Emicrania e Cefalea Tensiva: rimedi e terapia manuale

Emicrania e Cefalea Tensiva: rimedi e terapia manuale

Le Cefalee primarie sono disordini neuro-funzionali senza una causa specifica come può accadere per una malattia o infezione. Per questo motivo si parla di eziopatogenesi multifattoriale perché numerosi fattori (fisici, psico-emotivi, ambientali, alimentari etc) concorrono alla loro insorgenza, alla loro espressione sintomatologica e al loro sviluppo e peggioramento nel tempo.

Sono stati identificati alcuni meccanismi disfunzionali precisi e comuni ad alcune forme, come la sensibilizzazione del sistema nervoso, cioè la sua ipersensibilità e ipereccitabilità a seguito dell’esposizione a fattori stressanti e provocativi.

Le forme più comuni sono:

  • la Cefalea Tensiva;
  • l’Emicrania.
  • le Cefalee Autonomiche Trigeminali (TACs) che comprendono la Cefalea a Grappolo, e altre forme primarie di cefalea.

La Terapia Manuale o Manipolativa Ortopedica o Osteopatica (OMT) è una terminologia specifica con cui si indicano trattamenti manuali ed esercizi specifici eseguiti da fisioterapisti o osteopati con una formazione universitaria specifica per trattare il dolore e le disabilità neuro-muscolo-scheletriche. Include tecniche valutative osservative e palpatorie, tecniche di mobilizzazione e manipolazione articolare e miofasciale – anche assistita da strumentazioni varie – ed esercizi correttivi specifici più allenamento riabilitativo.

Nonostante le difficoltà della ricerca scientifica, il numero di studi clinici relativi alla terapia manuale ed al trattamento di comorbidità muscolari nelle cefalee primarie continua a crescere, dimostrandone l’efficacia. Questo tipo di trattamenti che combinano varie tecniche manuali ed esercizi viene generalmente cercato a posteriori dai pazienti, oppure in alternativa o in complemento alle terapie farmacologiche.

I principali vantaggi della Terapia Manuale:

  • riduzione dell’uso di farmaci,
  • assenza di effetti avversi e controlaterali,
  • riduzione o eliminazione di sintomi a livello cervicale o temporomandibolare,
  • miglioramento della capacità di movimento e della coordinazione e tonicità neuro-muscolare.

Clinicamente la terapia manuale e gli esercizi riducono o eliminano tutte quelle fonti di dolore periferico (muscolare, fasciale, articolare, nervoso) e le relative disfunzioni di movimento che, in base al momento di vita della persona, possono funzionare come fattori stressanti, o irritanti (sensibilizzanti), o triggers (scatenanti) delle cefalee primarie.

Linee Guida e studi clinici

La letteratura scientifica internazionale è ormai popolata di studi, analisi e revisioni che avvalorano l’efficacia della terapia manuale, dell’esercizio terapeutico e di altre forme di trattamenti paralleli e alternativi alle strategie farmacologiche. Questi “nuovi approcci terapeutici” contribuiscono a ridurre il numero degli attacchi, la loro intensità e, quindi, a ridurre la disabilità nelle pazienti.

In sintesi, già 10 anni fa avevamo evidenze scientifiche buone sull’efficacia della terapia manuale soprattutto nel trattamento della cefalea tensiva, in particolare cronica. Di conseguenza, pazienti con tale diagnosi dovrebbero essere indirizzati o quantomeno invitati a considerare interventi di terapia manuale specializzata, in alternativa o complemento ai trattamenti farmacologici.

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.clinicadelmalditesta.com/2023/06/04/emicrania-e-cefalea-tensiva-rimedi-e-terapia-manuale/ 

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LA CURA DEL MAL DI TESTA…secondo la Clinica!

LA CURA DEL MAL DI TESTA…secondo la Clinica!

Se soffri di mal di testa cronico o di emicrania, potresti pensare di aver esaurito ogni possibile opzione terapeutica. Ma è davvero così?

Quando soffri, tutta la vita può sembrare un lungo mal di testa e l’unica cosa che ha senso è trovare una soluzione definitiva o per lo meno efficace!

Quando si esaminano le cause di questi mal di testa, non è sempre chiaro da dove provengano. Ci sono molti fattori con ruoli diversi che concorrono all’insorgenza delle cefalee. Ad esempio, i fattori scatenanti sono quelli che provocano un attacco: sono numerosi e personali.

Ognuno di essi può provocare un mal di testa in quei momenti “più delicati” in cui il sistema nervoso deve affrontare un cambio degli equilibri interni: inizio o fine giornata, giorni delle mestruazioni, riunioni lavorative, discussioni famigliari.

 Tra i fattori scatenanti vi sono gli alimenti, l’alcol, i cambiamenti ormonali, l’esposizione al sole, l’esercizio fisico, i disagi psico-emotivi, la mancanza di riposo, un sonno disturbato…l’elenco è lungo! E se un fattore scatenante non provoca un episodio di emicrania un giorno, un altro potrebbe farlo un altro! È una questione personale e dipende da quali circuiti neuronali non stanno funzionando bene in quel determinato giorno. Ecco perché è importante compilare un diario ed annotare cosa ha provocato l’attacco.

E il collo (la cervicale)? Può essere parte del problema? Abbiamo una buona notizia: l’80% delle persone che soffrono di cefalee ed emicranie croniche ha una componente cervicale, cioè ha dolori, tensioni e limitazioni di movimento del collo.

L’approccio fisioterapico per il trattamento delle cefalee utilizzato dalla Clinica del Mal di Testa Diversamente Benessere è estremamente efficace al riguardo perché permette di verificare subito il ruolo provocativo della cervicale e di trattarlo con tecniche specifiche ed esercizi attivi.

La buona notizia è che la ricerca ha dimostrato che questo approccio riduce i livelli di irritazione e ipersensibilità dei circuiti nervosi responsabili dell’insorgenza degli attacchi di mal di testa.

Ogni giorno ascoltiamo, valutiamo e trattiamo pazienti con la “loro storia di mal di testa”, ed ogni giorno contribuiamo in varie forme ed in vari modi al loro benessere!

Affidati alla Clinica del Mal di Testa del nostro Centro!

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Vertigini o Dizziness?

Vertigini o Dizziness?

Le vertigini sono una distorsione percettiva sensoriale che altera, appunto, la percezione di movimento del proprio corpo rispetto all’ambiente esterno o dell’ambiente esterno rispetto al corpo o entrambi.

A volte il termine viene confuso con quello di dizziness (stordimento o capogiro) con cui si fa riferimento similarmente a un disturbo spiacevole dell’orientamento spaziale o all‘erronea percezione di un movimento. La dizziness cervicogenica o vertigo cervicale è una condizione clinica particolare in cui il rachide cervicale gioca il ruolo chiave.

Questi disturbi sottintendono tutta una vasta sintomatologia caratterizzata non solo da vera vertigine ma anche da sensazioni, solitamente meno intense (ma non per questo meno fastidiose), di instabilità, disequilibrio e stordimento, la cui natura non necessariamente differisce da quelle delle forme più tipicamente rotatorie, e alla cui base vi sono spesso le stesse patologie.

Disturbi dell’equilibrio, cosa sono?

L’equilibrio è controllato da tre sistemi: vestibolare (labirinto/orecchio), visivo (occhi) e propriocettivo (muscoli, articolazioni); tutto ciò è coordinato dal sistema nervoso centrale. In caso di disfunzione di questo complesso sistema, avremo vertigine e/o dizziness.

I disturbi dell’equilibrio vengono distinti in:

  • Vertigine vestibolare con sensazione di instabilità e di rotazione;
  • Dizziness non vestibolare (vertigo cervicale) con sensazione di capogiro, stordimento, galleggiamento, oscillamento e dondolio;
  • Fobie con paura dell’altezza, degli ambienti, etc;
  • Mal di trasporto con ipersensibilità centrale agli stimoli di movimento;
  • Presincope con svenimento.

La vertigine vestibolare periferica è il tipo più frequente di disturbo acuto dell’equilibrio. L’episodio di vertigine è acuto, improvviso, accompagnato spesso da nausea e vomito, sintomi uditivi, rari sintomi neurologici e con rapida risoluzione.

Vertigini e dizziness, quali sono le differenze?

Vertigine: indica propriamente il disturbo caratterizzato dalla sensazione di rotazione dell’ambiente circostante o del proprio corpo. Spesso sono accompagnate da nausea, vomito, mal di testa, problemi visivi, aumento del battito cardiaco.

Dizziness: indica genericamente i disturbi dell’equilibrio intesi come stato di instabilità e capogiri; può essere caratterizzato da sensazione di svenimento, debolezza e instabilità, talvolta accompagnate da nausea e senso di confusione.

Quali sono le caratteristiche della vertigine?

Per la vertigine vestibolare: sensazione rotatoria, prevalentemente episodica con fattori scatenanti dati da movimenti della testa e del corpo e con sintomi associati come nausea, vomito, acufene ed ipoacusia.

Per la vertigine non vestibolare: sensazione di stordimento, oscillamento, dondolio e capogiro, spesso costante nel tempo, con fattori scatenanti come ansia, stress, iperventilazione, aritmia cardiaca, iperventilazione e con sintomi associati come cefalea, pallore, parestesia e sincope.

Quali possono essere le cause dei capogiri?

Le cause più frequenti sono l’ipertensione e l’ipotensione arteriosa, la presincope vasovagale o neurocardiogena, la presincope cardiogena, l’ipoglicemia, il disturbo di panico e il disturbo d’ansia, la sindrome depressive, la grave anemia, i disturbi della visione, le patologie osteoarticolari cervicali, gli effetti collaterali e l’intossicazione da farmaci o da alcol.

Quali sono le cause delle vertigini?

 Le cause più comuni sono:

  • Vertigine parossistica posizionale benigna
  • Neurite vestibolare/ Labirintite
  • Labirintite otogena
  • Vertigine nella sordità improvvisa
  • Malattia di Meniere
  • Fistola perilinfatica
  • Labirintopatie da intossicazione
  • Vascolare (insufficienza vertebro-basilare)
  • Vertigine in varie patologie neurologiche
  • Vertigini psicogene
  • Vertigine post-traumatica, in particolare a carico del distretto cervico-temporo mandibolare ed orecchio

 La diagnosi e l’eziopatogenesi della vertigine e degli altri disturbi dell’equilibrio avviene tramite l’anamnesi, la valutazione clinica, ed eventuali indagini strumentali.

 

Dott. Lorenzo Rossi, fisioterapista

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Vertigini : Trattamenti e Rimedi Manuali

Vertigini : Trattamenti e Rimedi Manuali

Con il termine vertigine si intendono infatti 2 condizioni peculiari:

  1. quella in cui il paziente sperimenta una sensazione di rotazione del corpo rispetto all’ambiente circostante (la vertigine soggettiva),
  2. quella in cui il soggetto ha la sensazione che l’ambiente ruoti rispetto al suo corpo (vertigine oggettiva).

La prima si associa verosimilmente a problemi neurologici centrali mentre la seconda a disordini infiammatori, meccanici o patologici del sistema vestibolare. Pertanto la terminologia più corretta sarebbe sindrome cervicale pseudo-vertiginosa.

 

La cervicale e il controllo motorio e posturale

I muscoli e le articolazioni cervicali forniscono continuamente al sistema nervoso informazioni fondamentali per il controllo motorio e posturale che può essere definito come la capacità di un soggetto di eseguire la miglior performance di movimento, con il dispendio energetico minore, mantenendo stabile la base di appoggio e l’orizzontalità dello sguardo.

Qualsiasi problema o disfunzione a carico dei recettori meccanici e nocicettivi cervicali comporta un’alterazione del controllo motorio e posturale con conseguenti segni e sintomi specifici tra cui i più comuni sono la cefalea e appunto la vertigine.

 

 

Sintomi delle vertigini da cervicale

La vertigine cervicale, o meglio i sintomi vertiginosi da cervicale hanno queste 3 caratteristiche fondamentali:

  • una frequenza episodica (mentre la vertigine vestibolare dipende strettamente dai movimenti della testa e del corpo),
  • possono durare minuti o ore (la vertigo vestibolare dura secondi o minuti),
  • i movimenti e i dolori del collo influenzano i sintomi (la vertigine vestibolare è influenzata da cambiamenti di posizione del corpo, rotolamenti nel letto, movimenti veloci della testa).

I sintomi vengono così descritti dalle persone affette,:

  • sensazione aspecifica di orientamento alterato, dunque disorientamento: “mi sento sbandare”, “barcollo” , “ooopppss dove siamo?”
  • instabilità posturale o sensazione vaga di disequilibrio da fermo: “è come se fossi ubriaco”
  • sensazione di leggerezza della testa
  • visione offuscata, nausea, dolori al collo
  • difficoltà di concentrazione e di lettura (le parole saltano sulla pagina)
  • alterazioni visive: il contorno degli oggetti sembra sfocato
  • difficoltà a camminare al buio o sulle scale – mal di testa (se la cefalea è già presente, può peggiorare notevolmente).

 

Vertigini da cervicale e rimedi manuali

 La terapia manipolativa ortopedica e osteopatica sono un rimedio molto efficace per le problematiche vertiginose di origine cervicale, a patto di rivolgersi a professionisti sanitari laureati e preparati. Le tecniche sono eseguite manualmente, senza alcun farmaco ovviamente.

Le principali tecniche di terapia manuale sono: 

  • tecniche di rilasciamento miofasciale che consistono in digitopressioni graduali e profonde, statiche o dinamiche, esercitate su articolazioni, muscoli e area fasciale relativa al fine di indurre per via riflessa nervosa, un miglioramento della vascolarizzazione e della mobilità, una riduzione della tensione tissutale e una stimolazione dei naturali meccanismi antidolorifici interni;
  • mobilizzazioni articolari specifiche sostenute accoppiate a movimenti naturali (SNAGS del Mulligan Concept)
  • manipolazioni articolari ad alta velocità (HVLA Thrust) utili per ottenere anch’esse per via riflessa nervosa, una riduzione delle tensioni muscolari, un aumento della mobilità articolare e una stimolazione neurale antidolorifica;
  • tecniche di dry cleaning o puntura a secco, cioè tecniche invasive intramuscolari eseguite su aree muscolari particolarmente tese e sintomatologiche al fine di ridurre la rigidità locale, ripristinare la mobilità e stimolare processi antinfiammatori e antidolorifici sia a livello del sistema nervoso periferico e centrale;
  • esercizi terapeutici posturali e tonici , semplici e pratici da eseguire in autonomia al lavoro e a casa, al fine di guadagnare ulteriori miglioramenti e mantenere i risultati nel tempo.

 Generalmente sono sufficienti poche sedute (4-6) per miglioramenti evidenti e significativi.

La terapia manuale aiuta a ridurre o eliminare le restrizioni di mobilità e funzionalità articolare, neurale e miofasciale che sono causa diretta o indiretta di nocicezione periferica e irritazione del sistema nervoso, e favorisce l’ottimizzazione funzionale locale e a distanza, migliorando il controllo senso-motorio e posturale.

 

 

Rivolgiti al nostro centro e risolvi il tuo problema di vertigine da cervicale!

 

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.clinicadelmalditesta.it/vertigini-da-cervicale/

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Cefalee: evidenze in fisioterapia!

Cefalee: evidenze in fisioterapia!

Perché dovrebbe diventare routinaria la valutazione e trattamento, da parte del fisioterapista specializzato, del paziente con Mal di Testa?

Le linee guida della “European Federation of Neurological Societes” dicono che la fisioterapia dovrebbe essere associata alla terapia farmacologica (Bendtsen et al, 2010). È ancora raro, però, l’invio diretto al fisioterapista specializzato per una valutazione ed un adeguato trattamento!

Recenti studi (GBD, 2018) hanno purtroppo evidenziato che dal 1990 al 2017 l’incidenza dei pazienti che soffrono di cefalea, trattati farmacologicamente, non è cambiata: tra diverse forme di disabilità restano al secondo posto, dopo il mal di schiena. I miglioramenti in campo scientifico e farmacologico non hanno determinato un miglioramento della qualità di vita di questi pazienti.

  • Il 90% degli individui avranno almeno un episodio di Mal di Testa nella vita;
  • Il 50% della popolazione generale ha episodi di cefalea in un determinato anno;
  • Il 4% della popolazione soffre di cefalea cronica (più di 15gg al mese da almeno 3 mesi);
  • Costi altissimi: solo in Europa nel 2010 sono stati spesi 13.8 mld€!

La classificazione riconosciuta a livello internazionale è quella della IHS, International Headache Society: ICHD-3.

Le forme primarie più diffuse sono la Cefalea Tensiva e l’Emicrania con e senza aura: bisogna sottolineare che cefalea ed emicrania non sono due cose diverse, bensì le cefalee sono tutte le forme riconosciute di mal di testa; quindi, l’emicrania è una forma specifica di cefalea. L’emicrania resta la forma più studiata: è un disturbo neurologico complesso che coinvolge diverse aree corticali, sottocorticali, del tronco encefalico che controllano affettività, cognitività, il sistema nervoso autonomo e funzioni sensoriali (Burstein et al, 2015). È bene sottolineare il cosiddetto “ciclo dell’emicrania”, affinché gli interventi terapeutici siano proposti e dosati in maniera efficace:

  1. Sintomi premonitori (da non confondere con l’aura), che possono comparire fino a due giorni prima dell’attacco: fatica, difficoltà a concentrarsi, rigidità cervicale, fotofobia, fonofobia, nausea…ecc;
  2. Fase pre-ictale, “annunciata” eventualmente dall’aura;
  3. Fase ictale, quindi l’attacco emicranico vero e proprio dalle 3 alle 72 ore;
  4. Fase post-ictale, in cui restano una serie di disturbi ancora invalidanti.

Sostanzialmente il paziente starà bene “solo” nella fase inter-ictale, lontano dall’attacco, ed è durante questa fase che sarà efficace l’intervento terapeutico, l’attività fisica aerobica ecc…

Una forma di cefalea secondaria che merita una considerazione è la “Cefalea Cervicogenica”: quella che in gergo comune viene definita proprio a carico del tratto cervicale, con disfunzioni articolari e muscolari della cervicale.

Studi dimostrano che l’incidenza tra la popolazione va tra l’1 ed il 4%, ma visto che la diagnosi la fa il neurologo, è improbabile che il medico sappia valutare adeguatamente il rachide cervicale (al di là di una semplice palpazione di aree tese e contratte, o di una franca limitazione del movimento), somministrando i test adeguati e/o riuscendo a provocare i sintomi classici di questa forma di cefalea: per questo motivo i numeri delle persone che ne soffrono salirebbero notevolmente.

Sarebbe auspicabile una valutazione approfondita e specialistica del fisioterapista esperto, anche nella fase diagnostica.

Altra forma secondaria di pertinenza e di interesse del fisioterapista è la Cefalea da disordine Temporo-mandibolare…per gli stessi motivi di quella Cervicogenica!

Altra considerazione da fare è quella per cui i Mal di Testa, nel tempo, possono evolvere tra forme diverse o i sintomi possono mescolarsi; nella classificazione ufficiale sono riconosciute ben più di 300 diagnosi diverse!

PERCHE’ l’INTERVENTO del FISIOERAPISTA SPECIALIZZATO PUO’ ESSERE UTILE?  La risposta è nel nucleo Trigemino-Cervicale! 

In questa “stazione” del tronco encefalico arrivano convergenze di afferenze trigeminali (dalle sue varie branche) ed afferenze cervicali (primi tre nervi spinali C1-C2-C3): informazioni dal volto e dalla testa ed informazioni dalle aree innervate dalla cervicale alta.

Questi neuroni, quindi, possono sensibilizzarsi portando ad una ipersensibilità a vari stimoli (es. pressori sui tessuti cervicali), generando un dolore locale (tessuti miofasciali e/articolari cervicali) o riferito altrove sulla testa, ma comunque noto al paziente.

Il 95-100% dei pazienti emicranici o cefalgici hanno dolore riferito alla testa, riprodotto con stimolazione del rachide cervicale superiore, che non avviene in soggetti sani (Watson & Drummond 2012, 2014)

Questo è un evidente segno clinico della cosiddetta “Sensibilizzazione Centrale”: alterato processo di elaborazione del dolore (ne parleremo diffusamente in un articolo dedicato).

La presenza di imput nocicettivi costanti dalla periferia è uno dei fattori più importanti nel mantenere al Sensibilizzazione Centrale (Baron et al, 2013). Le disfunzioni delle articolazioni cervicali e/o quelle muscolari sono imput nocicettivi costanti!!!

Il dolore cervicale è molto più diffuso nelle varie forme di Mal di Testa, più della nausea (88% vs 56%), quindi ne vale la pena saperlo individuare e trattare!!!

La presenza di dolore cervicale è correlata ad una peggiore presentazione clinica, riduce l’effetto degli stessi farmaci ed aumenta la disabilità (Bragatto MM et al, 2019).

Chi soffre di Mal di Testa ha deficit a carico della muscolatura cervicale: debolezza, reclutamento, rigidità, ecc…

Il 93% dei pazienti emicranici ha almeno due disfunzioni muscolo-scheletriche al rachide cervicale (Luedtke et al, 2018).

LA FISIOTERAPIA PUO’ ESSERE EFFICACE, quindi, NEL TRATTAMENTO DEL MAL DI TESTA!

L’efficacia della fisioterapia a fine trattamento ed a sei mesi di follow-up è uguale all’efficacia degli antidepressivi triclicici! (Chaibi et al, 2014), col vantaggio che non ci sono effetti collaterali e/o controindicazioni!

Il trattamento manuale, l’esercizio terapeutico e quello aerobico sono consigliati dall’American Academy of Neurology e dall’American Headache Society, perché si è dimostrato un:

  • Miglioramento della frequenza degli attacchi di circa il 40% (Darabaneau et al, 2011)
  • Beneficio pari al Topiramato, farmaco di profilassi (Varkey et al, 2011)

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Differenze tra ernia cervicale, lombare e dorsale

Differenze tra ernia cervicale, lombare e dorsale

Sono stati pubblicati numerosi studi in cui si attesta che l’incidenza per le condizioni dolorose legate al mal di schiena e il dolore al collo è in continua ascesa fra le popolazioni dei Paesi Sviluppati, come l’Italia, e le motivazioni sono ormai ben note:

  • l’attività fisica è poco praticata, nonostante per quasi tutti non manchi la possibilità di poter avere delle scarpe da ginnastica o di iscriversi in una palestra;
  • si pratica una vita sempre più sedentaria, non solo a lavoro ma anche nel tempo libero;
  • il tipo di postura che si utilizza al lavoro: la maggior parte dei lavoratori utilizza il pc, oppure è seduto davanti a una scrivania per almeno 8 ore al giorno, senza pensare a quelle che si passano seduti in metro, autobus o in macchina per arrivare e tornare dal luogo di lavoro;
  • lo stress è diventato parte integrante nella vita di tutti giorni e non sempre si hanno le capacità per gestirlo al meglio. Questo elemento risulta essere uno degli elementi alla base della qualità di vita e di conseguenza della postura e del peso forma.

 

Cenni di anatomia e fisiologia

Le vertebre sono le ossa che costituiscono la colonna vertebrale, sono 33 per l’esattezza e si suddividono dal cranio verso l’osso sacro in questo modo:

  • 7 vertebre cervicali;
  • 12 vertebre dorsali;
  • 5 vertebre lombari;
  • 5 vertebre calcificate sacrali;
  • 4 vertebre calcificate coccigee.

I primi tre segmenti, ossia cervicale, dorsale e lombare sono caratterizzati dall’interposizione di un disco tra le vertebre mentre gli ultimi due segmenti, quello sacrale e quello coccigeo, hanno le vertebre calcificate tra loro per questo vengono spesso considerati come uniche ossa.

 

Qual è la funzione del disco intervertebrale nei rispettivi tratti cervicale, dorsale e lombare?

Il disco intervertebrale ha il compito di stabilizzare i movimenti vertebrali e ammortizzare il carico a cui è sottoposta la colonna.

Questa struttura per il nome di “disco” proprio perché la sua forma circolare assomiglia a un disco, dove si riconoscono due parti differenti:

  • Il Nucleo polposo: è chiamato “nucleo” poiché si trova al centro del disco e ha una consistenza semiliquida;
  • L’Anulus fibroso: è un anello fibroso che si trova nella parte esterna del disco e serve a proteggere il disco e a contenerne il suo nucleo.

Qual è il significato del termine “ernia del disco”?

Il termine “ernia del disco” indica una condizione in cui, a seguito di importanti sollecitazioni il nucleo polposo fuoriesce dall’anulus fibroso.

Occorre distinguere la protrusione discale dall’ernia del disco:

  • Protrusione discale: è una parziale fuoriuscita del disco dalla sua normale sede anatomica;
  • Ernia del disco: è la fuoriuscita del nucleo polposo dall’anello fibroso.

 

È vero che tutte le ernie del disco causano dolore?

La risposta è no, quindi se hai eseguito una risonanza magnetica e hai scoperto di avere delle ernie del disco o delle protrusioni ma non hai dolore, non ti preoccupare, è normale.

Episodi di degenerazione discale sono presenti in moltissime persone adulte, con un’incidenza crescente con l’avanzare dell’età. L’ernia del disco produce dolore quando fuoriesce in prossimità della radice nervosa, e di conseguenza la comprime.

Una compressione di questo tipo può dare origine a vari sintomi tra i quali:

  • Dolore: il dolore può essere locale e nei casi più gravi si può irradiare. Nelle ernie delle vertebre lombari il dolore può raggiungere anche le dita del piede;
  • Formicolio: anche in questo caso il formicolio può irradiarsi lungo il territorio innervato dalla radice nervosa compressa;
  • Parestesia e perdita della forza: sono anche questi dei segni clinici della sofferenza nervosa, che compaiono nelle condizioni avanzate.

 

Quali sono i rimedi per l’ernia cervicale?

Qualora l’ernia cervicale sia considerata responsabile della sintomatologia dolorosa si ricorre a due tipologie di rimedi:

  • il primo è il trattamento conservativo fisioterapico, caratterizzato da un approccio non invasivo costituito di tecniche manuali, esercizi e mezzi fisici;
  • il secondo è l’approccio chirurgico invasivo, che viene attuato quando i tentativi terapeutici conservativi non hanno portato il beneficio sperato e la situazione clinica presente rischia di danneggiare i tessuti circostanti tra cui il nervo.

 

La fisioterapia per l’ernia lombare

La fisioterapia per l’ernia lombare è ad oggi lo strumento migliore per trattare questa condizione. Come già anticipato in precedenza il ciclo fisioterapico avrà l’obbiettivo di migliorare il movimento di tutta la colonna, la cui disfunzione è ritenuta una delle cause principali che hanno sviluppato l’ernia del disco.

Per ridurre il dolore locale e irradiato i fisioterapisti applicano:

  • Posture di scarico, ad esempio ponendo il paziente in decupito laverale in cui si ha la decompressione della radice colpita;
  • Tecniche manuali specifiche: come la tecnica manuale del poumpage e della trazione;
  • Mezzi fisici ad alta tecnologia come: laser ad alta potenza, tecarterapia, ipertermia, ultrasuoni, correnti antalgiche e neurostimolatore interix.

 Una volta diminuita la sintomatologia algica si può passare al recupero di una corretta postura. Questo obbiettivo si raggiunge con esercizi specifici, mobilizzazioni e piccoli accorgimenti che il paziente dovrà adottare giornalmente come ad esempio l’applicazione di un cuscino dietro il dorso mentre lavora o mentre guida in modo da ridurre la rigidità della cifosi dorsale e di conseguenza non affaticare troppo il tratto dorsale nel corso dei movimenti.

Nella parte finale del ciclo terapeutico si tende a lavorare per migliorare la funzionalità del tronco e del collo con un piano di allenamento riabilitativo specifico per la persona che miri a rinforzare il compartimento muscolare deputato alla stabilizzazione.

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/ernia-disco/ 

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