Il movimento è vita!
Questa affermazione può sembrare una generalizzazione ma non è così.
Tutto il nostro corpo è stato progettato per muoversi e la forma del nostro corpo è plasmata dai movimenti che facciamo seguendo la regola che: “la forma è il risultato della funzione”.
La forma è il risultato della funzione
Spieghiamo questo concetto partendo dall’inizio.
Quando il nascituro si trova nel grembo materno la posizione che assume è quella fetale. La colonna vertebrale presenta una unica curvatura con la parte concava rivolta in avanti (cifosi) come fosse una lettera “C”. Dopo la nascita il neonato non controlla in un primo momento la posizione del capo e, quando questo avviene, si forma a livello della colonna cervicale una nuova curva avente la concavità opposta (lordosi) a quella già presente.
Successivamente il bimbo acquisirà la posizione eretta per camminare e questo determinerà la formazione di una nuova curva a livello lombare (lordosi) che è il risultato della tensione di alcuni muscoli che uniscono l’anca alla colonna vertebrale.
La nostra colonna vertebrale presenta pertanto tre curvature: La cifosi dorsale, che è la prima a strutturarsi, la lordosi cervicale e quella lombare che sono frutto della funzione che la colonna deve assolvere.
Com’è organizzato il movimento umano?
Esistono delle aree della corteccia cerebrale (la parte più esterna del cervello dal caratteristico colore grigio) che sono responsabili del movimento.
Inizialmente pensavamo che in queste aree cerebrali ci fosse scritto il singolo muscolo ma ciò che abbiamo capito successivamente che nelle aree cerebrali ci sono scritte le funzioni.
Come esempio possiamo osservare due movimenti simili che producono l’allungamento del braccio ovvero l’afferrare un oggetto o indicare una direzione.
Questi movimenti sono prodotti da attivazioni del cervello differenti.Questo perché nel nostro cervello ci sono scritte le funzioni piuttosto che i singoli movimenti e ciò ha un impatto significativo sulla scelta del corretto esercizio per la cura di una specifica problematica.
Il ruolo del fisioterapista
Il fisioterapista, infatti, nella scelta dell’esercizio terapeutico più idoneo da somministrare ad un paziente deve tenere conto di questo principio fornendo una serie di esercizi che possano riallenare le diverse funzioni del paziente.
La specificità dell’esercizio è un elemento estremamente importante sia per chi vuole allenarsi in maniera adeguata e, lo è ancor di più, quando si parla di recuperare una funzione momentaneamente persa.
Questi concetti volgono ovviamente per tutto il movimento umano. Il fisioterapista, da questo punto di vista deve:
- In prima analisi comprendere quale sia la funzione che è più importante recuperare e deve dare degli esercizi di movimento o allenamento terapeutici specifici per quella funzione piuttosto che limitarsi a rinforzare dei muscoli.
Per questa ragione, seguire un programma di esercizi di movimento o allenamento senza che ci sia stata una valutazione funzionale da parte del fisioterapista può essere inutile in quanto non è detto che si lavori sulla funzione ridotta dal processo patologico.
Importante è considerare anche le possibili integrazioni che il movimento e l’allenamento oggi stanno avendo con varie tecnologie come alcuni sistemi per la tecarterapia che stanno implementando interfacce dinamiche per l’utilizzo in allenamento.
L’era del mero rinforzo muscolare è terminata ed ha lasciato il posto all’esercizio funzionale.
Un esercizio che rende il recupero più specifico e quindi, che determina risultati più veloci.
Per saperne di più leggi l’articolo completo :
https://www.fisioterapiaitalia.com/terapie/movimento-e-allenamento/
NON E' SOLO QUELLO CHE FAI, MA CIO' CHE PENSI DI FARE CHE FA LA DIFFERENZA.
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