più, in questo particolare momento, vi è la massima capacità del sangue di saturare l’emoglobina, necessaria e fondamentale per trasportare l’ossigeno alle cellule. Da prediligere è il lavoro aerobico.

Durante la fase lutea si ha un innalzamento del progesterone a discapito dell’estrogeno, la temperatura corporea sarà più alta del normale (7%) e si avvertirà maggiore fatica durante le attività ad impegno cardiovascolare; per questo sono preferibili attività cardiovascolari a medio – basso impegno (per contrastare anche l’incremento di ritenzione idrica) e bassa intensità negli esercizi con l’utilizzo di pesi.

Un’idea potrebbe essere quella di dedicare queste giornate alla tecnica di esecutiva con carichi bassi.

Durante i giorni di flusso più intenso della fase mestruale, possono essere programmati “giorni di scarico” per consentire un recupero ottimale ed attività come pilates, yoga, camminata veloce e bicicletta.

Ovviamente queste sono indicazioni da cui trarre spunto, ma sappiamo bene che, non essendo macchine, i nostri corpi non funzionano in maniera standardizzata e bisogna quindi tener conto delle caratteristiche individuali.

È bene anche essere a conoscenza di alcuni disturbi conseguenti ad attività fisiche a volte troppo intense che interferiscono con il regolare ciclo fisiologico ed alterano il ciclo mestruale stesso:

polinomenorrea : anticipo di almeno 3 giorni;
oligomenorrea : ritardo mestruale;
amenorrea : ritardo mestruale che si protrae per almeno 3 mesi;
menorragia : mestruazione con carattere di emorragia.

 

Parlare sempre del proprio stato fisico e mentale con il vostro Personal Trainer può essere un buon espediente cosicché possa adeguare l’allenamento a quel particolare momento, che voi siate nel “Periodo Rosso” oppure no

 

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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Il Sistema Fasciale

Il Sistema Fasciale

COS’E’ LA FASCIA?

È uno strato di tessuto connettivo con duplice funzione, difatti tiene salde strutture come muscoli, vasi sanguigni e nervi, e al tempo stesso permette ad altre di scivolare delicatamente l’una sull’altra.

A seconda della sua funzione e localizzazione anatomica si distingue una:
– fascia superficiale;
– fascia assiale;
– fascia meningea;
– fascia viscerale.

La prima, detta anche pannicolare, si trova al di sotto della cute e circonda l’intero corpo ad eccezione degli orifizi (come le orbite oculari); la seconda (definita anche profonda) corrisponde al secondo strato fasciale del tronco, a livello degli arti è chiamata “appendicolare“. Prende il nome della regione anatomica in cui si trova (fascia lombare, fascia brachiale ecc…) e avvolge il muscolo, le ossa, i tendini ed i legamenti; la terza circonda sostiene e protegge le strutture neurali; la quarta, chiamata anche splancnica, si estende dalla base del cranio al bacino e riveste le cavità del tronco, i visceri, ghiandole e vasi sanguigni.

 Si comprende bene come la fascia non sia affatto un tessuto passivo, ma influenzi le dinamiche delle strutture con cui è a contatto (non solo direttamente).

 È definita come un sistema fluido tensionale in quanto possiede una propria vita, un proprio metabolismo, e trasmette potenziali d’azione piezoelettrici (generati dalla deformazione meccanica che si crea) tra cellule della fascia stessa (effetto diretto). Al tempo stesso, se non ostacolata, è caratterizzata da ritorno elastico quando sottoposta ad una tensione elettrica (effetto piezoelettrico inverso o effetto Lippmann).

La fascia si estende senza alcuna interruzione dalla testa alla punta delle dita del piede. Possiamo infatti immaginarla come una tuta aderente, elastica, viscosa e resistente.

Si basa sul concetto di tensegrità (tensile + integrity), coniato nel 1995 dall’architetto Richard Buckminster-Fuller, secondo cui un sistema è capace di stabilizzarsi meccanicamente tramite forze di tensione e decompressione che si bilanciano fra loro. Forze trasferite da un livello più alto ad uno più basso, per poi tornare come erano in origine.

COME INFLUISCE SULLA POSTURA?

Il concetto di tensegrità è presente già a livello del citoscheletro. Myers, facendo riferimento al modello di Buckminster-Fuller, ma riportando il tutto su un piano macroscopico, paragona gli assi rigidi (le barre) alle ossa e le strutture flessibili (i cavi) al sistema miofasciale.

La fascia è riccamente innervata, ciò fa sì che ci sia una stretta relazione con il nostro Sistema Nervoso.
Questo rapporto permetterà che le informazioni provenienti dalla fascia, dette informazioni cinestesiche, saranno analizzate ed il sistema risponderà inviando degli impulsi ai muscoli, generando movimento.

 Essendo la fascia un “sistema vivo”, può andare in contro ad alterazioni del suo stato di salute, dando vita a zone dense che impediscono lo scorrere indisturbato di questa.
Se il movimento è compromesso o limitato, le terminazioni nervose di quella zona non saranno adeguatamente stimolate, quindi non giungeranno le giuste informazioni all’encefalo, che muoverà quella parte in modo anomalo.

Se la condizione precedentemente descritta perdura nel tempo, una fascia retratta può inficiare sulla postura determinando delle modificazioni permanenti che possono causare squilibri posturali.

MA COSA SI INTENDE PER POSTURA?

Moshe Feldenkrais indica la postura come “attura”.
La intendeva come adattamento dinamico del sistema corpo-mente nella continua interazione con l’ambiente, non più come un fenomeno statico.
Fu così che creò il termine “attura” come sintesi di azione e postura.

 Una “buona postura” indica dunque una capacità di assestamento efficiente rispetto ai continui stimoli esterni (e interni) per il mantenimento di un equilibrio (statico e dinamico) e per muoversi dunque con miglior economicità.

 

Dott.ssa Francesca Vespasiano

 

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Il Pilates

Il Pilates

Cos’è il Pilates?

Prende il nome dal suo ideatore, Joseph Hubertus Pilates, il quale mise in pratica i suoi studi lavorando sui ballerini della New York City Ballet, permettendo loro una ripresa precoce e sicura del movimento dopo un infortunio (1900).  Il pilates è un Metodo che vede il nostro corpo come un Sistema Integrato: quanto più correttamente si utilizzerà il corpo durante l’esecuzione degli esercizi, tanto più correttamente verrà utilizzato in qualsiasi altra circostanza. Il lavoro è incentrato sul “core”, o Power House, ovvero il complesso muscolare coxo-lombo-pelvico dal quale scaturisce la vera forza di tutti i movimenti che si andranno ad esprimere. Il core include tutti quei muscoli responsabili della stabilizzazione locale e globale, in relazione al baricentro corporeo, questi sono:
  • stabilizzatori locali (trasverso dell’addome, fibre profonde del multifido, fasci profondo dello psoas, fibre posteriori dell’obliquo interno, fasci mediali del quadrato dei lombi, fasci profondi del grande gluteo, muscoli intertrasversari e interspinosi, pavimento pelvico e diaframma). Sono muscoli situati in profondità ed hanno il compito di evitare che si verifichino movimenti fisiologici eccessivi, forniscono un input propriocettivo sulla posizione articolare e sul movimento e sviluppano poca forza ma continua.
  • stabilizzatori globali (multifido superficiale e muscoli spinali, obliqui addominali, medio gluteo e fasci laterali del quadrato dei lombi). Sono muscoli più superficiali e sono in grado di generare un spostamento dei segmenti ossei  sui quali sono inseriti. Generalmente sono monoarticolari, capaci di attuare un controllo eccentrico dell’escursione articolare durante il range di movimento e decelerare i movimenti rotazionali con carico minimo, particolarmente a livello del tronco e dei cingoli.
  • mobilizzatori globali (ileo costale e gran dorsale, ischiocrurali, parte superficiale del grande gluteo, adduttori dell’anca, muscolo iliaco, retto dell’addome). Muscoli  ancora più superficiali e più lunghi, sono prevalentemente pluriarticolari e producono e/o accelerano il movimento in flesso/estensione. Permettono la stabilità sotto carichi elevati e l’assorbimento di shock dovuti a sollevamento, spinte o quando il sistema di leve è svantaggioso.

Quali sono i “Principi Fondamentali” su cui si basa?

  • Stabilità del baricentro e funzionalità motoria
Il mantenimento di una buona postura eretta è necessaria per ottenere schemi di movimento funzionalmente efficienti, in modo da prevenire eccessivi carici sulle strutture articolari e non causare dolore;
  • Respirazione cosciente
La respirazione diaframmatica ha un ruolo rilevante in quanto aiuta nella stabilizzazione del baricentro e facilita i movimenti e l’articolarità della colonna. In che modo? Con la inspirazione si sostiene il torace in posizione sollevata stimolando un atteggiamento sostenuto del tronco necessario per un buon allineamento posturale, col l’espirazione aumenta la stabilità della colonna specialmente durante i movimenti in cui arti superiori ed inferiori si allontanano dal corpo e ne facilita l’articolarità quando questi si avvicinano al corpo; 
  • Precisione e allineamento
Si realizza un continuo e dinamico allineamento posturale tenendo in considerazione che ogni singola parte del nostro corpo influenza l’altra. Permette di correggere squilibri statici e funzionali durante il movimento migliorando precisione ed esecuzione degli esercizi;
  • Controllo motorio con approccio metacognitivo
Esecuzione di movimenti funzionali  graduali senza il rischio di provocare tensione e dolore sviluppando nel soggetto la consapevolezza di come si sta muovendo e di come eventualmente sarebbe opportuno farlo;
  • Concentrazione
Mantenere il focus sulle varie parti del corpo mentre si eseguono gli esercizi prendendo coscienza delle sensazioni propriocettive relative al senso di posizione dello spazio, allo sforzo necessario ed alla velocità di esecuzione del movimento;
  • Fluidità e coordinazione
Un movimento è definito fluido quando si crea un ordine ritmico temporale delle contrazioni muscolari; vi è una sensazione di facilità e leggerezza durante l’esecuzione dell’esercizio grazie all’interiorizzazione del movimento ed alla coordinazione.

Ma arriviamo alla pratica! Come sono gli esercizi?

Il Metodo Pilates prevede un programma propedeutico di esercizi a corpo libero (matwork) per permettere di sperimentare il movimento modulando il grado di difficoltà attraverso la forza di gravità, cioè cambiando posizione  del corpo nello spazio e la lunghezza delle leve. Si sviluppa anche con l’ausilio di piccoli attrezzi come il magic circle o ring, il foam roller, tavolette propriocettive, gli elastici e le palle di varie dimensioni e consistenza (fitball, soft ball) o l’utilizzo di grandi attrezzi, come l’Universal Reformer, il Rehabilitation Table, Ladder Barrel e Step Barrel in campo riabilitativo. Il matwork è un programma propedeutico per l’utilizzo degli attrezzi, viene svolto inizialmente a corpo libero finché non sia stata appresa la corretta postura del rachide e delle articolazioni durante gli esercizi, quindi fino a quando il soggetto non ha acquisito controllo totale del proprio corpo ed è in grado di lavorare con resistenze (cerchi, elastici) per incrementare il lavoro muscolare.

Per chi è indicato

E’ un Metodo utile:
  • nella prevenzione e nel trattamento delle alterazioni posturali;
  • nella rieducazione funzionale della colonna vertebrale e delle grandi articolazioni pre e post interventi chirurgici;
  • alla salvaguardia della massa ossea in soggetti con osteoporosi;
  • per favorire un apprendimento psicomotorio nei bambini;
  • nel sostenere una gravidanza e dopo il parto;
  • per individui in età geriatrica;
  • per gli atleti.

Sfatiamo il mito!

Il Pilates non è da considerare una “ginnastica dolce per sole donne”. E’ un obiettivo comune raggiungere l’equilibrio del proprio corpo ed imparare a muoversi correttamente. Oltre all’azione terapeutica produce un impatto positivo anche nello svolgimento delle normali azioni di vita quotidiana, in quanto cambia positivamente la percezione del proprio corpo e della propria auto-immagine. 
La postura infatti è anche espressione della nostra vita psichica interiore, emotiva e relazionale.
Dott.ssa Francesca Vespasiano Bibliografia S. M. RANIERI, Matwork e piccoli attrezzi – Base, intermedio, Avanzato, Piccin, Città di Castello (PG), febbraio 2013

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