Infiammazione, questa ormai non più sconosciuta

Infiammazione, questa ormai non più sconosciuta

Ovunque ormai si parla di INFIAMMAZIONE,

ogni patologia, secondo la letteratura scientifica, fa decisamente capo ad essa…

 L’INFIAMMAZIONE, in realtà, è un meccanismo di difesa innato, che costituisce una risposta protettiva nei confronti di azione dannose da parte di agenti fisici, chimici o biologici.

 E’, praticamente, lo strumento con cui il corpo si protegge dagli attacchi sia esterni che interni, eliminando la causa iniziale di danno e dando avvio al processo riparativo con rilascio di sostanze proinfiammatorie.

 

Ma allora perché l’infiammazione è un problema?

 L’infiammazione diventa un problema quando lo stimolo che la produce viene mantenuto nel tempo, ed i mediatori che hanno il compito di spegnerla  diventano essi stessi pro-infiammatori, creando un circolo vizioso infinito.

 

Infiammazione – Quali le cause?

 Le cause dell’infiammazione possono essere sia interne che esterne al soggetto.

 Le cause esterne sono riferibili a:

  • infezioni,
  • patologie autoimmuni,
  • lesioni tissutali da corpo estraneo,
  • inquinamento atmosferico.

 

Cause esterne, ma anche dipendenti dal soggetto, sono:

  • stile di vita poco sano,
  • alimentazione scorretta,
  • stress cronico,
  • immobilità o eccessiva attività fisica.

 Perché la nostra dieta può essere proinfiammatoria?

  •  perché porta all’OBESITA’, ed il grasso viscerale è infiammato e infiammatorio;
  • perché apporta molecole che affaticano il fegato;
  • perché è povera di agenti antinfiammatori (frutta, verdura, cereali, integrali, grassi buoni);
  • perché è uno stimolo potente alla produzione di insulina.

 Perché un’attività fisica inesistente o inappropriata è proinfiammatoria?

 

  • Perché il nostro corpo è programmato per muoversi, e se non lo fa il funzionamento si altera portando al manifestarsi di patologie;
  • Perché un’attività fisica eccessiva e non calibrata porta ad un invecchiamento precoce con fenomeni tipici dell’infiammazione.

 

Ma anche lo stress psicologico prolungato è proinfiammatorio

  In quanto può attivare gli stessi percorsi di un’infezione o un trauma mantenendo elevati i livelli di cortisolo e catecolamine…

 

Ecco perché parliamo di PERCORSO BENESSERE…

È necessario prendersi cura di sé stessi a tutto tondo, considerando i singoli pezzi del puzzle per rimettere insieme il quadro migliore possibile!

Seguici: parleremo della storia clinica di C.L. e del suo percorso Benessere!

Dott.ssa Simona Piccoli – biologa-nutrizionista, diet-coach

 

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L’Esercizio fisico per i pazienti osteoporotici

L’Esercizio fisico per i pazienti osteoporotici

L’EFFICACIA DELL’ESERCIZIO FISICO SULLA DENSITÀ OSSEA NEI PAZIENTI OSTEOPOROTICI

 

L’esercizio fisico è considerato un mezzo efficace per stimolare l’osteogenesi ossea nei pazienti osteoporotici.

 Mentre la singola seduta di allenamento sembra dare una stimolazione osteogenetica più debole, un allenamento svolto con costanza sembra fornire una stimolazione migliore.

 Lo sport ci mostra chiaramente come le attività svolte con carico siano più efficaci nell’aumentare la Densità Minerale Ossea (BMD). Infatti, quest’ultima è in media più alta negli atleti che svolgono attività che includono il salto (pallavolo, pallacanestro, rugby, calcio e arti marziali) rispetto al nuoto, al canottaggio ed al ciclismo. Inoltre ci sono prove che un alto livello di attività fisica durante la gioventù, come si è visto nelle atlete, sembra avere un effetto benefico sulla massa ossea e aiuta a prevenire la perdita ossea dovuta all’invecchiamento.

Nella pratica clinica, tuttavia, la prescrizione di esercizio nel paziente anziano e osteoporotico deve sempre essere preceduta da un’attenta valutazione: infatti, è essenziale definire il tipo, l’intensità e la durata di un programma. La decisione si basa sulla forza muscolare del soggetto, il range di movimento, l’equilibrio, l’andatura, la funzione cardiopolmonare, le comorbilità, la densità ossea e la storia di precedenti fratture, così come il rischio di caduta. Infatti, gli esercizi più intensi, come le attività ad alto impatto, possono non essere indicati per alcuni soggetti anziani osteoporotici. 

 

Nello Studio dal nome “L’EFFICACIA DELL’ESERCIZIO FISICO SULLA DENSITÀ OSSEA NEI PAZIENTI OSTEOPOROTICI” è stata misurata la BMD di vari distretti corporei per valutare e indagare l’efficacia degli esercizi proposti su questa popolazione. Vediamo quali. 

 

Esercizio aerobico con carico

Camminare, come intervento isolato, non è in grado di modificare la perdita di BMD. Tuttavia, nel contesto di un programma di mantenimento della salute in generale è consigliabile camminare per almeno 30 minuti al giorno.

L’allenamento aerobico e in particolare svolto ad alta intensità e velocità, intervallato da jogging, climbing scales e stepping, è in grado di limitare la riduzione della BMD. 

 

Esercizi di forza e resistenza

L’allenamento della forza determina un aumento della densità ossea in siti specifici, in particolare al collo del femore e alla colonna lombare, che si mantiene a breve e medio termine. L’allenamento graduale di resistenza per gli arti inferiori è il tipo di intervento di esercizio più efficace sulla BMD per il collo del femore.

 

Allenamento multicomponente

Programmi combinati di esercizio, tra cui attività di weight-bearing, balance training, jogging, utilizzo di carico a basso impatto, esercizio ad alta intensità, forza e functional training, sono consigliati per determinare l’aumento della BMD o almeno per preservarla. L’effetto più rilevante è stato riscontrato a livello della colonna vertebrale. Tuttavia la combinazione di esercizio dovrebbe essere su misura sulle caratteristiche cliniche del paziente. 

 

Allenamento con piattaforme vibranti 

È indicato per avere effetto sul miglioramento della forza muscolare, sull’equilibrio e sulla riduzione del rischio di caduta nei pazienti osteoporotici, mentre sono stati riportati risultati controversi sul miglioramento della BMD in diversi siti. 

 L’intervento più efficace per la BMD alla colonna vertebrale è stato suggerito essere il programma di Multicomponent Training.

 Queste evidenze sono rilevanti non solo perché sostengono la possibilità di aumentare la BMD nelle donne in post-menopausa, ma anche perché confermano la possibilità di prevenire un’ulteriore perdita ossea nei pazienti osteoporotici, limitando così il rischio di fratture. 

 

 

(THE EFFECTIVENESS OF PHYSICAL EXERCISE ON BONE DENSITY IN OSTEOPOROTIC PATIENTS, BioMed Research International, 23 Dicembre 2018)

 

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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Occhio all’esercizio fisico! Sport e Salute Oculare

Occhio all’esercizio fisico! Sport e Salute Oculare

Negli ultimi anni stanno rapidamente emergendo gli Studi che indagano il potenziale impatto dell’Esercizio Fisico sulle malattie della retina.

 Nell’articolo “ESERCIZIO FISICO E BENESSERE DELLA RETINA”, pubblicato su Restorative Neurology and Neuroscience nel 2019, si esaminano i risultati di studi fatti su umani e su animali, e si discutono i possibili meccanismi alla base. 

 Vediamone alcuni benefici:

 1.sulla fisiologia della retina

 È stato spesso riportato che in condizioni normali, l’esercizio fisico provoca una serie di cambiamenti significativi alla fisiologia oculare, come la riduzione della Pressione Intraoculare (IOP), l’alterazione dell’angolo della camera anteriore e dei parametri del nervo ottico e la dilatazione della pupilla. Inoltre, cambiano anche le attività elettriche della retina e della corteccia visiva dopo l’esercizio.

È degno di nota che il Flusso Sanguigno Oculare (OBF) può essere modulato dall’esercizio. Per esempio, il Flusso Sanguigno Coroidale (CBF) aumenta costantemente durante l’esercizio e diminuisce dopo una durata prolungata.

Il cambiamento dell’OBF è legato alla frequenza cardiaca e si pensa che sia positivo anche per il nutrimento della retina.

 

  1. sull’invecchiamento della retina

 Durante l’invecchiamento, il recupero della funzione retinica nei pazienti con glaucoma è ostacolato, mentre l’esercizio può facilitare questo processo, abbassa la vulnerabilità del nervo ottico invecchiato a stimoli avversivi e tale effetto è rilevante per l’inibizione dell’attivazione di astrociti e macrofagi.

Si suggerisce che l’allenamento con il tapis roulant sia benefico per le retine in quanto diminuisce il danno ossidativo, nei topi. Allo stesso modo, il nuoto è indicato per preservare la funzione visiva, mitigare la perdita di cellule e mantenere il normale livello di Fattore Neurotrofico Cerebrale (BDNF)

  1. sul glaucoma

 Il fattore di rischio dominante del glaucoma è l’ipertensione oculare, che causa direttamente il danno neuronale. La pressione intraoculare (IOP) elevata è in grado non solo di comprimere il nervo ottico, ma anche di bloccare l’apporto di sangue. È stato visto che l’esercizio fisico ha abbassato significativamente sia la IOP transitoria che la IOP di base per un periodo prolungato di tempo, che di conseguenza serve come un potenziale intervento per la protezione delle Cellule Gangliari della Retina (RGC), che tendono a degenerare con questo problema.

 

  1. sulla Malattia Maculare legata all’Età (AMD)

 Una revisione sistematica della letteratura mostra che l’attività fisica ha un effetto protettivo sull’AMD precoce. Sulla base di un’indagine epidemiologica, si osserva una relazione inversa tra l’esercizio vigoroso frequente svolto in passato e l’AMD intermedia nelle femmine.

 

  1. sulla degenerazione retinica indotta dalla luce

 L’allenamento sul tapis roulant protegge significativamente la morfologia e la funzione della retina del topo e influenza l’espressione del gene del Fattore Inibitorio della Leucemia (LIF) dopo la degenerazione retinica indotta dalla luce. Allo stesso modo, migliora la funzione retinica e aumenta il numero di nuclei dei fotorecettori. 

 

  1. sulla Retinite Pigmentosa 

 Uno studio retrospettivo ha riportato che i pazienti con RP hanno una migliore funzione visiva auto-riferita e qualità della vita dopo aver aumentato l’esercizio fisico.

I topi rd10 con una mutazione autosomica recessiva nei bastoncelli mostrano una sostanziale degenerazione dei fotorecettori entro il giorno 18 postnatale, rendendoli un buon modello di RP. È stato riportato che la corsa volontaria può parzialmente preservare la struttura retinica e ritardare la perdita della vista causata dalla morte dei fotorecettori in questo ceppo di topi.

 

Per concludere, come intervento a basso costo, l’esercizio fisico ha non solo effetti preventivi ma anche terapeutici sul mantenimento della salute della retina.

 (EXERCISE AND RETINAL HEALTH , Restorative Neurology and Neuroscience, 2019)

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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Allenamento e Cellulite

Allenamento e Cellulite

Ancora oggi, purtroppo, le donne che si avvicinano all’allenamento in palestra con lo scopo di migliorare o eliminare la cellulite, scelgono un percorso fatto esclusivamente di allenamento mirato agli arti inferiori e sedute estenuanti di esercizio cardio.

Ma è davvero questa la strada giusta per risolvere il problema? Quanto servono realmente le ore infinite passate a correre, a saltare o a fare circuiti intensi senza una adeguata programmazione?

In precedenza abbiamo visto come, un corretto stile di vita dal punto di vista alimentare possa essere efficace per la cellulite. In questo contesto, che ruolo assume l’esercizio fisico?

L’allenamento, se svolto correttamente, può migliorare sia la ritenzione idrica che il malfunzionamento del microcircolo che sono due degli aspetti spesso associati a questa particolare condizione.

Un corpo correttamente idratato mantiene un equilibrio tra liquidi intracellulari, contenuti nelle cellule, e liquidi extracellulari, presenti negli spazi interstiziali tra una cellula e l’altra e nel plasma sanguigno. L’eccesso di adipe è il primo fattore che può alterare l’equilibrio tra fluidi intra ed extra cellulari inducendo uno stato infiammatorio, alterando la struttura e la funzione delle cellule e ostacolando meccanicamente i tessuti circostanti. Il ritorno venoso e linfatico non sono ottimali, i liquidi e le tossine non sono ben smaltiti e tendono a ristagnare negli spazi extracellulari.

Il microcircolo è l’insieme dei piccoli vasi ematici quali capillari, venule, arteriole e metarteriole che forniscono ossigeno, ormoni, sostanze nutritive ai tessuti, rimuovono le sostanze di scarto come le tossine e grazie ai capillari linfatici drenano i liquidi extracellulari. Fattori come la sedentarietà, problemi posturali, obesità, uso di calzature strette e tacchi, stile di vita scorretto, possono compromettere il suo funzionamento causando uno stato infiammatorio ed un ristagno di liquidi negli arti inferiori.

 

Da un lato, l’esercizio fisico può migliorare entrambe le condizioni, dall’altro può aggravarle, se fatto senza un preciso criterio.

 Non bisogna demonizzare l’allenamento con sovraccarichi: allenarsi contro delle resistenze, come i pesi, permette di “costruire” massa muscolare a discapito di quella grassa. Questo è fondamentale per ridurre la ritenzione idrica e la cellulite perché la cellula del muscolo richiama liquidi al suo interno sottraendoli agli spazi extracellulari. Importante sarà il volume di allenamento, dunque quante serie e ripetizioni svolgi, e l’intensità di allenamento, cioè quanti kg usi (intensità assoluta) o quanto carico percepisci (intensità percepita).

 Gli allenamenti metabolici con carichi medio-bassi non sono la strategia più immediata per veder ridurre ritenzione e cellulite perché causano uno stato infiammatorio momentaneo, ma sono un investimento a lungo termine in quanto portano alla creazione di nuovi capillari nel microcircolo e portano ad un aumento della densità dei mitocondri (organuli che stimolano la lipolisi e l’ossidazione dei grassi). È opportuno prediligere attività aerobiche a basso impatto che non generano microtraumi importanti dal contatto ripetuto del piede sul terreno, come accadrebbe invece con una corsa sostenuta.

 

In conclusione, quali sono gli esercizi per eliminare la cellulite? 

Non esistono esercizi esclusivi per la cellulite, ma solo una adeguata programmazione degli allenamenti. Dunque, lasciati alle spalle corsi come spinning, Zumba, non concentrare i tuoi allenamenti solo sull’arto inferiore e non eccedere con attività aerobica prolungata: prediligi pochi allenamenti ma buoni.

 Infine, c’è da dire che la sola attività in palestra, anche se svolta correttamente, non è l’unica strada per combattere la cellulite: percorsi indispensabili sono quello nutrizionale e quello fisioestetico. I tre interventi, tenendo conto dell’unicità della Donna, andranno ad agire cucendo un piano individualizzato in base alla condizione di partenza (come lo Stadio della cellulite e lo stile di vita).

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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Emodiversità : pensiero positivo e infiammazione sistemica

Emodiversità : pensiero positivo e infiammazione sistemica

SII L’ARTEFICE DELLA TUA SALUTE

“Ci sono crescenti testimonianze che le risposte infiammatorie possono aiutare a spiegare come le emozioni si manifestano sotto la pelle, per così dire, e contribuire alla suscettibilità delle malattie. I nostri risultati suggeriscono che avere un ricco e diverso ‘corollario’ di emozioni positive possa beneficiare alla salute in termini di bassi livelli di infiammazione”.
💬 Questo è quel che ha dichiarato Anthony Ong, professore di sviluppo umano e gerontologia presso la Cornell University ed il Well Cornell Medical College a seguito dello studio “Emodiversity and Biomarkers of Inflammation” (rivista online Emotion, 22 Giugno 2017).
🔦 Insieme al suo gruppo di studio, Ong, ha evidenziato come le persone che sperimentano un’ampia varietà di emozioni positive sembrano avere livelli inferiori di infiammazione sistemica.
I ricercatori hanno coniato il termine “EMODIVERSITA’” per sottolineare l’importanza di promuovere la varietà e l’abbondanza di emozioni positive su base giornaliera.
👉🏻 Le sedici emozioni di valenza positiva sarebbero: l’essere attivo, attento, divertito, il sentirsi a proprio agio, calmo, determinato, il provare entusiasmo, eccitazione, felicità, il sentirsi ispirato, allegro, interessato, orgoglioso, l’essere determinato, rilassato e forte.
Per determinare la diversità emotiva, hanno scelto 175 partecipanti e chiesto loro di raccontare, a fine giornata, la propria esperienza rispetto a queste sedici emozioni.
✍🏻 Hanno poi chiesto anche di valutare la propria esperienza rispetto a sedici emozioni di valenza negativa. Alcune di queste: timore, angoscia, sonnolenza, colpevolezza, irritabilità e tristezza.
Il grado in cui qualcuno aveva sperimentato una delle 32 emozioni giornaliere, positive o negative, è stato valutato mediante una Scala Likert da 1 (molto lievemente) fino a 5 (estremamente). L’Emodiversità è stata misurata in un periodo di 30 giorni e categorizzata per numero di volte e grado a cui si è verificata ogni emozione.
🔬 Dopo che l’esperimento è stato completato, i campioni di sangue sono stati presi e testati per tre biomarcatori di infiammazione come l’interleuchina-6 (IL-6), la proteina C-reattiva (PCR) ed il fibrinogeno (o fattore I della coagulazione).
✅ I ricercatori hanno così concluso che una maggiore diversità di emozioni positive quotidiane è stata correlata ad una minore infiammazione sistemica.
🧘🏻‍♂️ In riferimento ad una ulteriore connessione tra abitudini di vita e infiammazione, una recente analisi sistematica di oltre un decennio, ha rilevato che pratiche come lo yoga, la meditazione ed il thai chi riducono le citochine pro-infiammatorie e riducono i geni legati all’infiammazione.

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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Legame Eziologico tra Patologie Mentali e Fattore Neutrofico Cerebrale

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🧫 Il BDNF è una proteina appartenente alla famiglia delle neurotrofine, il suo compito perciò sarà quello di stimolare la sopravvivenza e il differenziamento di alcuni neuroni e sinapsi appartenenti al sistema nervoso centrale e al periferico.
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🧠 Nel cervello, è attivo nell’ippocampo, nella corteccia e nel proencefalo basale; aree vitali per l’apprendimento, la memoria e il pensiero superiore. Inoltre, pare sia espresso anche nella retina, nei reni, nella prostata, nei motoneuroni, nei muscoli scheletrici e se ne trova presenza anche nella saliva.
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💡Il BDNF è molto importante per la memoria a lungo termine. Sebbene nei mammiferi la stragrande maggioranza dei neuroni nel cervello si formi durante lo sviluppo intrauterino, alcune parti dell’organo adulto mantengono la capacità di far crescere nuovi neuroni dalle cellule staminali neurali, grazie ad un processo noto come neurogenesi.
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🐭 Un’osservazione sui topi ha messo in luce che quelli carenti in BDNF mostravano difetti nello sviluppo del cervello – con aumento del numero di neuroni simpatici – e del sistema nervoso sensoriale – che influenza la coordinazione, l’equilibrio, l’udito, il gusto e la respirazione – e in genere morivano subito dopo la nascita.
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😣 Sono molti gli studi che hanno mostrato possibili collegamenti tra BDNF e condizioni patologiche o disagevoli come depressione, schizofrenia, disturbo ossessivo compulsivo, malattia di Alzheimer, malattia di Huntington, sindrome di Rett, demenza, così come anoressia nervosa e bulimia nervosa.
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🧬 È stato dimostrato che l’esposizione allo stress e al corticosterone, diminuisce l’espressione di BDNF nei ratti e, se l’esposizione è persistente, ciò porta a un’eventuale atrofia dell’ippocampo. L’atrofia di quest’ultimo e di altre strutture limbiche si verifica negli esseri umani che soffrono di depressione cronica.
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🤾‍♀️ Alcuni tipi di esercizio fisico hanno dimostrato di aumentare fino a tre volte la sintesi di BDNF nel cervello umano.

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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