Correlazione tra cervicale e cefalee

Correlazione tra cervicale e cefalee

La ricerca scientifica dimostra una forte associazione tra disordini cervicali e:

  • Cefalea di Tipo Tensivo  >80% dei casi  
  • Emicrania >70% dei casi
  • Cefalea di Tipo Tensivo > Emicrania 90% dei casi

(Liang 2019, Ludtke 2017, Ferracini 2017, Ashina 2015, Lampl 2015)

Comorbidità

L’80% delle persone con emicrania ha dolori cervicali durante tutto il ciclo emicranico (Ashina S et al 2015, Lampl L et al 2015)

Il dolore al collo è più frequente della nausea (Calhoun AH 2011)

La presenza di dolore cervicale è correlata ad una presentazione clinica peggiore, riduce l’effetto dei farmaci e rinforza la disabilità della condizione (Bragatto MM et al 2019, Calhoun AH et al 2011, 2014)

La percezione di tensione dei muscoli del collo è correlata ad attacchi più forti di emicrania, a fasi interictali più brevi e favorisce la persistenza del disordine (Ferracini GN et al 2017)

Il 93% delle persone con emicrania presenta almeno tre disfunzioni muscolo-scheletriche a carico del rachide cervicale e/o dell’ATM     (Luedtke K et al 2018)

La forza muscolare dei flessori ed estensori del collo è ridotta e la debolezza degli estensori è correlata ad un aumento dell’intensità e frequenza degli attacchi (Florencio LL et al 2015, Tolentino GA et al 2018)

La presenza di dolore e disordini cervicali è più marcata nelle persone con emicrania cronica (Oliveira-Souza AIS et al 2019)

Il 95-100 % dei pazienti con emicrania e TTH riporta dolore riferito alla testa con stimolazione manuale di specifiche aree cervicali, cosa che non avviene in soggetti sani ( Watson & Drummon 2012-2014 )

 

Ecco il motivo per valutare, sempre, e trattare con metodo scientifico e validato la cervicale e l’articolazione temporo-mandibolare (ATM), dei pazienti con cefalee primarie.

Ecco il motivo per il quale i pazienti trattati con la fisioterapia specializzata, riducono gli attacchi in frequenza, intensità e riducono il consumo di farmaci

Dott. Lorenzo Rossi

Fisioterapista specializzato in terapia manuale
Specializzato nei disordini cranio-cervico-mandibolari

 

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Capire il mal di testa

Capire il mal di testa


Il mal di testa può sembrare complesso e confonderti.
Basti pensare alle numerose visite mediche, alle indagini, ai trattamenti falliti, ai farmaci, all’impatto sulla vita sociale e lavorativa e personale.
Per aiutarti a capire il Mal di Testa, usiamo una metafora: un misuratore per liquidi.
Immagina di riempire questo misuratore/contenitore: se l’acqua continua ad essere versata ad un certo punto uscirà fuori.
                                                                                                                                                                                                                          Il meccanismo del Mal di Testa è lo stesso del misuratore di liquidi.
Nel nostro sistema nervoso ci sono numerosi centri e nuclei che funzionano come tanti misuratori d’acqua. Infatti, ricevono, filtrano ed elaborano, continuamente, tantissime informazioni dalle periferie (della cute, dei muscoli, delle articolazioni del collo e della bocca, dai visceri, dai vasi sanguigni e dai nervi stessi), che tendono a riempirli.
                                                                                                                                                                                                                          Ogni stimolo interno o esterno al corpo fornisce un’informazione.
Tutte queste informazioni, man mano filtrate, riempiono i misuratori che hanno vari livelli. Finché non si raggiunge il livello di strabordo, tutto va bene.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Quando le info sono troppe, si raggiunge la soglia massima e “l’acqua straborda”: ecco che il Mal di Testa inizia.
                                                                                                                                                                                                              Emozioni, stress lavorativo o di relazione, trattamenti o cure fallimentari, le preoccupazioni familiari, la paura, l’ansia, le responsabilità, la fatica, i traumi fisici, le disfunzioni muscolari, articolari, altre patologie, altri dolori, movimenti esagerati, posture stressanti, tutte queste cose sono stimoli che possono facilitare e velocizzare lo strabordo.
                                                                                                                                                                                                                        Alcune studi scientifici, considerano l’attacco di emicrania/cefalea, come una “cura”, una “protezione” che lo stesso sistema nervoso mette in campo, per proteggersi! Quindi un reset, uno “svuotamento” per eliminare elementi di troppo,
fare spazio…per ripartire meglio.
Capire il Mal di testa è alla base di un percorso terapeutico efficace e per avere una qualità di vita migliore!

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

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Movimento e Allenamento

Movimento e Allenamento

Tutto il nostro corpo è progettato per muoversi.
Pensiamo al piede, organo straordinario che si adatta alle asperità del suolo per consentire la locomozione.
Pensiamo alla colonna vertebrale che con le sue vertebre assicura flessibilità e allo stesso tempo capacità di sopportare carico.
Pensiamo alla mano coi suoi movimenti fini che consentono la di prendere oggetti e di accarezzare delicatamente il volto di un bambino.

Tutto è stato progettato per muoversi e la forma del nostro corpo è plasmata dai movimenti che facciamo seguendo la regola che: “la forma è il risultato della funzione”

La forma è il risultato della funzione

Spieghiamo questo concetto partendo dall’inizio.

Quando il nascituro si trova nel grembo materno la posizione che assume è quella fetale. La colonna vertebrale presenta una unica curvatura con la parte concava rivolta in avanti (cifosi) come fosse una lettere “C”. Dopo la nascita il neonato non controlla in un primo momento la posizione del capo e, quando questo avviene, si forma a livello della colonna cervicale una nuova curva avente la concavità opposta (lordosi) a quella già presente.
Successivamente il bimbo acquisirà la posizione eretta per camminare e questo determinerà la formazione di una nuova curva a livello lombare (lordosi) che è il risultato della tensione di alcuni muscoli che uniscono l’anca alla colonna vertebrale.

La nostra colonna vertebrale presenta pertanto tre curvature: La cifosi dorsale, che è la prima a strutturarsi, la lordosi cervicale e quella lombare che sono frutto della funzione che la colonna deve assolvere.
Con questo semplice esempio abbiamo conferma che la forma è governata dalla funzione motoria. 

 

Com’è organizzato il movimento umano?

Ciò che sappiamo è che esistono delle aree della corteccia cerebrale (la parte più esterna del cervello dal caratteristico colore grigio) che sono responsabili del movimento.

Inizialmente pensavamo che in queste aree cerebrali ci fosse scritto il singolo muscolo ma ciò che abbiamo capito successivamente che nelle aree cerebrali ci sono scritte le funzioni.

 

Come interviene il fisioterapista

Il fisioterapista, infatti, nella scelta dell’esercizio terapeutico più idoneo da somministrare ad un paziente deve tenere conto di questo principio fornendo una serie di esercizi che possano riallenare le diverse funzioni del paziente. 

Ad esempio in un soggetto che ha sofferto di una qualche patologia alla spalla si possono dare esercizi volti ad indicare una direzione, seguendo semplicemente il profilo di un oggetto. Questo esercizio può essere eseguito con o senza un peso al fine di aumentare l’intensità dell’esercizio stesso. Oppure si possono dare esercizi finalizzati alla prensione di oggetti o al lancio di oggetti. 
Sebbene tutti questi esercizi coinvolgano gli stessi gruppi muscolari implicano, come già detto, schemi di attivazione differenti. 
La specificità dell’esercizio è un elemento estremamente importante sia per chi vuole allenarsi in maniera adeguata e, lo è ancor di più, quando si parla di recuperare una funzione momentaneamente persa.

Importante è considerare anche le possibili integrazioni che il movimento e l’allenamento oggi stanno avendo con varie tecnologie come ad esempio alcuni sistemi per la tecarterapia che stanno implementando interfacce dinamiche per l’utilizzo in allenamento.

L’era del mero rinforzo muscolare è terminata ed ha lasciato il posto all’esercizio funzionale.

Un esercizio che rende il recupero più specifico e quindi, che determina risultati più veloci.

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/terapie/movimento-e-allenamento/ 

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Emicrania e Cefalea Tensiva: rimedi e terapia manuale

Emicrania e Cefalea Tensiva: rimedi e terapia manuale

Le Cefalee primarie sono disordini neuro-funzionali senza una causa specifica come può accadere per una malattia o infezione. Per questo motivo si parla di eziopatogenesi multifattoriale perché numerosi fattori (fisici, psico-emotivi, ambientali, alimentari etc) concorrono alla loro insorgenza, alla loro espressione sintomatologica e al loro sviluppo e peggioramento nel tempo.

Sono stati identificati alcuni meccanismi disfunzionali precisi e comuni ad alcune forme, come la sensibilizzazione del sistema nervoso, cioè la sua ipersensibilità e ipereccitabilità a seguito dell’esposizione a fattori stressanti e provocativi.

Le forme più comuni sono:

  • la Cefalea Tensiva;
  • l’Emicrania.
  • le Cefalee Autonomiche Trigeminali (TACs) che comprendono la Cefalea a Grappolo, e altre forme primarie di cefalea.

La Terapia Manuale o Manipolativa Ortopedica o Osteopatica (OMT) è una terminologia specifica con cui si indicano trattamenti manuali ed esercizi specifici eseguiti da fisioterapisti o osteopati con una formazione universitaria specifica per trattare il dolore e le disabilità neuro-muscolo-scheletriche. Include tecniche valutative osservative e palpatorie, tecniche di mobilizzazione e manipolazione articolare e miofasciale – anche assistita da strumentazioni varie – ed esercizi correttivi specifici più allenamento riabilitativo.

Nonostante le difficoltà della ricerca scientifica, il numero di studi clinici relativi alla terapia manuale ed al trattamento di comorbidità muscolari nelle cefalee primarie continua a crescere, dimostrandone l’efficacia. Questo tipo di trattamenti che combinano varie tecniche manuali ed esercizi viene generalmente cercato a posteriori dai pazienti, oppure in alternativa o in complemento alle terapie farmacologiche.

I principali vantaggi della Terapia Manuale:

  • riduzione dell’uso di farmaci,
  • assenza di effetti avversi e controlaterali,
  • riduzione o eliminazione di sintomi a livello cervicale o temporomandibolare,
  • miglioramento della capacità di movimento e della coordinazione e tonicità neuro-muscolare.

Clinicamente la terapia manuale e gli esercizi riducono o eliminano tutte quelle fonti di dolore periferico (muscolare, fasciale, articolare, nervoso) e le relative disfunzioni di movimento che, in base al momento di vita della persona, possono funzionare come fattori stressanti, o irritanti (sensibilizzanti), o triggers (scatenanti) delle cefalee primarie.

Linee Guida e studi clinici

La letteratura scientifica internazionale è ormai popolata di studi, analisi e revisioni che avvalorano l’efficacia della terapia manuale, dell’esercizio terapeutico e di altre forme di trattamenti paralleli e alternativi alle strategie farmacologiche. Questi “nuovi approcci terapeutici” contribuiscono a ridurre il numero degli attacchi, la loro intensità e, quindi, a ridurre la disabilità nelle pazienti.

In sintesi, già 10 anni fa avevamo evidenze scientifiche buone sull’efficacia della terapia manuale soprattutto nel trattamento della cefalea tensiva, in particolare cronica. Di conseguenza, pazienti con tale diagnosi dovrebbero essere indirizzati o quantomeno invitati a considerare interventi di terapia manuale specializzata, in alternativa o complemento ai trattamenti farmacologici.

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.clinicadelmalditesta.com/2023/06/04/emicrania-e-cefalea-tensiva-rimedi-e-terapia-manuale/ 

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Mal di Schiena e Postura

Mal di Schiena e Postura

Sapevi che una postura può contribuire all’insorgere del mal di schiena? Le nostre attività quotidiane svolgono un ruolo chiave nella salute della nostra colonna vertebrale.

Sfortunatamente, questi tempi moderni non stanno facendo nulla per aiutare la nostra postura. Le ore trascorse alla scrivania, il tempo libero con la testa sepolta negli schermi e uno stile di vita inattivo possono compromettere la nostra salute e causare mal di schiena cronico.

La maggior parte delle volte, non pensiamo nemmeno alla nostra postura, a meno che non iniziamo a provare dolore. Essendo consapevole della tua postura, tuttavia, puoi effettivamente prevenire le condizioni dolorose della colonna vertebrale prima che si verifichino.

 

Postura corretta

La postura è il delicato equilibrio che le nostre ossa, i nostri muscoli e i nostri tessuti dovrebbero mantenere mentre ci alziamo, ci sediamo, ci muoviamo o ci sdraiamo. Una buona postura consente al corpo di rimanere allineato e previene l’affaticamento muscolare delle articolazioni.

In alcuni casi, le condizioni patologiche della colonna vertebrale sono causate da malattie o fattori genetici. Altre volte, la colpa è da imputare ad anni di cattiva postura e scelte di vita malsane.

Una buona postura è la chiave per mantenere il corpo sano e prevenire lesioni alla schiena. Una buona postura può aiutare a:

  • Diminuire lo stress sulla colonna vertebrale che porta al dolore cronico;
  • Ridurre l’usura delle articolazioni che altrimenti porterebbe ad artrosi;
  • Renderti più sicuro;
  • Prevenire l’affaticamento muscolare e gli squilibri muscolari;
  • Mantenere una colonna vertebrale sana e forte, prevenendo così condizioni come l’iperlordosi e la cifosi.

 

Postura scorretta

Di seguito troverai una breve guida su quali posture scorrette andrebbero evitate.

Postura da seduti

Uno dei più grandi errori che le persone commettono mentre sono seduti è quello di piegarsi, sia in avanti che all’indietro, aumentando la tensione sui muscoli.

Se svolgi un lavoro d’ufficio, o possiedi una sedia su cui ami rilassarti mentre guardi la televisione, assicurati che la sedia sia dell’altezza giusta. Assicurati che i piedi non penzolino e che i fianchi e le ginocchia poggino con un angolo di 90 gradi. Questa posizione riduce la flessione in avanti della colonna vertebrale, che potrebbe, altrimenti, contribuire all’uscita di un’ernia o alla degenerazione del disco.

Se lavori molto al computer, assicurati che il monitor sia posizionato all’altezza degli occhi. Se il monitor è troppo alto, il collo si estende verso l’alto, causando compressione sulle articolazioni cervicali e affaticamento muscolare. Al contrario, guardare un monitor troppo basso favorisce una posizione inclinata che può influire sul resto della colonna vertebrale.

 

Postura stando in piedi e camminando

Anche mantenere una buona postura in posizione eretta è importante. Molto spesso il modo in cui ci alziamo e camminiamo può causare affaticamento muscolare e compressione spinale.

Ad esempio, può capitare che alcune persone mettano più peso su una gamba. Questo può causare affaticamento muscolare nella parte bassa della schiena e nei glutei e può anche portare a condizioni come l’inclinazione pelvica anteriore.

Quando sei in piedi, assicurati di sostenere il peso del corpo con le punte dei piedi e con le ginocchia leggermente piegate. Inoltre, le spalle dovrebbero essere tirate all’indietro e lo stomaco in dentro. Mentre cammini, guarda dritto davanti a te per evitare di incurvare le spalle. Quando cammini, fai uno sforzo e cerca di atterrare sul tallone; quindi, sposta il peso delicatamente in avanti per spingere sulla parte anteriore del piede.

Anche il tipo di scarpe che utilizzi potrebbe causare mal di schiena cronico. I tacchi alti, ad esempio, sebbene consentano di stare più in alto, aumentano lo stress e l’affaticamento muscolare di schiena, fianchi, polpacci e ginocchia. I tacchi alti possono appiattire la parte bassa della colonna vertebrale e causare uno spostamento del collo e della colonna vertebrale toracica.

 

Postura da sdraiati

Anche ciò che fai mentre sei sdraiato può anche influenzare la colonna vertebrale. Dormire bene la notte è un ottimo modo per far riposare i muscoli tesi. Dormire in maniera errata potrebbe, invece, portare a un disagio ancora maggiore.

Se soffri di mal di schiena cronico un materasso rigido può fornire un sollievo significativo. Dormire sullo stomaco può aggravare eventuali problemi collegati al mal di schiena, prova a dormire su un fianco o sulla schiena. Molte persone riferiscono che mettere un cuscino tra le gambe mentre dormono su un fianco, o sotto le ginocchia mentre dormono sulla schiena, fornisce loro un ulteriore supporto.

 

Sintomi di una postura scorretta

Tra i sintomi di una postura scorretta troviamo:

Sintomi meno frequenti, ma possibili:

  • Gonfiore addominale;
  • Tachicardia, soprattutto nei soggetti molto emotivi

 

 Mal di schiena da postura rimedi

Il fisioterapista ha un ruolo estremamente importante nel trattamento del mal di schiena dovuto ad una postura errata.

Effettuerà prima una valutazione individuale e poi un piano di trattamento specifico per ogni persona e per ogni piano clinico.

Il piano di trattamento del mal di schiena, normalmente, prevede l’integrazione di:

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/mal-di-schiena-e-postura-cause-ed-esercizi/ 

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Paralisi di Bell: cos’è e rimedi

Paralisi di Bell: cos’è e rimedi

 

 

Un blocco improvviso della mimica del lato destro o sinistro del volto e con una ridotta capacità di movimento di questi tessuti. Sono queste le caratteristiche principale di chi viene colpito dalla paralisi di Bell, una condizione che al giorno d’oggi non si riesce a prevenire e non si cura con facilità.

La paralisi di Bell è una paralisi periferica del nervo facciale, che è il settimo degli undici nervi cranici, che colpisce soggetti adulti con maggiore prevalenza per il sesso maschile e quasi sempre in modo unilaterale. Solitamente si tratta di una paralisi periferica, poiché l’interessamento è distale rispetto al cervello.

 

 Quali sono i segni clinici di questa patologia?

I segni clinici della paralisi di Bell si sviluppano molto rapidamente, ed entro le 48 ore raggiungono il loro picco massimo che può variare da una lieve distorsione della mimica facciale a un vero e proprio distorsione del volto:

  • Fronte liscia
  • Bulbo oculare rivolto verso l’alto
  • Sensazione di intorpidimento e debolezza del lato colpito
  • Abbassamento della palpebra
  • Difficoltà e a volte impossibilità a chiudere l’occhio, questo causa una secchezza dell’occhio
  • Piega naso labiale piatta
  • Abbassamento della bocca (dal lato colpito)
  • Scialorrea: ampia produzione di saliva
  • Dolore locale, diffuso e difficile da localizzare. Comprende la regione dell’orecchio, della mascella e della mandibola.
  • Difficoltà a parlare
  • Difficoltà a mangiare e a bere
  • Alterazione del senso del gusto

 

La durata della patologia è molto soggettiva, oscilla dalle due settimane nei casi più fortunati fino ai 5 mesi per i più sfortunati. Ci sono alcuni casi in cui la paralisi può protrarsi anche oltre i 7 mesi.

 

Quali sono le cause della paralisi di Bell?

Ti sembrerà strano, eppure ad oggi non è stata ancora riconosciuta una causa ben precisa per questa patologia.

Quel che è certo è che spesso la paralisi di Bell è in concomitanza di un’infezione virale del Virus Herpes Simplex, il virus Herpes zoster (che provocano la varicella e il fuoco di Sant Antonio) e il virus Epstein-Barr, responsabile della mononucleosi, conosciuta anche come malattia del bacio.

Sono stati riconosciuti altri fattori di rischio che possono facilitare l’instaurarsi della paralisi di questo nervo come:

  • Stati influenzali;
  • Ipertensione;
  • Patologie infettive all’orecchio;
  • Patologie di Lyme;
  • Rosolia 
  • Farmaci
  • Idiopatica
  • Diabete
  • Neoplasie: come, ad esempio, il tumore della ghiandola parotide Sarcoidosi Traumi al cranio o al volto.

 

Fisioterapia: quali sono i rimedi per la paralisi di Bell?

La fisioterapia per la paralisi di Bell spesso avviene in concomitanza a una copertura farmacologica di antivirali o di corticosteroidi. Si ritiene che i corticosteroidi abbiano un ruolo fondamentale nel limitare la progressione della malattia se presi entro i primi due giorni dall’esordio.

Infatti se dovessi ritenere di essere affetto da questa condizione, recati prima possibile dal medico di base o al pronto soccorso, ogni ora che passa potrebbe risultare vitale per il tuo recupero. È molto importante garantire una protezione della cornea a causa dell’incompleta chiusura dell’occhio. Per questa ragione è indicato dal medico un utilizzo costante della lacrima artificiale, della soluzione fisiologica isotonica, di gocce di metilcellulosa e di creme specifiche che hanno lo scopo di igienizzare l’occhio e di mantenerlo lubrificato.

Soprattutto durante il sonno o nell’esposizione all’aria aperta, si consiglia di portare una benda, o un cerotto che copra l’occhio, riducendone notevolmente il rischio di irritazione o di infezione.

 

 

L’approccio Kabat 

Nonostante sia un metodo ideato a metà del secolo scorso dal medico neurologo americano Herman Kabat, è ancora oggi molto utilizzato dai fisioterapisti per il trattamento di questa condizione. L’idea di questo approccio fisioterapico è scaturita a seguito dello studio e dell’osservazione dei movimenti degli atleti, che fece giungere Kabat alla conclusione che il movimento volontario è il risultato di un lavoro sinergico di più muscoli secondo delle traiettorie spirali o diagonali rispetto all’asse del corpo. Pensa ad esempio al movimento che esegue un giocatore di golf mentre colpisce la palla, al tiro di un calciatore, o alla schiacciata di un giocatore di pallavolo: sono tutte movimento spiraliformi!

Questo approccio utilizza degli “schemi base”, che sono dei movimenti spirali e diagonali, dove al massimo allungamento muscolare segue il massimo accorciamento. In questo modo, con il costante aiuto manuale e verbale del fisioterapista, si riesce a riabilitare la corretta funzione e sinergia muscolare.

Questo razionale è molto utilizzato nel recupero del movimento dei muscoli interessati dalla paralisi del nervo facciale. Il fisioterapista mediante delle stimolazioni manuali, aiuta il paziente a recuperare la mobilità della parte del volto interessata.

Nelle prime fasi la metodica è applicata con il paziente supino sul lettino in modo che possa avere il massimo del rilassamento, mentre successivamente il paziente lavora da seduto e difronte ad uno specchio in modo che possa avere il massimo dei feedback riguardo l’esecuzione del movimento.

Non è un percorso breve, nelle condizioni di paralisi importanti sono necessari mesi di riabilitazione, che risultano essere indispensabili per consentire al paziente di recuperare il massimo della funzionalità.

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/testa/paralisi-di-bell/ 

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