Le patologie della schiena (colonna vertebrale), continuano, in ogni studio e centro di fisioterapia, ad essere le più frequenti ed a richiedere quotidianamente il nostro intervento.
Spesso vedo pazienti molto disorientati, confusi e sicuramente sofferenti ed in cerca della soluzione magari “miracolosa” ; o pazienti che, a mio avviso, non hanno ricevuto la necessaria attenzione in termini di tempo e di ricerca della vera o verosimile causa/fonte del proprio dolore. Guardare solo immagini radiografiche e trarne una conclusione/diagnosi, è come guardare una macchina senza aprirne il cofano e pretendere di indovinarne un difetto del motore…credo, invece, che sia assolutamente necessario mettere in relazione sintomi clinici, anamnesi, fattori contestuali bio-psico-sociali con eventuali indagini strumentali. Troppo spesso ricevo in studio pazienti che addirittura si “identificano” con l’etichetta diagnostica ricevuta: “sono un lombalgico”! “sono una emicranica”! “ormai il mio dolore è Cronico”!…e questa nominalizzazione generica non lo aiuterà affatto nel suo percorso di guarigione. Diverso è dire “sei una persona che adesso soffre di dolore lombare”, perchè questo già presuppone la guarigione, soprattutto se non andiamo a curare semplicemente i sintomi, ma puntiamo ad individuare la cause e/o le diverse fonti (fisiche e non solo), della condizione algica del paziente. Ancora, troppo spesso ascolto storie di persone che cercano esclusivamente la soluzione definitiva nel trattamento chirurgico, magari delusi da altri trattamenti conservativi che hanno badato a “spegnere” solo i sintomi.
Nella mia esperienza tante volte, solo ascoltando bene il paziente mentre racconta la sua storia, dettagliata da risposte a mie specifiche domande su altri aspetti della sua vita, sociali, lavorative, affettive e su convinzioni (molto spesso poco funzionali alla guarigione), si aprono varie “strade da poter percorrere insieme a lui verso la guarigione, o comunque la risoluzione del suo problema”, piccolo o grande che sia!
Altro aspetto molto importante che noto, da dover affrontare col paziente e col familiare da cui spesso è accompagnato, è la necessità e l’utilità di fornire spiegazioni sui possibili meccanismi e comportamento del dolore : come funziona neuro-fisiologicamente e come distinguerlo tra acuto e cronico. Bisogna assolutamente chiarire al paziente ed al suo familiare, che la percezione del dolore, acuto o cronico che sia (secondo le recenti evidenze scientifiche), è certamente a livello del sistema nervoso centrale e non “nel tessuto” periferico. Quante volte, infatti, facciamo esperienza di dolore che seppur un tessuto primariamente danneggiato dopo la naturale guarigione e/o con l’aiuto di trattamenti, continua a disturbare il nostro benessere…non si tratta di un “dolore fantasma, immaginario” che il paziente “ha in testa” ; la sofferenza è reale, si sta male…ed i meccanismi ed i centri del dolore sono a livello del sistema nervoso centrale…quindi “anche in testa”!
Altresì è di grande utilità spiegare il possibile effetto di alcuni pensieri, convinzioni, credenze e stati d’animo relativi al dolore che stiamo vivendo, quali catalizzatori e/o conservatori di infiammazione, dolore prolungato, limitazioni funzionali della colonna e delle grandi articolazioni.
In ultimo, non certo per importanza, è utile chiarire il ruolo fondamentale di un regime alimentare adeguato, e quanto sia necessario ritrovare equilibrio a tavola selezionando alimenti che per qualità e/o quantità possono modulare lo stato infiammatorio presente…
Ecco come è fondamentale avere una visione completa del paziente, e considerarlo integralmente come una unità psico-neuro-muscolo-scheletrica!
Un altro luogo comune da sfatare è questo: “il mio amico, il mio familiare…ha fatto il trattamento X, ha preso il farmaco Y, è andato dal dott. Z, ed ora sta meglio, sta bene, è guarito; io invece sto sempre male, non c’è niente da fare”!
Se mettiamo insieme tutte le considerazioni sopra esposte, va da sé che ogni paziente con la sua patologia (a parità di ernia discale!), con la sua storia personale e clinica e quindi con la sua esperienza del dolore, è unico e di conseguenza il trattamento per lui sarà personale come personali saranno i suoi tempi di guarigione. Quindi non esiste il trattamento migliore, lo specialista “mago”, la tecnica panacea o l’ultima scoperta farmacologica che faccia miracoli…Non esiste lo sport migliore, l’attività fitness che vada bene per tutti: esiste certamente il MOVIMENTO con i suoi effetti benefici e terapeutici, l’importante che piaccia e venga svolto con piacere, affinché produca il massimo potenziale del benessere per ciascuno.
Ecco perché sono convinto che il trattamento efficace presupponga:
- Una visita/valutazione che tenga conto dei vari aspetti della vita del paziente;
- Un percorso terapeutico personalizzato ed integrato (condiviso col paziente), da vari approcci di terapia manuale, esercizio terapeutico e terapia strumentale;
- Un cambio di stile di vita e di abitudini alimentari, lì dove sia necessario;
- Uno futuro stile di “auto-trattamento” (fitness generico o sport specifico), che mantenga nel tempo gli effetti benefici del trattamento stesso, affinché il paziente non affidi il suo benessere necessariamente ad una terza persona.
Dott. Lorenzo Rossi fisioterapista