Borsite alla spalla : cos’è e come si cura

Borsite alla spalla : cos’è e come si cura

La borsite è un’infiammazione della borsa sierosa di un’articolazione, nella spalla la borsa è quella subacromiale che si trova tra l’acromion, e i muscoli deltoide e sovraspinoso.

Ci sono 160 borse sierose nel corpo umano. Le più grandi si trovano adiacenti ai tendini delle grandi articolazioni, come le spalle, i gomiti, i fianchi e le ginocchia per ridurre l’attrito di scorrimento tra le varie strutture anatomiche.

La funzione delle borse è quindi quella di diminuire l’attrito tra le ossa, tendini e muscoli, al loro interno infatti contengono una sostanza, chiamata sinovia, che serve per lubrificare e ridurre gli compressioni meccaniche a cui viene sottoposta durante il movimento.

Le borse sierose della spalla (borse sub-acromiali), sono situate sotto l’acromion (un’escrescenza della scapola), fra il deltoide e il sovra-spinoso, ossia fra i muscoli che permettono i movimenti della spalla.

Classificazione

L’irritazione della borsa sub-acromiale può essere suddivisa in tre gruppi:

  • Il primo tipo, noto come borsite cronica, può dipendere da più fattori. Questo tipo è il più comune e si sviluppa nel tempo a causa dell’irritazione ripetitiva della borsa. Molto spesso le persone che hanno una quadro di borsite cronica, hanno un’ alterata qualità del movimento, con conseguente sovraccarico funzionale che fa gonfiare la borsa.
  • Il secondo tipo è noto come borsite infetta ed è più grave. In questo tipo, la borsa è infettata da batteri. Se l’infezione si diffonde, può causare altri problemi. In questo tipo di borsite è utile una terapia antibiotica, meglio se prescritta dopo l’esame del liquido della borsa.
  • L’ultimo tipo, tipicamente visto negli atleti, è noto come borsite traumatica (o borsite traumatica acuta). Dei tre tipi, è il meno comune. È dovuto ad un trauma diretto, allo sfregamento ripetitivo di un’estremità contro una superficie dura o all’eccessiva mobilità dell’articolazione.

Cause

Vediamo le cause della borsite alla spalla:

  • Trauma. A causa di un incidente, la borsa si potrebbe irritare e infiammarsi o addirittura produrre un versamento ematico. Articolazione infiammata. Quando l’intera articolazione è infiammata, la borsa può a sua volta infiammarsi, per alterazioni del movimento e della funzionalità.
  • Sovraccarico. La ripetizione di un certo movimento può portare all’infiammazione della borsa a causa dell’attrito tra la stessa da un lato e un tessuto dall’altro (un tendine, un osso, un legamento).
  • Tendiniti recidivanti o altre patologie articolari a livello della spalla.
  • Disturbi cervicali, possono alterare la normale biomeccanica ed essere concausa dell’inizio della borsite della spalla.
  • Presenza di calcificazioni, valutabili attraverso ecografia o risonanza magnetica.
  • Utilizzo eccessivo dello Smartphone, questo tipo di postura influenza negativamente tutto il distretto cervicale, spalle e colonna dorsale.
  • Utilizzo del Mouse, può provocare un’epicondilite al gomito, che a sua volta può cambiare la postura della spalla, a causa del dolore al gomito, e creare un sovraccarico della borsa della spalla.
  • Poggiarsi sui gomiti per lunghi periodi. Esercizi come il plank sono utili per l’allenamento di più gruppi muscolari ma devono essere svolti in modo graduale, rispettando eventualmente la debolezza iniziale dei muscoli della spalla.
  • Tipo di attività professionale (ad esempio pittore, giardiniere, falegname) possono essere attività usuranti per questo distretto anatomico.
  • Tipo di sport praticato (come tennis, squash, padel, baseball, pallanuoto, pallavolo, ciclismo, sport di lancio).

 

Sintomi

Il dolore può essere lieve fino a diventare insopportabile e impedire qualsiasi tipo di movimento della spalla, e di solito corrisponde ai seguenti disturbi:

  • Dolore della zona anteriore della spalla, durante il movimento.
  • Calore sulla zona infiammata.
  • Disagio quando si è sdraiati sulla spalla.
  • Dolore che peggiora quando si solleva il braccio di lato.
  • Dolore quando si spinge o si apre una porta.
  • Dolore se si fa un cerchio con il braccio.
  • Pressione e dolore quando si spinge sulla parte superiore della spalla.

Diagnosi

La diagnosi della borsite alla spalla prevede una visita ortopedica durante la quale si evidenzia dolore alla spalla e stress delle borse sierose e tramite una serie di esami:

  • Ecografia, che evidenzia la distensione delle strutture coinvolte e infiammate.
  • LastraRX, non può stabilire positivamente la diagnosi di borsite ma può aiutare a escludere altre patologie.
  • Risonanza magnetica, in caso di dubbi diagnostici.
  • Esami di laboratorio, il medico può prescrivere esami del sangue o un’analisi del fluido dalla borsa infiammata per individuare la causa dell’infiammazione e del dolore articolare.

Trattamento

Il trattamento della borsite prevede quindi 2 importanti fasi:

I FASE – TRATTAMENTO DELLA FASE ACUTA 

Nella fase iniziale, molto probabilmente, non si è in grado di sollevare il braccio o dormire comodamente. Il sollievo dal dolore è quindi la priorità per i pazienti che soffrono di borsite acuta alla spalla.

In questa fase si dovrà procedere a contenimento della fase acuta attraverso riposo, fasciature, impacchi di ghiaccio, infiltrazioni e farmaci antiinfiammatori.

II FASE – RIGUADAGNARE L’INTERA GAMMA DI MOVIMENTO TRAMITE LA FISIOTERAPIA

Le soluzioni a disposizione del fisioterapista sono molteplici e in grado di adattarsi alle condizioni del paziente. È importante sottolineare che il fisioterapista attraverso la sua valutazione funzionale sceglie il percorso terapeutico più adatto ad ogni paziente selezionando le tecniche manuali e le tecnologie specifiche per ogni caso clinico.

Gli strumenti utili al fisioterapista per guarire la borsite alla spalla possono essere sia manuali, sia esercizi terapeutici specifici:

 

 

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Dolore Cervicale e Sonno

Dolore Cervicale e Sonno

 

La cervicale è quella parte della colonna vertebrale che parte dalla base della testa e arriva nel punto dove il collo si unisce al tronco all’altezza delle spalle. Se la notte hai un sonno disturbato e al mattino ti sei svegliato con il collo rigido, con dolori cervicali e magari anche con il mal di testa, che può persistere anche per tutta la giornata, questo articolo è per te.

Quando si ha un sonno disturbato a causa della cervicale molto spesso è direttamente collegato all’infiammazione dei muscoli o delle strutture anatomiche della cervicale stessa. In questa situazione, qualsiasi posizione può provocare dolore o sensazioni sgradevoli e trovare una posizione confortevole è sempre più difficile. È proprio per questo che spesso durante la notte, quando la cervicale è molto irritata, ti puoi svegliare più volte a causa del dolore.

Ho bisogno di un cuscino cervicale e di un materasso ortopedico per dormire bene?

La risposta è no.

La cosa fondamentale da sapere è che non c’entra che cuscino usi, ma quanti ne usi e come li usi. Non esiste nemmeno un’altezza ideale del cuscino, ma generalmente la cosa migliore sarebbe dormire senza il cuscino o con un cuscino basso e che sostiene leggermente la cervicale.

Il compromesso migliore è usare un solo cuscino e posizionarlo bene sotto testa e collo fino alla parte bassa della cervicale terminando all’inizio delle spalle, riempiendo così quella “conca” che naturalmente formano le nostre vertebre cervicali: in questo modo il capo e il collo sono sostenuti in una posizione di rilassamento, tutte le strutture sono “protette” e i recettori comunicano ai muscoli che possono “riposarsi” ed evitare di lavorare tutta la notte per reggere la testa.

Inoltre, c’è da dire che le posizioni di riposo cambiano a seconda della condizione clinica, quindi è possibile che l’altezza del cuscino consigliata in un primo momento possa variare durante il percorso terapeutico.

Tutto questo ragionamento va poi declinato in base alle posizioni assunte durante la notte.

 Alcune persone prediligono una sola posizione altri invece assumono diverse posizioni durante il sonno, per questo ogni soggetto deve essere seguito da un esperto per avere una consulenza su quale o quali cuscini utilizzare per riposare bene.

Perché quando mi sveglio sono sempre rigido e dolente?

Non importa quale sia realmente la tua patologia cervicale, che sia artrosi, osteofitosi od ernia discale, poiché i sintomi che lamenti sono sempre gli stessi: dolore, rigidità, limitazione articolare e, talvolta, mal di testa.

 Tutti questi disturbi sono accomunati da deficit di vascolarizzazione delle strutture anatomiche della zona, in parole povere alle strutture sofferenti non arrivano le adeguate quantità di ossigeno e nutrienti e non riescono ad essere eliminate le sostanze di scarto pro-infiammatorie.

Ora, se durante il giorno bene o male il corpo si muove e la pompa muscolare fa il suo dovere e parzialmente limita questo deficit, di notte la storia cambia perché i movimenti sono naturalmente molto più limitati, diminuisce ulteriormente l’afflusso di sangue ai muscoli e le articolazioni non riescono a mantenersi lubrificate.

Per risolvere il problema, invece di restare ancorato ai falsi miti del cuscino, del materasso e delle posizioni di riposo, è il caso di capire qual’è il reale disturbo alla base del tuo dolore e curarlo!

Un fisioterapista esperto effettua una valutazione per poi creare un percorso terapeutico specifico per ogni paziente per risolvere non solo il dolore ma concentrarsi anche sul mantenimento della salute attraverso il miglioramento della qualità del movimento, nel soggetto sportivo come nelle persone di età più avanzata. 

 

 

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Tecarterapia : applicazioni e i suoi benefici

Tecarterapia : applicazioni e i suoi benefici

Tecarterapia è l’acronimo di Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo, che indica il modo in cui questo dispositivo possa portare uno stimolo biologico ai tessuti.

L’incredibile successo di questo dispositivo lo ha reso in pochi anni dalla sua uscita in commercio, il mezzo fisico maggiormente:

  • più prescritto dai medici di base, dagli ortopedici e dai fisiatri;
  • più ricercato dai pazienti sui motori di ricerca;
  • più diffuso in Italia;
  • più utilizzato dai fisioterapisti!

 

Come funziona

Applicando il principio fisico del condensatore, la Tecarterapia induce all’interno dei tessuti un movimento alterno di attrazione e repulsione delle cariche elettriche degli ioni presenti nei tessuti corporei.

In tal modo la tecarterapia trasferisce energia ai tessuti senza alcuna somministrazione di energia radiante dall’esterno.

Queste “correnti di spostamento” inducono 3 effetti: chimico, meccanico e termico.

Ciò che avviene durante una seduta è che dell’energia viene trasferita ai tessuti mediante due sistemi differenti:

  • Sistema capacitivo
  • Sistema resistivo

Il fisioterapista può infatti utilizzare la tecarterapia in due modalità differenti per trasferire energia focalizzando l’energia su tessuti differenti in funzione di dove è localizzata la patologia:

  1. modalità capacitiva, rilascia più energia nei primi strati sotto l’elettrodo, efficacie sui tessuti molli e superficiali (muscoli, sistema vascolare e linfatico, etc.)
  2. modalità resistiva, rilascia più energia nei tessuti ad alta impedenza (cioè, che lasciano passare minor energia), per questo è utilizzata per applicazioni sui tessuti ossei, cartilaginei, tendinei, aponeurotici.

Nella pratica clinica, infatti, il fisioterapista attua un mix tra capacitivo e resistivo per trattare tutti i tessuti che possono essere implicati nel processo patologico.

 

Benefici

La vibrazione indotta dalla tecarterapia nel tessuto ha diversi effetti a livello biologico e cellulare. È possibile, infatti, riconoscere alla tecarterapia un effetto biostimolante, utile sia nei processi degenerativi che nei processi traumatici, un effetto drenante, utile oltre che nelle patologie estetiche anche in quelle infiammatorie, un incremento della temperatura che può essere utile a rilassare la muscolatura e infine un effetto antidolorifico che è il risultato dei precedenti.

I benefici e i meccanismi fisiologici della Tecarterapia sono molteplici:

  • Miglioramento dell’afflusso arterioso con incremento dell’apporto di sostanze nutritizie ed ossigeno (riduzione delle tensioni muscolari)
  • Miglioramento del deflusso venoso linfatico con più efficiente espulsione di tossine e cataboliti (riduzione dell’infiammazione)
  • Miglioramento dell’equilibrio di membrana di tutte le cellule presenti nell’area trattata Aumento del metabolismo
  • Potenziamento e sinergia con principi attivi che si vogliono veicolare come trattamenti topici

 

L’applicazione di tecarterapia può avvenire in diversi modi:

  • Applicazione base
  • Applicazione integrata con la massoterapia
  • Applicazione integrata con la terapia manuale
  • Applicazione integrata con l’esercizio terapeutico

Dipende, quindi, dalla preparazione specifica dell’operatore sanitario l’uso e le applicazioni maggiormente efficaci per la patologia per la quale usa la macchina; quella in questione ed in uso presso il Centro Diversamente Benessere è la Fisiowarm 7.0 (GoldenStar), macchina di ultimissima generazione ampiamente predisposta, con una vasta gamma di elettrodi, ad un uso vario ed efficace.

L’efficacia “finale” di un dispositivo tecnologico dipenderà sempre dall’operatore: è lui che stabilirà all’interno di un Percorso Terapeutico il campo di applicazione ed il “modo” di fare o non fare…TecarTerapia!

 

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Trattamento Caso Clinico di Micaela

Trattamento Caso Clinico di Micaela

Paziente donna Micaela di P. di anni 25, impiegata, scarsa attività fisica.

 

Da circa 5 anni soffre di mal di testa (senza una diagnosi precisa), con frequenza ¾ attacchi al mese, durata 2gg in media;  familiarità positiva (mamma, e due zii).

Riferisce peggioramento nell’ultimo anno. Trattamento esclusivamente farmacologico, spesso abusandone e complicandone la sintomatologia.

 La paziente riferisce di essere sensibile agli odori, alla luce, alla confusione; spesso nausea, vomito e sindrome vertiginosa, situazioni estremamente condizionanti e limitanti la sua vita sociale.

Alla valutazione iniziale appaiono limitati alcuni movimenti fisiologici come le rotazioni e l’estensione cervicale; vari muscoli del collo e della zona cervico-dorsale sono molto contratti e soprattutto alla palpazione ed al trattamento riproducono chiaramente I sintomi dolorosi, “accendendo” le aree specifiche del suo mal di testa (unilaterale a destra da esordio posteriore sulla cervicale). A livello articolare il tratto cervicale C2/C4, alla mobilizzazione si mostra rigida e causativa del dolore noto.

 Caratteristiche fenotipiche riscontrate: cefalea cervicale miofasciale con tratti anche di tipo cervicogenica.

 Alla paziente sono stati spiegati I meccanismi e la biologia del dolore secondo le recenti evidenze scientifiche, il comportamento della soglia di percezione e modulazione del dolore rispetto alle modificazione dei tessuti (pelle, muscoli ed ossa cervicali), che si andavano a trattare.

Sono state usate tecniche miofasciali di manipolazione dei tessuti molli (muscoli e fasce), e tecniche articolari sulle articolazioni intervetebrali cervicali e dorsali alte con varie intensità, rispettando la soglia di caricabiltà dei tessuti stessi.

 Sono state usate anche tecniche di rilassamento e di mindfullness. Parallelamente la paziente ha ripreso anche attività aerobica secondo dei parametri precisi di allenamento, così come ha seguito degli esercizi domiciliari specifici per il tratto cervico-dorsale.

Nelle ultime due sedute in studio sono stati eseguiti esercizi visuo-spaziali per il controllo fine della muscolatura flessoria ed estensioria cervicale.

 Il percorso terapeutico è stato svolto in cinque sedute: sono previste delle rivalutazioni a 4 mesi, mentre la paziente continuerà con gli esercizi e l’attività aerobica.

Il successo e la soddisfazione del trattamento stesso lo dichiarerà lei stessa!

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Il Dolore come parte di vita non limitante

Il Dolore come parte di vita non limitante

Un regime di allenamento intensivo della durata di 16 settimane ha dimostrato di ridurre sia il dolore che la disabilità percepita, oltre a migliorare gli aspetti psicologici nei pazienti che soffrono di lombalgia cronica.

 Questi sono i risultati preliminari di uno studio canadese in pazienti che soffrono di lombalgia e presentati all’ultimo World Congress on Pain che si è tenuto a Boston, in Massachusetts.

 I ricercatori hanno reclutato 19 pazienti, principalmente donne (15, di età compresa tra 22 e 70 anni), che soffrivano di lombalgia cronica aspecifica da almeno un anno. Ogni partecipante è stato sottoposto a una valutazione fisica completa e a risonanza magnetica, quindi ha completato un programma di allenamento di 16 settimane che comprendeva una combinazione di esercizi cardiovascolare e di forza.

 Il programma di allenamento si svolgeva tre volte a settimana con sessioni della durata di un’ora. Tutte le sessioni sono state eseguite individualmente, in presenza di un kinesiologo che ha monitorato il progresso fisico dei pazienti. Ogni partecipante ha anche completato il Beck Depression Inventory, uno strumento di autovalutazione che consente di misurare la gravità della depressione, la Pain Catastrophizing Scale, la Tampa Scale for Kinesiophobia e l’Oswestry Low Back Pain Disability Questionnaire, sia all’inizio che alla fine del programma.

 

RISULTATI

 Una volta completate le 16 settimane del programma di allenamento, i punteggi medi del dolore lombare sono diminuiti in misura significativa (p=0,01), così come l’Oswestry Disability Index (p=0,06) e i punteggi di kinesiofobia (p=0,04).

 La Tampa Scale for Kinesiophobia è un parametro di valutazione internazionale per misurare il grado di kinesiofobia, ossia la paura cronica del movimento, una persistente e costante preoccupazione del tutto ingiustificata nel dover compiere movimenti per paura di procurarsi dolore o danni. Comporta maggiore disabilità, maggiore percezione del dolore fisico, incremento dei sintomi depressivi correlati a pensieri nefasti, diminuzione dell’autosufficienza e limitazione nei movimenti.

 L’analisi preliminare ha anche rivelato miglioramenti nei punteggi della Pain Catastrophizing Scale che misura la “catastrofizzazione del dolore”, ovvero la tendenza ad amplificare il timore di uno stimolo doloroso e la paura di sentirsi impotenti in presenza di dolore, oltre che da una relativa incapacità di prevenire o inibire i pensieri legati al dolore prima, durante o dopo un evento doloroso.

 Successivamente volevano vedere se, l’iniziale percezione catastrofica del dolore o la disabilità percepita, erano in grado di predire il grado di cambiamento dopo l’esercizio fisico.

Dopo aver controllato gli effetti dell’esercizio fisico sui punteggi di catastrofizzazione del dolore, gli effetti dell’attività fisica sul dolore perdevano di significatività (p=0,357). Secondo gli autori questi risultati suggeriscono che gli effetti dell’attività fisica potrebbero essere almeno in parte mediati dai cambiamenti nella percezione catastrofica del dolore.

 Quindi, quanto più è elevata la catastrofizzazione del dolore iniziale, tanto maggiore è il cambiamento nella loro disabilità percepita e quanto maggiore è la loro disabilità percepita, tanto più grande sarà l’impatto dell’allenamento fisico. Questo risultato sembra andare di pari passo con la teoria della vulnerabilità secondo la quale più un paziente è vulnerabile, maggiori saranno i cambiamenti che otterrà.

 

CONCLUSIONE

 La parte più incoraggiante dello studio è stata vedere come è migliorata la qualità di vita dei partecipanti.

«Si rendono conto della vita sedentaria che avevano condotto finora e a quali limitazioni fossero costretti. Poi, dopo il programma, si rendono conto che il dolore è solo una parte della loro vita e che non deve necessariamente limitarli» afferma Anna Bendas della McGill University a Montreal (Canada).

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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Mal di Testa da Abuso di Farmaci

Mal di Testa da Abuso di Farmaci

 

Molto spesso per curare o semplicemente alleviare un mal di testa persistente assumiamo vari tipi di farmaci.

 Il Mal di Testa da sovrauso di medicinali è una forma di cefalea secondaria che consegue a un uso eccessivo e spesso errato di medicinali o farmaci, antidolorifici o antinfiammatori, per la gestione dell’emicrania o della cefalea di tipo tensivo.

 Rappresenta la terza forma di cefalea più prevalente al mondo, dopo la cefalea di tipo tensivo e l’emicrania.

Le persone che usano questi medicinali per più di 2-3 volte alla settimana per più di 10 giorni al mese (in caso di farmaci specifici) o per più di 15 giorni al mese (nel caso di farmaci antidolorifici o antinfiammatori da banco) instaurano un circolo vizioso che determina questa condizione clinica.

Questa forma di cefalea colpisce soprattutto le persone con emicrania e rappresenta una delle cause principali che determinano il passaggio dall’emicrania di tipo episodico (che dunque ha periodi di remissione) all’emicrania cronica o persistente dove gli attacchi diventano quasi quotidiani.

 I farmaci associati che possono favorire tale sviluppo sono principalmente quelli a base di caffeina, la codeina, il paracetamolo, i triptani e gli ergotaminici.

 

Sintomi e disordini associati                                                                                                                            

Risulta di vitale importanza avere una valutazione accurata e precisa della causa del problema, seguita da opportuni trattamenti per migliorare le risposte del sistema nervoso e ridurre la frequenza e disabilità del mal di testa.

Le principali comorbidità sono:

– disturbi del sonno;

– ansia e depressione;

– disfunzioni gastrointenstinali e disturbi o deficit alimentari;

– dolori cervicali e temporo-mandibolari.

 

Alimentazione                                                                                                                                          

L’alimentazione ha un ruolo importante in coloro che soffrono di emicrania ed è un fattore che va sempre valutato prima ancora della prescrizione farmacologica. 

La prescrizione di diete specifiche col medico specialista esperto in cefalee e/o col nutrizionista è stato dimostrato rappresentare un approccio utile e fondamentale per chi soffre di emicrania.

Le diete low-fat, cioè programmi alimentari a basso contenuto di grassi, normoproteici e a base di fibre, le diete vegane e le diete basate sull’ eliminazione di cibi “irritativi”, sono in grado di ridurre l’uso di farmaci e la frequenza, l’intensità, la durata degli attacchi di emicrania.

I sintomi dell’emicrania sono conseguenti ad alterazioni infiammatorie neurovascolari di che coinvolgono particolari circuiti neurali. In una persona con emicrania, tutto ciò che può irritare e favorire un processo infiammatorio è dannoso. 

La carne, i derivati animali e altri alimenti industriali sono ricchi di proprietà infiammatorie e dunque la loro riduzione o eliminazione può essere benefica. Anche la perdita di peso ha benefici dimostrati.

 

 Rachide cervicale come origine del problema                                                                                              

I disordini e dolori cervicali sono spesso associati all’emicrania. È stato osservato che il 70-90% delle persone con emicrania presenti rispettivamente problemi mandibolari e cervicali prima, durante o dopo gli attacchi che vengono però ignorati o considerati solo come sintomo dell’emicrania stessa.

Il sistema nervoso di una persona con emicrania, già per natura più sensibile, può divenire ipersensibile ed ipereccitabile a causa di problemi cervicali.

I sintomi dell’emicrania sono la risposta di allarme e protezione del tuo cervello. Sono la sirena di emergenza che si accende perché qualcosa non funziona più in modo ottimale ed un incendio si è acceso.

E la causa di questo incendio può essere un problema del rachide cervicale!

Inoltre, i disordini cervicali possono produrre e riferire dolori e altri sintomi sulla testa, simulando delle vere e proprie emicranie o cefalee di tipo tensivo che possono essere mal diagnosticate.

Per questo motivo ogni persona che soffre di emicrania ha il diritto e deve ricevere un’accurata valutazione del rachide cervicale soprattutto quando lamenta dolori e rigidità del collo prima, durante o dopo gli attacchi di cefalea.

Conclusioni

Il Mal di Testa da abuso di medicinali colpisce le persone con emicrania che presenta appunto numerose comorbidità o disordini associati.

 Una volta risolto il problema dell’assuefazione e intossicazione da medicinali, queste comorbidità vanno indagate al fine di individuare i fattori co-causativi determinanti perché su questi si deve intervenire con valutazioni multidisciplinari e opportuni trattamenti fisioterapici specifici atti a migliorare realmente le risposte del sistema nervoso e ridurre la frequenza e disabilità del mal di testa.

 

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.clinicadelmalditesta.it/cefalea-sovrauso-medicinali/ 

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