Cause del Dolore alla Spalla

Cause del Dolore alla Spalla

La spalla è senza dubbio l’articolazione più complessa del corpo umano. La sua ampia gamma di movimenti è possibile grazie alla complessità della sua anatomia.

L’articolazione della spalla è a sua volta suddivisa in 5 articolazioni:

✔️l’articolazione scapolo omerale

✔️l’articolazione acromion-clavicolare

✔️l’articolazione sterno-clavicolare

Queste prime 3 articolazioni, che sono definite “vere”

✔️l’articolazione sotto deltoidea

✔️l’articolazione scapolo-toracica

Mentre le altre 2 articolazioni sono dette “false”.

Le 5 articolazioni sono tenute insieme da una serie di legamenti, strutture tendinee e muscolari che ne permettono, nello stesso tempo la stabilità e il movimento. L’anatomia delle ossa, dei muscoli e dei nervi della spalla è importante per poi capire le varie patologie di questo distretto corporeo, individuare e interpretare i sintomi che derivano dalle sue strutture ed infine permette al medico e al fisioterapista di trovare la migliore soluzione per ogni caso clinico.

Oggi la diagnosi di un dolore alla spalla è molto più preciso di un tempo. Fisioterapisti, ortopedici e fisiatri possono capire l’origine dei sintomi del dolore alla spalla attraverso test specifici di movimento e di evocazione del dolore.

 

Dolore alla spalla e la lesione cuffia dei rotatori

La cuffia dei rotatori è un gruppo di quattro muscoli che dalla scapola si inseriscono sull’omero (osso del braccio).
I muscoli della cuffia sovraspinoso, sottospinoso e piccolo rotondo sono extrarotatori, cioè con la loro contrazione si occupano di ruotare esternamente il braccio, mentre il muscolo sottoscapolare, chiamato così perché origina nella superficie interna della scapola – quella che è a contatto con la gabbia toracica, è l’unico intrarotatore.

Essendo i principali muscoli stabilizzatori della spalla, e in particolare dell’articolazione glenomerale, possono andare incontro a condizioni infiammatorie e a lesioni. Le patologie della cuffia dei rotatori possono avvenire a causa di eventi traumatici o a causa di problematiche croniche.

La fisioterapia per la cuffia dei rotatori solitamente è un percorso lungo e impegnativo, soprattutto se si trattasse di lesione. Infatti se la lesione è importante, è necessaria la riparazione chirurgica! L’obbiettivo di questo percorso riabilitativo è quello di ripristinare un corretto movimento dell’articolazione e recuperare un adeguato tono muscolare che consenta al paziente di poter effettuare tutte le attività di vita quotidiana.

Il raggiungimento di questo traguardo avviene mediante tecniche manuali specifiche, integrate a mezzi fisici e esercizi terapeutici.

 

Dolore alla spalla e impingement sub-acromiale

Il dolore avvertito nella parte anteriore e laterale di spalla è considerato generalmente essere causato dal fenomeno dell’impingement (conflitto) tra il tendine del muscolo sovraspinato situato sopra la testa dell’omero e un osso denominato acromion presente nella parte anteriore e superiore della scapola.

I segni e sintomi sono vari e non ben definiti, per questo si definisce sindrome del conflitto sub-acromiale: infatti si può registrare un dolore a braccio elevato, debolezza ai muscoli della spalla in caso di attività oppure dolore notturno soprattutto riposando in decubito laterale sopra la spalla dolente.

Attualmente non è più accettata la teoria del conflitto per varie ragioni, come ad esempio la mancanza di prevalenza delle lesioni del tendine nella zona sotto l’acromion e si preferisce definirla “Sindrome dolorosa antero-laterale di spalla” anziché “Conflitto sub-acromiale”, questo secondo alcuni autori anche per favorire una comunicazione verso il paziente meno “aggressiva” da parte del medico e fisioterapista.

 

Dolore alla spalla e la tendinite del capo lungo del bicipite

Il capo lungo del bicipite origina dal tubercolo sopraglenoideo della scapola e si inserisce nella tuberosità del radio (osso dell’avambraccio). Ha un ruolo importante anche nel controllo del movimento della spalla, in particolare nella flessione anteriore e nell’abduzione. È un muscolo che si contrae in moltissimi movimenti della spalla e per questo può andare frequentemente incontro a infiammazioni o lesioni. Le lesioni del capo lungo del bicipite avvengono soprattutto quando si solleva un carico molto pesante, ed è evidente ad occhio nudo come il muscolo bicipite ceda verso il basso, formando una specie di palla sulla parte anteriore del braccio, in prossimità del gomito. Nella maggior parte dei casi la tendinite invece è causata sia da sovraccarichi del muscolo bicipite che da disfunzioni di movimento della spalla.

Dolore alla spalla e l’instabilità di spalla

L’instabilità di spalla è una delle condizioni più frequenti per cui i pazienti si recano in un centro di fisioterapia. Questo perché la spalla è un’enartrosi, un’articolazione che si muove sui tre piani dello spazio, e questa grande mobilità sebbene ci consente di muovere al meglio l’arto superiore, risulta essere il tallone d’Achille di questa articolazione. Le condizioni più note di instabilità sono le lussazioni e le sublussazioni. Si parla di lussazione quando un’articolazione esce totalmente dalla sua sede anatomica, mentre si chiama lussazione quell’evento traumatico in cui l’articolazione esce solo in parte.

Dolore alla spalla e la Slap lesion

Si parla di slap lesion quando si lesiona il cercine glenoideo della scapola, in particolare nel suo margine superiore. Infatti la parola SLAP è l’acronimo inglese di Superior Labral tear from Anterior to Posterior, che può essere tradotto nella nostra lingua come lacerazione antero-posteriore del labbro (cercine glenoideo) superiore”.

Sono stati identificati un totale di quattro tipi di lesioni labrali superiori che coinvolgono l’ancoraggio del bicipite.

  • Il tipo I riguarda la sfilacciatura degenerativa senza distacco dell’inserimento del bicipite.
  • Il tipo II è il tipo più comune e rappresenta un distacco del labbro superiore e del bicipite dal bordo glenoideo.
  • Il tipo III rappresenta una lacerazione del labbro a manico di secchio con un inserto di tendine del bicipite intatto nell’osso.
  • Il tipo IV, il meno comune e rappresenta una lesione del tendine del capo lungo del bicipite con una lacerazione a forma di secchio dell’aspetto superiore del labbro.

Dolore alla spalla e la discinesia scapolare

Si tratta di un’alterazione del normale movimento della scapola sulla gabbia toracica, si ha dunque una difficoltà di controllo motorio.

I principali sintomi della discinesia della spalla sono:

  • debolezza muscolare,
  • ridotta funzionalità e mobilità del braccio
  • dolore in particolari posizioni.

Conclusioni

Il dolore alla spalla può essere causato da diverse strutture anatomiche:

  • tendini,
  • legamenti,
  • muscoli nervi,
  • ossa.

In caso di trauma e conseguente dolore intenso è consigliabile recarsi al pronto soccorso per verificare l’eventuale la presenza di fratture. Diversamente se il dolore è comparso in modo progressivo è opportuno fare una valutazione da un medico o da un fisioterapista specializzato.

Attraverso una valutazione funzionale potrà capire quale struttura sta provocando dolore alla spalla. In caso di dubbi clinici o di un’importante impotenza funzionale sarà utile effettuare una risonanza magnetica, che rimane l’esame diagnostico più importante per le strutture della spalla.

 Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/dolore-alla-spalla-cause-e-terapie/ 

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Fibromialgia: cos’è e come trattarla

Fibromialgia: cos’è e come trattarla

La fibromialgia, o sindrome fibromialgica, è considerata una malattia reumatica caratterizzata da dolore muscoloscheletrico cronico diffuso, affaticamento, disfunzione cognitiva, disturbi del sonno, umore basso, ansia e depressione.

Spesso a questi segni si sommano altri sintomi che impattano sulla qualità della vita dei pazienti. La stima delle percentuali della sindrome è compresa tra il 2% e il 4% nella popolazione mondiale. Vi è una forte predominanza femminile e si riscontrano percentuali più elevate tra le persone obese e i pazienti con malattie reumatiche autoimmuni; una percentuale significativa di pazienti continua a soffrire di sintomi cronici, nonostante la disponibilità di terapie raccomandate, e mostra una compromissione della qualità della vita.

Troppo spesso incontro persone che esordiscono con… “sono un/a fibromialgico/a”, soffrendo una etichetta che il mondo medicale ha rifilato senza magari una corretta diagnosi, con conseguenze devastanti a causa di una prognosi senza soluzioni!

Tipologia di paziente

La fibromialgia è diffusa prevalentemente nel sesso femminile tra i 30-50. Si stima che la prevalenza della depressione nei pazienti con fibromialgia varia dal 41 all’89%, mentre i disturbi d’ansia vanno dal 41 al 77%. Anche sintomi come affaticamento, disturbi del sonno e difficoltà di concentrazione sono comuni in oltre il 70% dei pazienti.

La varietà e la complessità dei sintomi porta spesso a una diminuzione della partecipazione del paziente nelle attività della vita quotidiana, a una diminuzione della produttività lavorativa e della qualità della vita in generale. I pazienti mostrano conseguentemente a questi fattori una bassa aderenza alla terapia!

Patofisiologia

Sebbene l’origine della fibromialgia sia ancora sconosciuta, ci sono alcune ipotesi sullo sviluppo della riduzione della soglia del dolore. Fattori fisiopatologici tra cui l’alterazione del sistema nervoso centrale, periferico ed autonomo, la fisiologia muscolare ed immunitaria, fattori ormonali, fattori neuroendocrini, marcatori infiammatori, influenze genetiche ed influenze psicosociali producono infatti un’alterata elaborazione e gestione del dolore. Inoltre, le modificazioni dell’umore dei pazienti correlate a fibromialgia (depressione e ansia) potrebbero essere espressione di processi infiammatori a causa del rilascio di citochine nell’organismo prodotto da questi processi. Pertanto, l’ipotesi patofisiologia più accettata riconduce alla sensibilizzazione centrale (di cui ne parlo e ne educo i pazienti).

La diagnosi si basa sui criteri clinici descritti dall’American College of Rheumatology.

Storia di dolore diffuso presente da almeno 3 mesi

Dolore in 11 dei 18 siti di tender point alla palpazione: occipite bilateralmente; cervicale bilateralmente; muscolo trapezio bilateralmente; muscolo sovraspinato bilateralmente: sopra la spina della scapola vicino al bordo mediale; seconda costa bilateralmente; gomiti; glutei bilateralmente; grande trocantere bilateralmente; ginocchio bilateralmente.

 

 

Trattamento

Le attuali linee guida per la gestione dei pazienti con fibromialgia raccomandano sia farmaci che approcci non farmacologici per migliorare i sintomi correlati al dolore. Da raccomandare il movimento regolare e una sana alimentazione che sono imprescindibili per una buona qualità della vita.

Gli interventi non farmacologici sono consigliati come trattamenti di prima scelta. Le linee guida cliniche includono tra le terapie conservative non farmacologiche, l’esercizio terapeutico, la terapia manuale, l’educazione del paziente, e altri approcci alternativi (meditazione, ipnosi, ecc).

Una forte evidenza scientifica è data dall’esercizio terapeutico per quanto riguarda l’intensità del dolore, la disabilità e la funzionalità sul breve termine.

L’esercizio contro resistenza migliora la salute mentale dei pazienti con fibromialgia, riducendo significativamente depressione e ansia e migliorando il sonno, sul quale impatta positivamente anche l’esercizio aerobico. In particolare, secondo la European League Against Rheumatism (EULAR), l’esercizio fisico è l’unico intervento a ricevere un forte grado di raccomandazione, con particolare attenzione agli esercizi aerobici e all’allenamento contro resistenza.

Per quanto riguarda l’utilizzo delle terapie manuali passive vi è evidenza sulla diminuzione intensità del dolore e sulla qualità del sonno a breve termine.

Prove di efficacia suggeriscono anche che l’educazione al paziente, attraverso la ACT therapy (la terapia dell’accettazione e dell’impegno), riduce la disabilità e la depressione a breve e medio termine; mentre gli interventi basati sulla autoconsapevolezza (MBI), come la cognitivo-comportamentale (CBT) è più efficace sul dolore, mentre l’utilizzo della mindfulness è migliore sulla fatica e la depressione.

In generale è possibile concludere che gli interventi non farmacologici per la fibromialgia dovrebbero essere scelti ed individualizzati in base al sintomo predominante, con l’obiettivo di rendere al paziente la migliore qualità di vita auspicabile.

 

Prognosi

Sebbene siano state studiate diverse alternative di trattamento, ad oggi non esiste una cura definitiva per la fibromialgia. Tuttavia, nonostante non sia possibile definire una vera e propria prognosi, va considerato che l’obiettivo della gestione della fibromialgia è quello di alleviare i sintomi, migliorare lo stato di salute dei pazienti e ripristinare la loro motricità e la loro qualità della vita. In questo senso, esiste la solida possibilità di fronteggiare la malattia efficacemente grazie ad un ricco panorama di interventi.

In conclusione, quindi, la persona che soffre di fibromialgia, non è destinata a soffrire per sempre, ma ci sono soluzioni efficaci da consigliare e, soprattutto, da sperimentare.

Dott Lorenzo Rossi, responsabile di DiversaMente Fisioterapia

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Metatarsalgia: riconoscerla e curarla

Metatarsalgia: riconoscerla e curarla

Hai dolore sotto il piede? Potrebbe trattarsi di metatarsalgia. La metatarsalgia è una condizione in cui la pianta dell’avampiede diventa dolorosa e infiammata. Si può sviluppare partecipando ad attività che coinvolgono la corsa e il salto. Ci sono anche altre cause, comprese le deformità del piede e le scarpe troppo strette o troppo larghe.

Le popolazioni più sviluppate, come la nostra, tendono a non camminare più a piede nudo, nemmeno quando si è a casa. Se da un lato questo salvaguarda il piede da traumi esterni o superfici taglienti, dall’altro calzature con il tacco o la punta stretta si dimostrano uno dei principali fattori di rischio per alcuni dismorfismi ortopedici del piede, come l’alluce valgo e per alcune condizioni cliniche dolorose come la metatarsalgia.

In che punto del piede si trova il metatarso?

In ogni piede sono presenti numerose ossa, che possono essere brevemente suddivise in:

  • Ossa tarsali: sono le ossa più grandi. Formano la parte posteriore del piede insieme all’osso del tallone (calcagno);
  • Ossa metatarsali;
  • Ogni dito ha tre falangi, tranne l’alluce che ne ha solo due. Ciò significa che ci sono tre articolazioni nelle dita dei piedi (due articolazioni nell’alluce).

Le ossa metatarsali (o metatarsi) sono 5 ossa allungate situate tra il tarso e le falangi delle dita dei piedi. A prima vista possono sembrare molto simili ai metacarpi (delle mani). La differenza principale sta nella funzione dei metatarsi: distribuire in modo efficace e sicuro il peso del corpo.

Sono numerati da I a V, da mediale a laterale. Insieme ai tarsi contribuiscono a formare le arcate principali del piede, essenziali per il carico e la deambulazione.

Ogni metatarso è attaccato a una delle dita dei piedi. Sono posizionati uno accanto all’altro a forma di arco.

 

Come riconoscere la metatarsalgia?

Il sintomo principale della metatarsalgia è il dolore nell’area metatarsale sotto la pianta del piede. Può essere accompagnata da lividi, gonfiore o infiammazione. I sintomi possono manifestarsi rapidamente o svilupparsi nel tempo.

I sintomi includono:

  • Dolore nella pianta del piede. Il dolore può peggiorare quando ti alzi, corri o cammini;
  • Intorpidimento o formicolio delle dita dei piedi;
  • Sensazione di un sassolino nella scarpa.

Se riconosci uno di questi sintomi, dovresti consultare un medico. La metatarsalgia non trattata può, infatti, portare a conseguenze poco piacevoli, come: dita a martello e zoppia. Inoltre capita spesso che per compensare il dolore causato dalla metatarsalgia si tenda a camminare in maniera anomala, questo può determinare la comparsa di dolori a livello della parte bassa della schiena e dell’anca.

 

 

 Cosa fare per curare la metatarsalgia?

A oggi la metatarsalgia viene curata principalmente con rimedi conservativi. In rari casi, quando le misure conservative non alleviano il dolore e la metatarsalgia è complicata da condizioni del piede come l’alluce valgo, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico per riallineare le ossa metatarsali.

Ecco alcuni consigli per alleviare il dolore dovuto a una metatarsalgia:

  • Riposo. Proteggi il tuo piede da ulteriori lesioni non stressandolo. Potrebbe essere necessario evitare il tuo sport preferito per un po’, ma puoi mantenerti in forma con esercizi a basso impatto, come il nuoto o il ciclismo;
  • Dopo aver camminato solleva il piede;
  • Ghiaccio. Applica impacchi di ghiaccio sulla zona interessata per circa 20 minuti più volte al giorno. Per proteggere la pelle, avvolgi gli impacchi di ghiaccio in un asciugamano sottile;
  • Antidolorifici. Sotto prescrizione medica;
  • Indossa scarpe adeguate. Evita scarpe troppo strette o troppo larghe e limita l’uso di tacchi alti;
  • Indossa scarpe adatte allo sport che pratichi;
  • Usa cuscinetti metatarsali. Questi cuscinetti sono posizionati nelle scarpe appena prima dell’osso metatarsale per aiutare a deviare lo stress dall’area dolorante;
  • Usa solette che supportino l’arco plantare. Se le solette non aiutano, il medico potrebbe raccomandare dei plantari per ridurre al minimo lo stress sulle ossa metatarsali e migliorare la funzione del piede.

 

Fisioterapia per metatarsalgia

Il fisioterapista può aiutarti a migliorare il dolore dovuto alla metatarsalgia. Normalmente il ciclo terapeutico per questa condizione procede per step. Ogni step risponde ad uno specifico obiettivo:

I Step: far diminuire il dolore e controllare l’infiammazione;

II Step: recuperare la mobilità del piede;

III Step: recupero completo della funzionalità dell’arto inferiore e training di esercizi per prevenire eventuali recidive.

Per raggiungere questi obiettivi il fisioterapista utilizza l’integrazione di tecniche manuali con mezzi fisici ad alta tecnologia.

Le tecniche manuali che possono essere utilizzate in questa condizione sono:

  • Massoterapia della volta plantare;
  • Massaggio trasverso nei punti di maggior densità fasciale;
  • Allungamento della catena muscolare posteriore;
  • Mobilizzazione del piede, con particolare attenzione alle teste metatarsali. Il tipo di mobilizzazione che viene applicato è la trazione o il pompage osteopatico, con la quale si riesce a ottenere una diminuzione della tensione miofasciale e articolare;
  • Ginnastica posturale combinata con terapia manuale, allo scopo di correggere eventuali disfunzioni posturali che portano a un aumento patologico del carico nella parte anteriore del piede.

I mezzi fisici più applicati sono:

  • Laser ad alta potenza: è un mezzo fisico utilizzato sia nelle prime fasi, che nelle condizioni più croniche, consiste nell’emissione di un fascio di luce ad alta potenza;
  • Tecarterapia: utilizzata sia in fase acuta (con la modalità pulsata), che in fase cronica (con la modalità continua);
  • Ultrasuoni: si tratta di un mezzo fisico che utilizza onde sonore a una specifica intensità;
  • Ipertermia: è un device, che come la tecarterapia, utilizza onde radio, ma per l’elevata cessione di energia che ricevono i tessuti trattati, è particolarmente indicata nelle condizioni croniche;
  • Correnti antalgiche come Tens e neuromodulatori come l’Interix.

 

 

 

 Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/piede-e-caviglia/metatarsalgia/ 

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Tallonite: Cause e Rimedi

Tallonite: Cause e Rimedi

Il dolore ai talloni o tallonite è una condizione patologica estremamente comune, e può essere scatenato da molte potenziali cause: a partire dalle condizioni che influenzano l’osso del tallone come un livido o una frattura da stress oppure dovuta ad un evento traumatico, fino a patologie che colpiscono le strutture muscolo tendinee vicine come la Fascite Plantare, Tendinite dei muscoli della caviglia o tendinosi del tendine d’Achille.

Il dolore può essere sia pulsante e fastidioso che lancinante ed assolutamente debilitante,  tuttavia i casi più comuni rappresentano una via di mezzo a seconda del fattore scatenante e della gravità del caso.

 

Fascite Plantare

La fascite plantare è un’infiammazione della fascia di tessuto che avvolge il nostro arco plantare del piede e si estende dalla base del tallone fino alla punta delle dita dei piedi. In caso di fascite plantare, la fascia viene inizialmente irritata a causa di uno stress ripetuto o eccessivo, e successivamente infiammata, causando dolore al tallone e difficoltà al carico sul piede. La cause più comuni della fascite plantare riguardano la struttura non armonica e forte del piede.

Ad esempio, le persone che hanno problemi con le loro piante del piede, sia i piedi troppo piatti che i piedi troppo arcuati, sono più inclini a sviluppare questa patologia a causa di un eccessivo stress irritativo sulla fascia plantare. Indossare calzature non idonee e di supporto su superfici dure e piatte mette a dura prova la fascia plantare e può contribuire a sviluppare questa condizione: ciò è particolarmente evidente quando il proprio lavoro richiede di stare tante ore in piedi. Anche l’obesità può contribuire alla fascite plantare, a causa del peso eccessivo che i piedi devono sopportare e supportare.

Sintomi

I sintomi della fascite plantare sono:

  • Dolore sul fondo del tallone
  • Dolore nell’arco del piede
  • Dolore solitamente peggiore al mattino
  • Dolore che aumenta durante un periodo di diversi mesi
  • Gonfiore sul fondo del tallone

 

Tendinite d’Achille

Si riferisce all’infiammazione del tendine di Achille, un tendine estremamente grande e potente, simile ad un cordone, che si attacca sulla parte postero superiore dell’osso del tallone.

Il dolore, solitamente associato a sensazioni di tiraggio e di bruciore, si localizza spesso nella parte del tendine che è leggermente sopra l’osso del tallone, a ridosso della sua inserzione. Spesso si avvertono anche lievi gonfiori intorno al tendine che risulterà ingrossato, e rigidità mattutina dal polpaccio fino al tallone.

La tendinite di Achille si sviluppa più frequentemente a seguito di uno stress importante a carico del tendine (come ad esempio dopo una corsa eccessiva senza l’adeguato allenamento o attrezzatura). Anche una condizione artritica di base può contribuire a causare una tendinite di Achille.

 

Diagnosi

Per arrivare a una diagnosi, il medico acquisirà l’anamnesi ed esaminerà il piede del paziente.   Durante l’esame fisico, il medico o il fisioterapista ispezionerà e premerà (“palpando”) varie aree del piede e della caviglia, incluso il tallone, nonché la caviglia, il polpaccio e la parte inferiore della gamba. In questo modo, può verificare le aree di dolore locale, gonfiore, ematoma, eruzione cutanea o deformità. Probabilmente, dopo aver valutato se il movimento passivo di piede e caviglia provoca dolore, valuterà anche la tua andatura ed il tuo modo di camminare e effettuerà test funzionali e di carico.

 

Rimedi per il dolore ai talloni

Fisioterapia per il dolore al tallone   Il trattamento della fascite plantare dovrebbe essere iniziato il prima possibile, sia con piccoli esercizi da fare a casa sia da fare con un fisioterapista:

  • Esercizi di stretching. Gli esercizi che allungano i muscoli del polpaccio aiutano ad alleviare il dolore e aiutano il recupero.
  • Camminare con le scarpe adatte e non a piedi nudi. Quando si cammina senza le giuste scarpe o scalzi, si sollecita eccessivamente la tensione sulla fascia plantare.
  • Ghiaccio. Mettere un impacco di ghiaccio sul tallone per 10-15 minuti più volte al giorno aiuta a controllare l’infiammazione e ridurre il dolore. È importante mettere un asciugamano sottile tra il ghiaccio e il tallone e non applicare mai il ghiaccio direttamente sulla pelle per evitare ustioni e bruciature.
  • Attività limitate. Ridurre le attività fisiche per dare il giusto riposo alle strutture intorno al tallone e consentire loro di ripararsi.
  • Modifiche alle scarpe. Indossare scarpe con un buon supporto per l’arco plantare e con un tallone leggermente rialzato e morbido riduce lo stress sulla fascia plantare e, di conseguenza, il dolore.
  • Farmaci. I farmaci antinfiammatori non steroidei orali (FANS), come l’ibuprofene, possono essere raccomandati per ridurre il dolore e l’infiammazione.

 

Se hai ancora dolore dopo diverse settimane, consulta il tuo ortopedico o fisioterapista che può aggiungere uno o più di questi approcci terapeutici:

  • Imbottitura e nastratura. Posizionare i cuscinetti nella scarpa attenua l’impatto della camminata sul tallone. Un giusto Taping su tallone e caviglia aiuta ad aumentare il sostegno ed il supporto del piede ed a ridurre la tensione sulla fascia plantare.
  • Dispositivi plantari Dispositivi plantari personalizzati che si adattano alla tua scarpa aiutano a correggere le anomalie strutturali sottostanti che possono causare la fascite plantare.
  • In alcuni casi, le iniezioni di corticosteroidi vengono utilizzate per aiutare a ridurre più velocemente l’infiammazione e alleviare immediatamente il dolore.
  • Tutore da passeggio. Un tutore può essere usato per mantenere il piede immobile per alcune settimane per consentirgli di riposare adeguatamente e guarire èiù velocemente.
  • Stecca da notte. Indossare una stecca da notte ti consente di mantenere un allungamento esteso della fascia plantare durante il sonno. Questo può aiutare a ridurre il dolore mattutino provato dalla maggior parte dei pazienti che soffre di dolore ai talloni da fascite plantare.
  • Fisioterapia. Esercizi terapeutici di rinforzo ed allungamento e terapie fisiche strumentali come laserterapia ad alta potenza ed onde d’urto e Tecarterapia, possono essere utilizzate per fornire sollievo in tempi brevi in abbinamento alla terapia manuale.

 

 

 

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Spina Calcaneare : cause e cure

Spina Calcaneare : cause e cure

Una spina calcaneare o sperone calcaneare è una calcificazione ossea dell’osso del tallone del piede che si estende in direzione dell’arco plantare. Questa formazione benigna solitamente si presenta nella parte anteriore ed inferiore del tallone e può arrivare fino ad 1 cm e mezzo di lunghezza: tuttavia, è una formazione mai visibile ad occhio nudo. La spina calcaneare ha una caratteristica ambigua: infatti, è una condizione che può rivelarsi asintomatica, quindi rimarrebbe sconosciuta in quanto non richiederebbe un approfondimento clinico, mentre quando è presente il dolore al tallone, non sempre questo è causato dalla presenza della spina calcaneare stessa. Per questo motivo, è bene affidarsi ad una figura sanitaria specializzata per evitare di eseguire esami diagnostici e terapie poco utili ed inefficaci per l’inquadramento e la risoluzione del problema.

Questa condizione è spesso associata a fascite plantare, una dolorosa infiammazione della banda fibrosa del tessuto connettivo (fascia plantare) che corre lungo la parte inferiore del piede, ovvero la pianta del piede, e collega l’osso del tallone alla dita del piede

 

Perchè viene la spina calcaneare

Gli speroni calcaneari sono causati direttamente da tensioni delle strutture muscolari e legamentose che si protraggono nel tempo. Alla fine, questa tensione eccessiva sollecita l’osso del tallone (calcagno) causando la formazione benigna ossea della spina. Questo quadro clinico è spesso associato ad alterazioni della postura o disfunzioni del movimento.

Infatti, la spina calcaneare si sviluppa nel tempo ed è figlia di un processo di infiammazione cronico: non compare improvvisamente dopo un allenamento o un evento sportivo od un trauma, ma tende a verificarsi, solitamente, quando si ignorano i primi sintomi come il dolore al tallone o alla pianta del piede. 

Lo stress ripetitivo dovuto al camminare, correre o saltare su superfici dure è una causa comune dell’insorgenza dei sintomi: le calzature che indossiamo quotidianamente possono influenzare lo sviluppo di questa patologia, soprattutto quelle che non supportano adeguatamente il piede come i tacchi alti.

La spina calcaneare può anche essere causata da:

  • artrite
  • traumi al tallone
  • eccesso di peso corporeo che provoca uno stress sul piede
  • scarpe scarsamente aderenti e scomode
  • problemi di deambulazione
  • alterazioni posturali e del movimento

Molto spesso le persone che hanno gli speroni calcaneari presentano anche fascite plantare: questa condizione dolorosa interessa il tessuto duro e fibroso che collega la base del tallone alle dita dei piedi. È una delle principipali patologie che affliggono il piede e la caviglia. Soffrire di fascite plantare aumenta esponenzialmente il rischio di sviluppare eventuali spine calcaneari.

 

Come prevenire la spina calcaneare

Prevenire la formazione di spina calcaneare richiede una maggiore attenzione alla salute generale del piede: bisogna fare attenzione agli stress a cui esponiamo quotidianamente i nostri piedi e le strutture ad essi collegate.

Come regola generale non bisogna mai prendere sotto gamba e sottovalutare quando insorge il dolore che si sviluppa al tallone. La così detta tallonite è un sintomo che può essere causato da una spina calcaneare. Il dolore ai talloni può però essere riconducibile anche ad altre patologie del piede come la fascite plantare. Continuare a camminare, fare attività fisica o indossare scarpe che causano instabilità e sovraccarichi al piede, scatenano a volte il dolore al tallone e può portare alla formazione, a lungo termine, di speroni calcaneari.

 

Quali sono i sintomi?

I sintomi di una spina calcaneare possono includere:

  • dolore al tallone
  • infiammazione
  • gonfiore nella parte anteriore del tallone
  • aumentata sensibilità sul tallone

L’area interessata può essere percepita calda e dolente al tatto, con sintomi che possono anche diffondersi su tutto l’arco del piede: solo in rari casi è possibile percepire al tatto una piccola sporgenza ossea. Alcuni speroni calcaneari, o spine calcaneari, potrebbero non provocare alcun tipo di fastidio ed alcun tipo di cambiamento nei tessuti molli o nelle ossa che circondano il tallone: per questo motivo, la loro presenza è rilevabile e visibile solo attraverso un approfondimento diagnostico, come i raggi X e le ecografie o risonanza magnetica.

 

A chi rivolgersi?

L’ortopedico e il fisioterapista sono i candidati ideali per il trattamento conservativo che nella maggior parte dei casi risolve efficacemente questa condizione.

Nel caso queste figure non riuscissero a risolvere il dolore attraverso un percorso conservativo, è il chirurgo ortopedico che si occupa di un’eventuale operazione per la rimozione dello sperone.

 

Trattamenti conservativi

Se hai dolore al tallone che persiste per più di un mese, è importante consultare un fisioterapista esperto che potrà raccomandare trattamenti conservativi come:

  • Esercizi di stretching
  • Utilizzo di scarpe idonee
  • Onde d’urto
  • Taping per far scaricare muscoli e tendini stressati
  • Inserti per scarpe o dispositivi ortopedici
  • Terapia Manuale
  • Rieducazione Posturale

Il dolore al tallone inoltre può rispondere al trattamento con farmaci da banco come acetaminofene, ibuprofene o naprossene. In molti casi, un tutore funzionale può correggere gli squilibri biomeccanici che causano il dolore al tallone e all’arco plantare: inoltre, in rarissimi casi, anche se sarebbe meglio evitare, l’iniezione di un corticosteroide potrebbe alleviare l’infiammazione nell’area interessata.

 

 

 

 

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Mal di schiena e postura

Mal di schiena e postura

Sapevi che una postura può contribuire all’insorgere del mal di schiena? Le nostre attività quotidiane svolgono un ruolo chiave nella salute della nostra colonna vertebrale.

Sfortunatamente, questi tempi moderni non stanno facendo nulla per aiutare la nostra postura. Le ore trascorse alla scrivania, il tempo libero con la testa sepolta negli schermi e uno stile di vita inattivo possono compromettere la nostra salute e causare mal di schiena cronico.

 

Postura corretta

La postura è il delicato equilibrio che le nostre ossa, i nostri muscoli e i nostri tessuti dovrebbero mantenere mentre ci alziamo, ci sediamo, ci muoviamo o ci sdraiamo. Una buona postura consente al corpo di rimanere allineato e previene l’affaticamento muscolare delle articolazioni.

In alcuni casi, le condizioni patologiche della colonna vertebrale sono causate da malattie o fattori genetici. Altre volte, la colpa è da imputare ad anni di cattiva postura e scelte di vita malsane.

 

Postura scorretta

Di seguito troverai una breve guida su quali posture scorrette andrebbero evitate.

Postura da seduti

Uno dei più grandi errori che le persone commettono mentre sono seduti è quello di piegarsi, sia in avanti che all’indietro, aumentando la tensione sui muscoli, che può portare a mal di schiena.

Se svolgi un lavoro d’ufficio, o possiedi una sedia su cui ami rilassarti mentre guardi la televisione, assicurati che la sedia sia dell’altezza giusta. Assicurati che i piedi non penzolino e che i fianchi e le ginocchia poggino con un angolo di 90 gradi. Questa posizione riduce la flessione in avanti della colonna vertebrale, che potrebbe, altrimenti, contribuire all’uscita di un’ernia o alla degenerazione del disco.

Se lavori molto al computer, assicurati che il monitor sia posizionato all’altezza degli occhi. Se il monitor è troppo alto, il collo si estende verso l’alto, causando compressione sulle articolazioni cervicali e affaticamento muscolare. Al contrario, guardare un monitor troppo basso favorisce una posizione inclinata che può influire sul resto della colonna vertebrale.

Postura stando in piedi e camminando

Anche mantenere una buona postura in posizione eretta è importante. Molto spesso il modo in cui ci alziamo e camminiamo può causare affaticamento muscolare e compressione spinale.

Ad esempio può capitare che alcune persone mettano più peso su una gamba. Questo può causare affaticamento muscolare nella parte bassa della schiena e nei glutei e può anche portare a condizioni come l’inclinazione pelvica anteriore.

Quando sei in piedi, assicurati di sostenere il peso del corpo con le punte dei piedi e con le ginocchia leggermente piegate. Inoltre, le spalle dovrebbero essere tirate all’indietro e lo stomaco in dentro. Mentre cammini, guarda dritto davanti a te per evitare di incurvare le spalle. Quando cammini, fai uno sforzo e cerca di atterrare sul tallone, quindi sposta il peso delicatamente in avanti per spingere sulla parte anteriore del piede.

Anche il tipo di scarpe che utilizzi potrebbe causare mal di schiena cronico. I tacchi alti, ad esempio, sebbene consentano di stare più in alto, aumentano lo stress e l’affaticamento muscolare di schiena, fianchi, polpacci e ginocchia. I tacchi alti possono appiattire la parte bassa della colonna vertebrale e causare uno spostamento del collo e della colonna vertebrale toracica. Alcune donne, a causa degli squilibri muscolari e della pressione spinale, possono persino sviluppare condizioni come la spondilolistesi.

Scegli scarpe comode e funzionali, soprattutto se sei in piedi per la maggior parte della giornata. Puoi anche trovare scarpe o inserti speciali che fungono da ammortizzatori per proteggere gambe, fianchi e colonna vertebrale.

Postura da sdraiati

Anche ciò che fai mentre sei sdraiato può anche influenzare la colonna vertebrale. Dormire bene la notte è un ottimo modo per far riposare i muscoli tesi. Dormire in maniera errata potrebbe, invece, portare a un disagio ancora maggiore.

Se soffri di mal di schiena cronico un materasso rigido può fornire un sollievo significativo. Dormire sullo stomaco può aggravare eventuali problemi collegati al mal di schiena, prova a dormire su un fianco o sulla schiena. Molte persone riferiscono che mettere un cuscino tra le gambe mentre dormono su un fianco, o sotto le ginocchia mentre dormono sulla schiena, fornisce loro un ulteriore supporto.

Altre cause di una cattiva postura

Esistono numerose ragioni per cui la nostra postura soffre. Ecco alcuni problemi di cui potresti voler diventare più consapevole e correggere:

  • Utilizzo di dispositivi mobili. Spesso quando utilizziamo il cellulare guardiamo in basso, questo può causare una condizione nota come “sindrome di text neck”. Nei casi più gravi, questa condizione può provocare lo schiacciamento di un nervo o portare a un’insorgenza precoce di artrosi cervicale. Prova a fare pause frequenti dal tuo dispositivo mobile e, quando possibile, tienilo all’altezza degli occhi.
  • Sollevare oggetti in modo errato. Probabilmente già sai che il sollevamento improprio di un peso può portare a mal di schiena. Una cattiva meccanica del corpo durante il sollevamento può sottoporre a stress inutili i muscoli e i tessuti molli, causando problemi alla colonna vertebrale. In alcuni casi possono verificarsi anche condizioni come la sciatica o l’ernia del disco lombare. Se fai un lavoro che richiede sollevamenti di pesi, assicurati di farlo bene. Quando sollevi, cerca di tenere il petto in avanti, in modo che la schiena sia dritta. Piega i fianchi, non la parte bassa della schiena. Usa i fianchi per guidare il processo di sollevamento o cambiare direzione. Tieni l’oggetto che stai sollevando il più vicino possibile al corpo.
  • Stile di vita malsano. Il fumo e l’obesità possono diventare fattori che contribuiscono a condizioni come degenerazione del disco e l’osteoporosi. Adottando uno stile di vita sano (e smettendo di fumare o perdendo i chili in più), hai maggiori possibilità di prevenire alcuni problemi alla colonna vertebrale.
  • Stress. Lo stress può portare a muscoli tesi che influenzano la postura. Trova sbocchi positivi per ridurre lo stress nella tua vita e promuovere il rilassamento in tutto il corpo. Alcune persone trovano utili le routine quotidiane che includono la meditazione e lo yoga.
  • Esercizi sbilanciati. L’esercizio fisico è un ottimo modo per mantenere il corpo e la colonna vertebrale sani. Sfortunatamente alcune persone tendono ad allenare eccessivamente alcuni gruppi muscolari, trascurandone altri. Sviluppare un programma di allenamento equilibrato, con un fisioterapista, ti consentirà di esercitare efficacemente tutti i principali gruppi muscolari. Inoltre, puoi imparare esercizi di rafforzamento e allungamento.
  • Fattori congeniti. Una persona che ha una familiarità di scoliosi avrà, a sua volta, un maggior rischio di sviluppare scoliosi nel corso della vita; Traumi pregressi e cicatrici post chirurgiche. Entrambe queste situazioni possono provocare una tensione anomala delle fasce, che porterà, come conseguenza, a una cattiva postura.
  • Patologie metaboliche. Le patologie metaboliche compromettono la qualità di tutti i tessuti, compreso quello muscolare.
  • Disfunzioni dei recettori posturali. I principali recettori posturali del nostro corpo sono l’occhio, l’orecchio, l’articolazione temporo-mandibolare ed il piede. Le disfunzioni di questi recettori possono provocare, a loro volta, una postura scorretta.

 

Quando una postura scorretta causa mal di schiena

Quando si assume una postura scorretta possono svilupparsi diverse aree di stress all’interno del tessuto muscolare, delle articolazioni spinali e dei dischi. Una volta corretta la postura offensiva, questi stress possono essere alleviati.

Vediamo alcuni esempi:

  • Tenere la schiena curvata per un tempo prolungato, sia in piedi che seduti, può causare tensione e dolore ai muscoli della schiena, del core e dell’addome, riducendo l’afflusso di sangue e sviluppando lentamente rigidità e debolezza nel tronco e nella parte bassa della schiena;
  • La posizione seduta senza supporto determina una piccola flessione in avanti della colonna vertebrale. Nel tempo, questa flessione può caricare i dischi spinali inferiori, causando la comparsa di un’ernia;
  • Una tecnica di sollevamento errata può causare l’ernia del disco lombare, provocando dolore nella parte bassa della schiena e/o irradiando dolore alla gamba attraverso un nervo spinale vicino;
  • Lavorare al computer o leggere un libro in posizione sdraiata sulla pancia può causare un’eccessiva estensione (piegatura all’indietro) della parte bassa della schiena e dell’anca, alterando la dinamica della curva spinale inferiore.

 

Mal di schiena da postura rimedi

Il Fisioterapista ha un ruolo estremamente importante nel trattamento del mal di schiena dovuto ad una postura errata.

Effettuerà prima una valutazione individuale e poi un piano di trattamento specifico per ogni persona e per ogni piano clinico.

Il piano di trattamento del mal di schiena, normalmente, prevede l’integrazione di:

 

 

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