Spalla e le sue patologie: sindrome da conflitto, frattura e instabilità.

Spalla e le sue patologie: sindrome da conflitto, frattura e instabilità.

Dolori nell’alzare le braccia? Fitte improvvise agli arti superiori? Non fatevi mettere con le spalle al muro dalle vostre stesse spalle! Occorre intervenire quanto prima, anzi subito, per non causare lesioni o, peggio, sviluppare la rigidità di questa parte del nostro corpo così importante per l’articolazione dei movimenti.

Le ossa che compongo la spalla sono la clavicola, l’omero e la scapola, mentre i principali muscoli possono venire divisi in tre gruppi: posizionatori dell’omero, motori della scapola e protettori (cuffia dei rotatori). Sono proprio questi ultimi i responsabili dei movimenti della rotazione e spesso vengono interessati nelle varie patologie della spalla. Sono proprio questi ultimi i responsabili dei movimenti della rotazione e spesso vengono interessati nelle varie patologie della spalla.

Una delle patologie delle spalle più diffuse è senz’altro la sindrome da conflitto subacromiale, o impingement syndrome, che altro non è se non l’eccessivo sfregamento dell’omero contro quella specie di cuscinetto che ha la funzione di ridurne l’attrito con i tendini dei muscoli interessati, chiamato arco dell’acromion. A causa della forma dell’acromion, piuttosto che per squilibri muscolari o escrescenze ossee articolari, di fatto i tendini entrano in sofferenza, causando forti dolori durante l’elevazione del braccio.

Il trattamento conservativo (ovvero non chirurgico) viene prescritto nella maggior parte dei casi ed è perciò compito del fisioterapista ripristinare la corretta mobilità e la forza  dell’arto e prevenire eventuali recidive, ovviamente nei limiti concessi dal quadro diagnostico. 

Tuttavia, quando il dolore diventa eccessivo ed il paziente non riesce più a svolgere le attività di vita quotidiana o lavorative, allora viene indicato il trattamento chirurgico, che sarà specifico per la causa scatenante il conflitto. Le tecniche chirurgiche attuali permettono di svolgere l’intervento con un’invasività minima, tempi di degenza molto ridotti e spesso in day-hospital.

Con il passare del tempo, la sindrome da conflitto subacromiale, o impingement syndrome, può degenerare, causando una lesione o addirittura la rottura dei muscoli della cuffia dei rotatori

Spesso il dolore percepito nelle forme traumatiche è di tipo improvviso e può presentarsi anche di notte. Inoltre, il paziente può manifestare un vero e proprio deficit funzionale nell’elevare lateralmente il braccio.

Se avete questi sintomi, allora potrebbe essere il vostro caso e, svolte le indagini strumentali per la diagnosi specifica di questa problematica, la scelta del trattamento, tra quello conservativo e quello chirurgico, sarà legata ai fattori dell’età, delle attività svolte, del grado di lesione e del tipo di dolore percepito dal paziente.

In caso di trattamento chirurgico, l’intervento prevede la sutura del tendine lesionato, anche in questo caso con tecniche mini-invasive quali l’artroscopia. 

A seguito dell’intervento è di fondamentale importanza la riabilitazione fisioterapica per poter riacquistare la mobilità persa ed in seguito anche la forza. In linea di massima, in un soggetto adulto il tempo di ripresa delle attività di vita quotidiana in autonomia e senza dolore si aggira intorno alle 16-20 settimane, mentre per uno sportivo le settimane necessarie salgono a circa 24, a causa della maggiore richiesta funzionale.

Anche l’instabilità della spalla è una problematica molto comune, causata dalla testa dell’omero che effettua movimenti eccessivi all’interno della sua cavità articolare. Questi movimenti “superflui” non sono naturali, e con il passare del tempo portano ad una compromissione delle strutture articolari, in particolare della cartilagine, fino a generare lussazioni o sublussazioni vere e proprie.

 L’esame diagnostico che permette di confermare questa diagnosi è la risonanza magnetica nucleare. Nel caso di instabilità conclamata, in cui spesso il paziente risente di frequenti sublussazioni e deficit funzionali, il trattamento consigliato è quello chirurgico, poiché un trattamento solo conservativo è associato ad un alto tasso di ricadute e riacutizzazioni della patologia, soprattutto nei pazienti più giovani. 

Le fratture della spalla (intese come fratture prossimali di omero) sono frequenti soprattutto negli anziani, e si verificano per mezzo del meccanismo traumatico della caduta sul braccio disteso.

Per poter definire il tipo di frattura e quindi il metodo di trattamento più adatto, è necessario sottoporsi ad un esame radiografico, sulla base del quale è possibile decidere se orientarsi sull’utilizzo di un apparecchio gessato o sulla terapia chirurgica con la successiva immobilizzazione di minimo 3 settimane.

Sono possibili anche tempi più lunghi in base alla gravità della frattura, all’età e alle condizioni generali del paziente e dopo la rimozione del gesso viene spesso indicato anche l’utilizzo di tutore.

Nel contempo, è importante un corretto approccio fisioterapico atto al recupero della mobilità e della funzionalità. Durante il trattamento è bene tenere sempre sotto controllo il dolore e la paura del movimento da parte del paziente, il quale, soprattutto nelle prime fasi, viene pure istruito su come poter svolgere alcune attività personali in autonomia ed in sicurezza, come per esempio vestirsi o lavarsi.

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/spalla-sindrome-da-conflitto-frattura-e-instabilita/

 

NON E' SOLO QUELLO CHE FAI, MA CIO' CHE PENSI DI FARE CHE FA LA DIFFERENZA.

NOI TI AIUTIAMO A FARLA!

Riabilitazione spalla dopo Riparazione artroscopica

Riabilitazione spalla dopo Riparazione artroscopica

 

La testimonizianza di Mario presso il nostro Centro.

Sono stato sottoposto ad un intervento alla spalla destra per “Rottura superiore CDR” (Riparazione artroscopica) in data 29 aprile 2020.

Mi sono rivolto al centro Diversamente Benessere del dott. Lorenzo Rossi la settimana successiva all’intervento per iniziare il processo di riabilitazione della spalla, come da prescrizione medica.

Nonostante indossassi ancora il tutore di Abduzione ho iniziato da subito il percorso riabilitativo con risultati rapidi e soddisfacenti.

Dopo appena qualche incontro ero già in grado di guidare l’automobile e a fine percorso la mia spalla ha recuperato forza e autonomia di movimento.

L’ambiente del centro Diversamente Benessere è accogliente e stimolante ; il dottor Lorenzo Rossi è sempre molto disponibile, cordiale e altamente professionale: un forte punto di riferimento per tutto l’Alto Vastese.

 

 

 

Chiamaci subito!

Se soffri degli stessi sintomi e problematiche contattaci subito al 3474964555 o nel form in basso e ci occuperemo di te con una terapia personalizzata ed efficace!

NON E' SOLO QUELLO CHE FAI, MA CIO' CHE PENSI DI FARE CHE FA LA DIFFERENZA.

NOI TI AIUTIAMO A FARLA!

Protesi della spalla

Protesi della spalla

 

La “protesi” è la sostituzione di un elemento anatomico con uno artificiale. Nel caso della spalla, le protesi si distinguono in tre tipologie:

  1. Endoprotesi: dove si sostituisce solo la testa omerale;
  2. Artroprotesi: nella quale si sostituisce sia la testa omerale che la glenoide della scapola. Ne abbiamo di due tipi: la protesi inversa, chiamate così perché la dinamica articolare è invertita (la testa omerale è concava e la glenoide della scapola è convessa), e la protesi anatomica;
  3. Protesi miste: dove vi è una parziale sostituzione dei capi articolari, o di uno dei due mentre l’altro è sostituito totalmente.

È necessario sostituire omero e/o cavità glenoidea, quando a causa di traumi violenti (fratture che causano la necrosi della testa omerale o lussazioni) e degenerazioni importanti (come una severa artrosi gleno-omerale), i rapporti articolari danno luogo a condizioni dolorose continue e deficit funzionale.

Complicanze da prevenire

Le complicanze subordinate agli interventi di protesi di spalla sono:

  • Rigidità articolare: che oltre alla spalla può riguardare anche il gomito e il polso;
  • Il dolore;
  • L’infiammazione;
  • Il gonfiore alla mano.

Per questo motivo è consigliabile far togliere il tutore per qualche ora del giorno durante le prime settimane dopo l’intervento, in modo che il paziente ricominci a prendere confidenza con il movimento dell’articolazione.

Nel periodo di immobilità del tutore, è fondamentale far effettuare al paziente delle mobilizzazioni del tronco nelle quali la spalla è immobile ma la scapola scorre sulla gabbia toracica, ciò aiuta molto a prevenire condizioni di rigidità scapolo-toracica e la diminuzione del tono muscolare del tronco.

Riabilitazione post intervento

La riabilitazione solitamente incomincia già prima dell’intervento, (ormai quasi tutti gli ortopedici esperti la consigliano), per preparare sia l’articolarità che il tono-trofismo muscolare.

Il paziente sarà tra l’altro informato di tutte i movimenti e i comportamenti a cui dovrà prestare attenzione nell’immediato periodo post operatorio e di tutte le fasi da affrontare per un recupero ottimale della funzione.

Gli obbiettivi del trattamento riabilitativo:

  1. Favorire la riparazione dei tessuti;
  2. Prevenire le complicanze e controllare il dolore;
  3. Recuperare la funzionalità.

Il percorso terapeutico

E’ possibile suddividere il percorso riabilitativo in 3 step:

  1. Fase iniziale
    In questo inizio di terapie lo scopo è quello di ridurre il dolore e iniziare a recuperare la mobilità.
    Il fisioterapista eseguirà un lavoro passivo costituito di caute mobilizzazioni diterapia manuale e massoterapia per migliorare la mobilità dei tessuti e iniziare a dar movimento all’articolazione.
    È fondamentale controllare che il gomito ed il polso non rischino di irrigidirsi a causa della posizione mantenuta dal tutore.
    Appena la cicatrice si è chiusa, è molto utile lavorare le aderenze connettivali, in modo da ridurre al minimo i fattori che possono incidere sulla ripresa del movimento.
    Oltre ad essere nociva per la motilità una cicatrice con importanti aderenze risulta essere fastidiosa per il paziente e anche antiestetica.
  2. Seconda Fase
    È caratterizzata dal recupero della motilità parziale, raggiungendo almeno i 90° di abduzione e di flessionesenza che il paziente compensi con il sollevamento della scapola, e recuperando parte della rotazione esterna.
    In questo step si inizia un cauto rinforzo muscolare, partendo con delle contrazioni isometriche e procedendo con esercizi contro resistenza.
    In questa seconda fase si lavora anche sul recupero della propriocettività, ossia del controllo della spalla nello spazio.
  3. Terza Fase
    Recupero massimo auspicabile della mobilità della spalla, recupero della funzionalità e della forza.
    Si arriva in questa fase, che sarebbe quella terminale, dopo vari mesi di trattamento combinato ed integrato.
    Obiettivo è rendere l’arto operato il più simile all’arto sano, in termini di forza, resistenza e propriocezione nelle attività quotidiane e lavorative.

 

 Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/spalla/protesi-di-spalla/

 

NON E' SOLO QUELLO CHE FAI, MA CIO' CHE PENSI DI FARE CHE FA LA DIFFERENZA.

NOI TI AIUTIAMO A FARLA!

Artrosi della spalla

Artrosi della spalla

L’artrosi è una patologia degenerativa che consiste nel danneggiamento progressivo della cartilagine. Con l’alterazione dello strato cartilagineo, i segmenti ossei delle articolazioni, non avendo più uno strato protettivo entrano in stretto contatto causando dolore e limitazione funzionale.

Il meccanismo reattivo del corpo allo “sfregamento” tra le superfici ossee è la produzione di materiale ulteriore osseo, gli osteofiti, nelle superfici articolari. Gli osteofiti porteranno a una limitazione importante del movimento.

Nell’artrosi di spalla, la superficie cartilaginea che ricopre i capi articolari per cause che ancora oggi non sono ben chiare, tende ad andare incontro a una degenerazione progressiva. Si inizia con l’assottigliamento della cartilagine fino ad arrivare alla lesione vera e propria che porta le due ossa in questione (testa omerale e cavità glenoidea) a stretto contatto tra loro senza avere più alcun tessuto di protezione tra di loro.

Per rallentare la degenerazione artrosica si attuano protocolli di fisioterapia conservativa, mentre per curare una spalla con artrosi avanzata è necessario un intervento chirurgico di sostituzione dei capi ossei con la protesi, a cui segue un percorso fisioterapico di almeno 5 mesi.

I sintomi sono rappresentati da:

  • Dolore
  • Limitazione del movimento
  • Degenerazione cartilaginea e ossea
  • Gonfiore, rossore e calore

Diagnosi e trattamento

L’artrosi di spalla è diagnosticata dallo specialista dopo che ha eseguito un’anamnesi, un esame obbiettivo, dei test clinici e dopo aver visionato gli esami RX , dai quali è ben visibile la formazione di osteofiti tipica di questa patologia.

La spalla artrosica può essere trattata con un percorso conservativo o chirurgico. La scelta dei due trattamenti dipende dal livello di degenerazione dell’articolazione, dal dolore e dalla limitazione funzionale.

Il trattamento fisioterapico ha l’obbiettivo di rallentare il più possibile la degenerazione della spalla, mediante l’utilizzo combinato di:

  • tecniche manuali
  • esercizio funzionale
  • mezzi fisici, come laser,tecar, ipertermia, ultrasuoni

che portano a ridurre la sintomatologia algica, a controllare l’infiammazione e a migliorare la mobilità.

Spesso infatti l’artrosi è in concomitanza di disfunzioni di movimento che possono essere migliorate e a volte anche risolte con l’utilizzo di tecniche specifiche, e questo permette di recuperare buona parte della funzionalità articolare. La frequenza delle sedute non è molto intensiva: nel primo periodo è di circa due volte a settimana, poi successivamente si passa ad una seduta a settimana.

Anche nei casi peggiori si esegue sempre un tentativo di trattamento conservativo, che nella peggiore delle ipotesi servirà ad accelerare i tempi di recupero dopo l’operazione.

 

Conclusioni

Come si può capire non si tratta di un percorso semplice e ci sono molti fattori da prendere in considerazione e che possono influire sul percorso di cura oltre a quelli che ti abbiamo elencato.

Primo fra tutti è l’atteggiamento del paziente. Una persona che ha un motivo importante per recuperare che potrebbe essere la famiglia o il lavoro, sarà spronata a dare il meglio di sé in ogni seduta e a eseguire gli esercizi a casa che gli indicherà il fisioterapista.

Un altro elemento fondamentale è l’operazione, un’operazione riuscita alla perfezione getta le basi per un recupero ottimale della spalla, un Centro fisioterapico di qualità saprà consigliarti chirurghi esperti. E infine la qualità del professionista e del percorso fisioterapico che progetta.

 

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/spalla/artrosi-della-spalla/

 

NON E' SOLO QUELLO CHE FAI, MA CIO' CHE PENSI DI FARE CHE FA LA DIFFERENZA.

NOI TI AIUTIAMO A FARLA!

Spalla e sport: possibili patologie legate alla attività fisica

Spalla e sport: possibili patologie legate alla attività fisica

Praticare sport è senza dubbio una sana abitudine che fa bene al nostro corpo, ma a volte si può incappare in infortuni più o meno seri, e la spalla è una delle articolazioni più soggette a queste problematiche.

Gli sport che portano ad un maggior rischio di sviluppare condizioni dolorose alla spalla sono gli sport da contatto e gli sport “overhead” cioè che si praticano con movimenti che portano l’arto superiore sopra la testa.

Tra gli sport da contatto segnaliamo: il rugby, il calcio, la pallacanestro, il pugilato, il judo e le arti marziali; tra gli sport overhead ricordiamo: il tennis, la pallavolo, alcuni stili del nuoto, la pallacanestro, la ginnastica artistica, il sollevamento pesi e il bodybuilding, il lancio del peso, il baseball, il lancio del giavellotto.

Tutti gli sport estremi inoltre possono portare a dei sovraccarichi improvvisi alle articolazioni tra cui la spalla, a causa dell’alto rischio di forti impatti con il suolo.

Patologie più frequenti nello sport/fitness

Negli sport da contatto i problemi di instabilità come le lussazioni sono molto frequenti, mentre negli sport overhead le condizioni dolorose interessano fondamentalmente il gruppo muscolare della cuffia dei rotatori (tendiniti, lesioni complete).

Il termine lussazione sta ad indicare la perdita totale del rapporto tra due o più capi articolari; quelle della spalla sono frequenti e quasi sempre anteriormente, cioè la testa omerale fuoriesce davanti, poiché è la zona più vulnerabile poiché protetta solo da tre piccoli legamenti. Già anatomicamente (la superficie articolare della glena è più piccola della testa omerale!) e funzionalmente (grande mobilità vs importante instabilità!), la spalla “nasce” instabile.                   La lussazione della spalla è un infortunio piuttosto frequente, doloroso e riconoscibile:

  • dolore acuto in tutta la regione della spalla;
  • deficit funzionale immediato: è impossibile effettuare movimenti;
  • evidente mal posizione della testa dell’omero, soprattutto nelle lussazioni anteriori la cui fuori uscita dalla normale sede anatomica è evidente.

All’esame palpatorio la testa dell’omero si riconosce come “scivolata” sotto l’ascella (lussazione anteriore) o dietro di essa (lussazione posteriore).

La cuffia dei rotatori è un gruppo di muscoli e relativi tendini responsabile della stabilità e dei movimenti della spalla, in particolare dell’articolazione gleno-omerale.

Il concetto da tenere bene in mente è che attiviamo la cuffia dei rotatori in qualsiasi movimento della spalla, e se questa risultasse danneggiata, infiammata o lesionata avremmo serie difficoltà a sollevare il braccio in una o più direzioni.

In base al fenomeno causativo, le lesioni riguardanti la cuffia dei rotatori sono classificate in:

  • Compressione, di carattere primario o secondario come la sindrome da impingement o sindrome da conflitto subacromiale;
  • Sovraccarico funzionale;
  • Lesione traumatica, che può essere generata da un singolo trauma diretto o indiretto, o da una serie di microtraumi ripetuti nel tempo.

Prevenzione delle patologie di spalla negli sportivi

La prevenzione si basa principalmente sul miglioramento della funzionalità, della propriocezione e della stabilità della spalla. Non si tratta solo di allenare la forza dei muscoli stabilizzatori, ma anche il loro reclutamento nel corso del movimento.

Nei pazienti sportivi si tende a lavorare sul movimento principale che viene eseguito nel corso dell’attività agonistica che può essere la schiacciata per il pallavolista, come il servizio per il tennista, al fine di ottenere una performance che con il minor sforzo porti al massimo dei risultati e al minor rischio possibile di alterare la struttura.

 

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/spalla/la-spalla-nello-sport/

 

NON E' SOLO QUELLO CHE FAI, MA CIO' CHE PENSI DI FARE CHE FA LA DIFFERENZA.

NOI TI AIUTIAMO A FARLA!

Discinesia scapolo-toracica: cause, sintomi e cure

Discinesia scapolo-toracica: cause, sintomi e cure

Con il termine DISCINESIA si intende, generalmente, un alterazione del movimento.

La complessa articolazione della spalla, ha due importanti “fulcri anatomici”:

– il primo: la testa dell’omero che si articola con la scapola, la quale fornisce una base d’appoggio (articolazione gleno-omerale);

– il secondo: la scapola, che si articola col tronco grazie alla presenza dei muscoli fissatori (articolazione scapolo-toracica).

Quindi immaginiamo l’omero, la scapola e il tronco, come un sistema complesso di leve in cui la scapola rappresenterebbe il fulcro, in quanto è una struttura posta nel mezzo che permette l ‘espressione del gesto e la distribuzione dell’energia. Da questo si evince che, se i movimenti di scorrimento e scivolamento della scapola, sulla gabbia toracica, subiscono alterazioni per motivi patologici, si parla di “DISCINESIA SCAPOLO TORACICA”.

Cause che provocano le discinesie

La presenza di discinesia, nel meccanismo articolare della spalla, può essere ragione di insorgenza di un dolore e di una ridotta, o mancata, funzionalità dell’arto superiore. 

In base alla causa le discinesie vengono suddivise in due grandi gruppi: volontarie ed involontarie.

  • Discinesie volontarie: sono dovute ad una iper-attivazione volontaria (consapevole o non consapevole) di alcuni muscoli che gestiscono e governano la funzionalità della scapola (muscoli pivot: Trapezio, Romboidei, Gran Dentato, Elevatore della Scapola, Piccolo Pettorale).
  • Discinesie involontarie: dovute ad alterazioni congenite del “complesso spalla” (ossei, muscolari, neurologiche), eventi traumatici (fratture o lussazioni), deficit capsulo-legamentosi, postura, tendiniti , lesioni della cuffia, deficit neurologici ecc…

In questa condizione patologica, il dolore, può essere assente o può presentarsi quando il quadro clinico è in uno stadio avanzato.

Il dolore descritto dai pazienti può essere di natura:

  • Muscolare, percepito come una sensazione di tensione, pesantezza localizzata in corrispondenza del ventre muscolare che è maggiormente coinvolto, dato che può esserci un sovraffaticamento di alcuni muscoli e deficit di altri;
  • Tendineo per la presenza di lesione (più o meno grave) di uno o più tendini della cuffia dei rotatori ed è descritto come penetrante, acuto, che rimane dopo la cessazione dello sforzo e si può irradiare lungo l’arto superiore;
  • Articolare che è dato quando un articolazione è posta in una posizione biomeccanicamente alterata come risultato sia di uno squilibrio muscolare, che di modelli di movimento errati. Quando l’articolazione non è allineata, il movimento sia attivo che passivo, sia con che senza carico, produrrà un dolore articolare. Questo dolore si allevia quando viene corretto l’allineamento posturale e il ritmo gleno-omerale.

 Altri tipi di sintomi descritti sono:

  • Affaticamento;
  • stanchezza nel compiere attività di vita quotidiana;
  • necessità di sostenere il braccio;
  • mancanza di forza;
  • ridotta escursione articolare ecc…

Diagnosi e trattamento

La diagnosi funzionale ed il trattamento della discinesia possono essere suddivise nelle seguenti fasi:

1 fase: Attenta Valutazione della mobilità attiva e passiva di tutto il “complesso spalla”;

2 fase: Mobilizzazioni attive in depressione e retrazione con rinforzo degli abbassatori e stabilizzatori della scapola;

3 fase: Progressivo rinforzo isometrico ed isotonico, con arto e scapola nei diversi piani in modo da evocare posizioni di abduzione elevazione ed intra-extra elevazione;

4 fase: Controllo posturale (recupero della corretta postura di tutto il rachide);

5 fase: Progressivo aumento sia del controllo che dei carichi in linea con gli obiettivi del paziente e nel rispetto delle sue attività quotidiane e/o del suo sport specifico.                                                  Le fasi riabilitative possono essere svolte anche col supporto/beneficio dell’acqua (idrokinesiterapia). 

Per la diminuzione/eliminazione del dolore ed un ritorno alle normali attività di vita quotidiana da parte del paziente, il fisioterapista può avvalersi anche dell’utilizzo di tecnologie strumentali come il Laser, la Tecar-terapia ed altre forme di terapie antalgiche.

 

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/discinesia-della-spalla/

 

NON E' SOLO QUELLO CHE FAI, MA CIO' CHE PENSI DI FARE CHE FA LA DIFFERENZA.

NOI TI AIUTIAMO A FARLA!